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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo terzo
    • Libro dodecimo
      • LXIV               Come la forza della lega cavalcarono sopra la città di Verona, e partirsene con poco onore.
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LXIV

 

           

Come la forza della lega cavalcarono sopra la città di Verona, e partirsene con poco onore.

           

Tornando a nostra materia della guerra da·nnoi a meser Mastino, com'era dato l'ordine della lega, esendo la nostra propia oste sopra la città di Lucca, come detto avemo, mesere Marsilio Rosso, uomo di gran senno e valore, si partì dall'oste da Bovolento a VIIII di giugno del detto anno con IImCCCC cavalieri di nostri e de' Viniziani, rimanendo al campo di Bovolento mesere Piero Rosso con MDC cavalieri e popolo assai; e andonne a Mantova meser Marsilio per cavalcare sopra Verona, e a XX del detto giugno vi giunse in Mantova messer Luchino Visconti di Melano cogli altri allegati di Lombardia, co' marchesi da Esti, e con quelli da Gonzago di Mantova, in somma co' nostri cavalieri e de' Viniziani più di IIIIm, onde fu fatto capitano generale mesere Luchino detto; e di presente cavalcarono fin presso alla città di Verona. E meser Carlo figliuolo del re Giovanni, ch'era alla lega nostra de' Lombardi contro a meser Mastino, venne di Chiarentana con suo sforzo. E in quelli giorni ebbe che·lli si arendero la città di Belluna e poi quella di Feltro, che·ssi tenieno per meser Mastino. Il tiranno mesere Mastino, veggendosi così accanato dalla forza della lega da tante parti, come disperato, ma però francamente, uscì di Verona con IIIm cavalieri e popolo grande, e richiese di battaglia meser Luchino e gli altri allegati. Mesere Luchino o per sua viltà, che così si disse, overo per tema di tradimento, overo che·ll'uno tiranno al tutto non vuole abattere l'altro, ma quale si fosse la cagione, veggendo che meser Mastino colle sue forze uscitoccampo per combattere, la notte a XXVII di giugno si sbarattò la nostra oste e della lega, e villanamente si dipartirono chi da una parte e chi da un'altra, onde messere Luchino fu molto spregiato. Messere Mastino avendo vinto quella punga prese vigore, e·llasciata fornita Verona, si partì con IImD cavalieri, e venne presso a Mantova a VII miglia sanza alcuno contasto. E poi sentendo che' Padovani tenieno trattato con mesere Piero Rosso perché meser Marsilio Rossolla sua cavalleria non potesse tornare al campo di Bovolento, subitamente si mosse il primo di luglio, e in due giorni fu posto in sul canale tra Bovolento e Chioggia, acciò che vettuaglia o altro fornimento non potesse venire da Vinegia né da Chioggia all'oste di Bovolento, e per impedire mesere Marsilio ch'era ivi presso colla sua gente e cavalleria a V miglia, e per la sùbita venuta di meser Mastino non potea andare più inanzi sanza grande pericolo di lui e di sua gente. E venia fatto a meser Mastino al tutto di rompere quella oste, se non fosse la provedenza di meser Piero Rosso ch'era all'oste a Bovolento, che sapiendo che meser Mastino era in parte ch'elli non potea aver acqua per la sua oste, se non di quella del canale, ordinò che tutta l'ordura dell'oste di Bovolento al continuo si gittasse nel canale; e oltre a·cciò in quella contrada ha molta erba, che·ssi chiama cicuta, donde del sugo si fa veleno; faceva cogliere a' ribaldi, e tagliare, e pestare, e gittare per lo canale; per la qual cosa l'acqua del canale veneacorrotta all'oste di mesere Mastino, che v'era presso a·ttre miglia, che uominibestie non ne potienoardivano di bere; e quale uomo o bestia ne beveano erano a pericolo di morte. Per la qual cosa convenne di nicissità che meser Mastino colla sua oste si levasse e partisse, e tornandosi a Verona a XIII di luglio. E il apresso messere Marsilio Rosso colla sua cavalleria passò e venne al campo di Bovolento. E nota, lettore, isvariate vicende e casi che·ffa la fortuna del secolo, spezialmente nelle guerre, che in pochi la guerra da·nnoi a meser Mastino fu inn-istretti partiti d'esere vinta e perduta per ciascuna parte, come fatto avemo menzione.

 




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