LXVI
Come morì
il valentre capitano messere Piero Rosso, e poco apresso messer Marsilio suo
fratello.
Pella perdita
di Padova e presura di mesere Alberto della Scala e de' suoi seguaci e
consiglieri molto abassò la potenza e·llo stato di meser Mastino e di suoi, e
così ne montò la grandezza de' Fiorentini e de' Viniziani e delli altri
collegati di Lombardia, e massimamente de' Rossi di Parma, avendo fatta sì alta
vendetta di meser Mastino e di messere Alberto della Scala, colla speranza
della loro vittoria e stato di raquistare la signoria della loro città di
Parma; e sarebbe loro venuto fatto assai tosto coll'aiuto e potenza di
Fiorentini e Viniziani e degli altri della lega. Ma·lla fortuna fallace delle
cose mondane le più volte dopo la grande allegrezza e vana filicità per lei
mostrata è tosto con uscimenti miseri e dolorosi; e così avenne molto poco
apresso, che tegnendosi per meser Mastino il forte e ben guernito castello di
Monselici, di presente avuta Padova, meser Piero vi cavalcò con grande oste
a·ccavallo e a piè, e a' borghi di sotto faccendo dare continovi e solleciti
assalti e battaglie da più parti, e quasi vinti per lui parte de' fossi e delli
steccati di quelli, aversi i borghi per forza di battaglia, meser Piero per
dare più vigore di combattere alle sue genti smontò da·ccavallo, e a piè con
più altri cavalieri, la quale capitaneria già non fu lodata, ma ripresa.
Combattendo meser Piero l'antiporto, lanciata gli fu una corta lancia manesca,
la quale il percosse alla giuntura delle corazze e ficcoglisi per lo fianco. Il
valente capitano però non ismagato si trasse il troncone del fianco, e gittossi
nel fosso di costa all'antiporto per passare alla terra, credendola avere
vinta. Per la qual cosa l'acqua gli entrò per la piaga, e quella incrudelita
per lo molto sangue perduto, il valentre e vertudioso duca spasimò, e per li
suoi tratto del fosso e portato per lo canale in burchio così fedito a Padova,
il quale passò di questa vita a dì VII d'agosto del detto anno MCCCXXXVII:
della cui morte fu grandissimo danno a tutta quanta la lega, imperò che egli
era il più sofficiente capitano e savio di guerra e prode di sua persona, che
nullo altro ch'a·ssuo tempo fosse non che in Lombardia, ma in tutta Italia. Fu
soppellito alla chiesa di San Francesco in Padova con grande corrotto, onorato
il corpo suo, come a grande signore si convenia; in Firenze e in Vinegia avuta
la novella se ne fece grande dolore. E poi fatto per sua anima l'esequio con
grande solennità, messer Marsilio suo fratello per soperchio affanno per lui
durato nell'aspre cavalcate, com'è detto adietro, innanzi che meser Piero fosse
morto, era caduto malato in Padova, e colla giunta del dolore della morte di
messer Piero s'accorò duramente l'animo, e come piacque a Dio, passò di questa
vita a dì XIIII del detto mese d'agosto, e fu sopellito in Padova di costa al
fratello a grande onore. Questo meser Marsilio era de' più savi e valorosi
cavalieri di Lombardia, e del migliore consiglio. E così in pochi dì quasi fu
annullata la casa de' Rossi di Parma, quand'erano per ricoverare loro stato.
Lasceremo alquanto de' fatti di Lombardia, e diremo d'altre novità che furono a
que' tempi.
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