LX
Come i
Fiorentini ebbono per patti la città d'Arezzo e 'l suo contado.
Nel detto
anno, a dì VII di marzo MCCCXXXVI, si compié il trattato e accordo dal Comune
di Firenze a' signori Tarlati d'Arezzo in questo modo, ch'egli ebbono dal
Comune di Firenze fiorini XXVm d'oro per la dazione della terra e rinunziagione
della signoria di quella; e fiorini XIIIIm d'oro per la loro ragione e parte,
che' detti messere Piero e meser Tarlato aveano nel viscontado comperato per lo
vescovo d'Arezzo loro fratello da' conti Guidi, il quale, come dicemmo adietro,
s'era renduto prima al Comune di Firenze, e fiorini IIImDCCC d'oro n'ebbe per
patti Guido Alberti conte per la sua quarta parte del viscontado, e venderlo
colla solennità si convenne al Comune di Firenze; che·ffu al Comune di Firenze
uno nobile e bello aquisto, tutto fossero terre d'imperio. E oltre a·cciò il
comune d'Arezzo ebbe inpresto dal Comune di Firenze fiorini XVIIIm per pagare
le loro masnade a cavallo e a piè, ch'erano a pagare di presso a sei mesi; e
e·lli diedono con solenni sindachi d'accordo quasi di tutti gli Aretini
ch'erano inn Arezzo la signoria e guardia della città d'Arezzo e del contado al
Comune e popolo di Firenze per tempo e termine di X anni a venire con mero e
misto imperio, rimanendo a' Tarlati tutte loro posessioni e castella, e
lasciando i Tarlati ogni signoria, e rimanendo semprici cittadini d'Arezzo alla
guardia del Comune di Firenze, faccendoli i Fiorentini cittadini e popolani di
Firenze, e altri vantaggi per guardia di loro. E a dì X del detto marzo a ora
di nona i Fiorentini ebbono la posessione della città d'Arezzo per lo modo
diremo apresso. Che v'andarono a prenderla XII de' maggiori cittadini di
Firenze grandi e popolani con sindacato e pieno mandato, e i·lloro compagnia D
cavalieri in arme, e IIIm e più pedoni del Valdarno di sopra. A' quali gli
Aretini, uomini e donne, piccoli e grandi, con solenne processione e grande
allegrezza e buona voglia con rami d'ulivo in mano, gridando: “Pace, pace, e
viva il Comune e popolo di Firenze!”, vennono loro incontro presso a due
miglia. E giunti alla città con grande onore e magnificenza furono ricevuti per
meser Piero Saccone che·nn'era stato signore. Fu dato il gonfalone del popolo
d'Arezzo e·lle chiavi delle porti al sindaco del Comune di Firenze con nobile
diceria e grandi autorità, magnificando il popolo e Comune di Firenze. E poi i
detti XII nostri cittadini riformarono la città di podestà per patti, i primi
sei mesi meser Currado de' Panciatichi di Pistoia del lato guelfo, e gli altri
seguenti VI mesi meser Giovanni Panciatichi suo fratello. Dall'anno inanzi
dovieno esere podestà fiorentini alla lezione del Comune di Firenze; e per
simile modo rifermarono la città d'Arezzo di nuovi anziani cittadini d'Arezzo,
quelli che a·lloro piacque, Guelfi e Ghibellini. E capitano di guardia e
conservadore di pace fu Bonifazio de' Peruzzi grande popolano, il primo per
termine di VI mesi con XXV cavalieri e fanti; e poi per conseguente di sei in
sei mesi il detto uficio, uno popolano guelfo di Firenze alla elezione del
detto Comune di Firenze; e rifeciono popolo in Arezzo, e diedono i gonfaloni
delle compagnie del popolo. Ed ebbono gli Aretini per lo Comune di Firenze
perpetua pace, dimettendo e perdonando ogni ingiuria, interessi e danni ricevuti,
l'uno Comune dall'altro, rimettendo i Guelfi in Arezzo, e ogni altro uscito che
vi potesse tornare, cancellando ogni bando e levando ogni rapresaglia e divieto
dall'uno Comune all'altro, e singulari persone e·lloro seguaci. E poi a dì X
d'aprile vegnente mesere Piero Saccone venne in Firenze con certi de' suoi
consorti e altri buoni uomini d'Arezzo, con più di cento a cavallo. Da'
Fiorentini fu ricevuto onorevolemente come gran signore, e dimorò in Firenze VI
dì; e alla fine ricevuti più corredi da' priori, e dati continovo desinare e
cene a' cittadini, alla sua partita fece un corredo in Santa Croce molto
nobile, ov'ebbe M o più buoni cittadini alla prima mensa, con IIII messe di
pesce, molto onoratamente serviti da donzelli di Firenze, fornita tutta la
corte di capoletti franceschi molto nobili. E in questa stanza, a dì XVI
