LXXI
Della
morte del re Federigo di Cicilia, e di novità ne seguì all'isola.
Nel detto
anno, a dì XXIIII di giugno, morì di suo male don Federigo re, che tenea
l'isola di Cicilia: lasciò più figliuoli, ma il suo maggiore don Piero, cui
egli a·ssua vita avea coronato re, come in adietro in alcuna parte si fece
menzione, ed era quasi uno mentacatto; per la qual cosa dopo la morte del padre
molte mutazioni ebbe l'isola, che 'l conte Francesco di Ventimiglia, de'
maggiori baroni dell'isola, per soperchi ricevuti dal detto Federigo prendendo
parte contro a·llui per lo conte di Chiermonte suo cognato, si rubellò con
tutte le sue castella, e cercò trattato col re Ruberto di Puglia, di cui di
ragione era l'isola, e mandò a Napoli un suo figliuolo. Ma per suo poco senno,
overo peccato, affrettandosi troppo inanzi ch'avesse soccorso del Regno, male
glie n'avenne, che cavalcandogli adosso l'oste del re Piero, subitamente per
iscontrazzo presono due suoi figliuoli, e per simile modo egli in persona con
un altro suo figliuolo scontrandosi co' nimici, combattendo furono morti. E
così fu quasi distrutto quello lignaggio, e perderono tutte loro castella,
che·nn'avea assai e forti; ma però l'isola rimase in grande tribolazione e
sospetto, come inanzi faremo menzione. Lasceremo di ciò, e diremo alquanto
della guerra dal re di Francia e quello d'Inghilterra.
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