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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo terzo
    • Libro dodecimo
      • LXXIII               Come la città di Brescia si rubellò a mesere Mastino, e·ssi diede alla nostra lega e altre castella.
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LXXIII

 

           

Come la città di Brescia si rubellò a mesere Mastino, e·ssi diede alla nostra lega e altre castella.

           

Nel detto anno, all'entrante di settembre, s'arrendé alla nostra lega il castello di Mestri e quello delli Orci e quello di Canneto in bresciana. E poi a VIII d'ottobre per trattato della detta lega i Bresciani ch'erano sotto la tirannia di meser Mastino, e parea loro male stare, e veggendo che meser Mastino era molto abassato di suo stato e di podere, e perdute le dette castella, sì levarono la città a romore e rubellarono la parte detta la città vecchia di Brescia. In Brescia era per capitano per meser Mastino uno meser Bonetto con D cavalieri tedeschi, il quale si ridusse in parte della città nuova di verso Verona, e mandò per soccorso a meser Mastino. E' cittadini con ordine fatta in quello medesimo che' Bresciani levarono la città a romore, certi gentili uomini de' più possenti di Brescia, i quali erano cortesemente istadichi a Verona, subitamente se ne partirono per diverse vie, e vennono a Brescia. Per la qual cosa i Bresciani veggendosi a quello punto, e temendo la venuta della forza di meser Mastino, sì mandarono per la nostra gente della lega; e di presente vi giunsono da MD cavalieri, com'era ordinato, e fu data loro la porta di San Gianni, ed entrarono nella città. E di presente misono fuoco nella porta di San Giustino per assalire nella città nuova la gente di mesere Mastino. Messere Bonetto e sua gente veggendosi a pericolo, dubitando di non esere sopresi dalla forza della nostra cavalleria ch'era nella città, si partì di Brescia per porta Torre Alta e andossene a Verona. E poi quelli della lega colla volontà e procaccio de' Fiorentini ciechi, che·sse ne feciono capo, fu data la signoria di Brescia a meser Azzo Visconti signore di Milano, che·nn'era grande quistione tra' Lombardi, che ciascuno di quelli signori la voleva. E certo i Fiorentini l'aveano a procacciare a messere Azzo, per amore che con Castruccio ci fu a sconfiggere ad Altopascio, e poi alle porte di Firenze. Messer Mastino veggendosi perduta Padova e presovi il fratello, e poi Brescia e più altre terre ch'elli tenea, come per noi è fatta menzione, e fallitoli e venuto meno suo tesoro, isbigottì molto, e mandò suoi ambasciadori a Vinegia per trattato di meser Alberto che v'era prigione, del mese di dicembre; e cercarono co' Viniziani certo accordo sanza saputa dell'altra lega. Onde i Fiorentini e gli altri allegati presono grande sospetto. I Viniziani si scusaro che·cciò che facieno era a onore della lega, e però i Viniziani volieno e dimandavano tali patti e sì larghi, che meser Mastino no·lli volle oservare; e ricominciossi la guerra più aspra che prima, che apresso, all'entrante di marzo, la nostra gente cavalcaro sul veronese sanza trovare alcuno contasto, e passarono il fiume dell'Alice, e guastarono XVI grosse ville con gran danno del paese.

 




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