d'aprile, i marchesi del Monte Sante Marie co' castellani e col favore e
masnade di Perugini per tradimento presono il castello di Monterchi, salvo la
rocca, che v'era uno de' Tarlati. Per la qual cosa meser Piero e sua gente si
partì di Firenze sùbito; ma il capitano della guardia d'Arezzo, sanza attesa,
avuta la novella vi fece cavalcare CCCL cavalieri delle masnade di Firenze
ch'erano in Arezzo, con popolo assai di volontà colle 'nsegne del Comune di
Firenze, e venuti a Monterchi il dì di venerdì santo, trovarono i nimici
accampati di fuori del castello e parte dentro; più prieghi furono fatti a'
detti marchesi e a' castellani e a quelli conestaboli che v'erano per lo Comune
di Perugia, che per amore del Comune di Firenze si dovessono partire
e·llasciare il castello ch'era a·lloro guardia; dopo molte parole scusandosi
non facieno contro al Comune di Firenze, ma contro a' Tarlati loro nimici, e
dilaiando per parole, attendendo la cavalleria di Perugia, che venia al
soccorso, quelli che v'erano per lo Comune di Firenze ciò sentendo per loro
spie, assalirono il campo de' castellani e de' marchesi ch'erano schierati in
arme, e forte combattendo in poca d'ora gli sconfissono; e poi combattendo
entrarono nella terra, e per forza d'arme la raquistaro con gran danno di
castellani e di loro seguaci; e più sarebbe stato di morti, se non fosse la
divozione del dì ch'era. Di questo raquisto di Monterchi i Tarlati e tutti gli
Aretini si tennono molto contenti di Fiorentini, e presono di loro maggiore
confidanza. E poco apresso i Fiorentini ordinarono in Firenze XII consiglieri
popolani due per sesto di tre in tre mesi, con grande balìa co' priori insieme
a provedere al continuo sopra lo stato pacifico e guardia d'Arezzo. E di
presente per ciò seguire ordinarono e feciono cominciare e compiere uno grande
e forte castello al di sopra della piazza di Perci della città d'Arezzo, il
quale costò più di XIIm fiorini d'oro pagati per li Fiorentini; e ordinarvi II
castellani con C fanti alla guardia, e fornito tuttora per VI mesi di
vittuaglia e d'arme e di guernimento grandissimo; e al continuo si teneva in
Arezzo per li Fiorentini il meno CCC cavalieri di loro masnade alla guardia, e
più come bisognava. Di questo castello parte degli Aretini ne furono contenti,
spezialmente i Tarlati e' loro seguaci, per sicurtà di loro, che disposti loro
della signoria quasi tutto il popolo gli odiava, i Guelfi perch'erano loro
nimici, e i Ghibellini perch'erano mal contenti, perch'aveano data la terra; ma
al vero i più degli Aretini ne furono mal contenti. Ma poi vi feciono fare i
Fiorentini in Arezzo un altro piccolo castello sopra la porta del piano che va
a·lLaterino, per più sicura entrata, con corridoio di fuori grande tra 'l muro
e parapetto per li cavalieri, e·ssu per le mura per li pedoni per correre
dall'uno castello all'altro. In somma i Fiorentini misero inn-Arezzo in uno
anno tra di questo e di dono più di Cm fiorini d'oro, sanza quelli vi si
spesono poi, che·ffu un gran fatto, compensando la spesa di Lombardia
e·ll'altre spese che facea il Comune di Firenze e a mantenere la guerra al
continovo contro a·lLucca. Del detto aquisto della città d'Arezzo, tutto
costasse a' Fiorentini danari assai, n'agrandì e montò molto la magnificenza
del Comune di Firenze, e da lungi di gran fama per tutti i Cristiani, che 'l
sentirono, e d'apresso più onorati e dottati dalle comuni vicinanze. Il detto
aquisto, tutto fosse mediante costo di moneta, e industria di certi nostri cittadini
che 'l trattarono, che non ne valsono di peggio al modo usato di corrotti
cittadini; ma di certo, se non fosse stato la nobile e alta impresa di
Lombardia, e risistenza fatta contro a meser Mastino per lo Comune di Firenze e
quello di Vinegia, non venia fatto, che i signori Tarlati non vi sarebbono mai
aconsentiti; ma feciollo per la cagioni dette per non potere altro, perduta
ogni speranza di soccorso. E nota che più di LX anni era stata retta la città
d'Arezzo per parte ghibellina e imperiale, e quasi in guerra col Comune di
Firenze.
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