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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo terzo
    • Libro dodecimo
      • LXXIV               Di certe novità fatte in Firenze.
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LXXIV

 

           

Di certe novità fatte in Firenze.

           

Nel detto anno MCCCXXXVII, essendosi pacificati insieme la casa di Malatesti da Rimino, i Fiorentini elessono per loro capitano di guerra meser Malatesta il giovane, uomo assai valoroso, e venne in Firenze molto onorevolemente a XIII d'ottobre, tegnendo molto onorata vita, sanza prendere parte o setta alcuna nella città, o farsi bargello, però che·cci amava per comune; ma al suo tempo non si fece né ostecavalcata sopra Lucca, però ch'al continovo i Fiorentini stavano inn-isperanza d'averla per trattati, che' Viniziani tenieno d'accordo con meser Alberto e con meser Mastino; la quale riuscì vana speranza per la dislealtà e tradimento de' Viniziani, come per lo inanzi faremo menzione. In questo anno, a VIII di gennaio, meser Benedetto Maccaioni di Lanfranchi ribello di Pisa avendo segretamente soldati in Firenze CCC soldati a cavallo subitamente cavalcò in Maremma e di e di notte, che·lli dovea esere dato Castiglione della Pescaia, e fulli data una porta; ma·lla gente della terra subitamente furono alle difese, e cacciarline fuori. Della detta cavalcata si dolfono molto i Pisani de' Fiorentini, ed ebbono gran paura di perdere Castiglione o Piombino. Il vero fu ch'alcuno de' reggenti di Firenze seppono il detto trattato, e diedonvi aiuto e favore; ma i priori non ne sentirono niente; ma per tema di peggio i Pisani ne furono più cortesi contro a' Fiorentini, che prima tutto cercavano gavillazioni in Pisa contro a' nostri mercatanti per abattere la nostra franchigia per indirette soffisme. In questo tempo, a l'entrante di febraio, i Fiorentini ebbono in guardia dal vescovo d'Arezzo ch'era degli Ubertini, la forte rocca del suo castello di Civitella e Castiglione degli Ubertini in Valdarno e pacificaro il vescovo e' suoi co' Tarlati d'Arezzo per fortificamento della signoria presa per li Fiorentini della città d'Arezzo. E fecesi legge e decreto in Firenze a XIIII di marzo che nullo cittadino comperasse castello alcuno alle frontiere del distretto di Firenze. E·cciò si fece perché quelli della casa de' Bardi per loro grande potenzia e ricchezza avieno in que' tempi comperati il castello di Vernia e quello di Mangone da meser Benuccio Salimbeni da Siena, e quello del Pozzo da Decomano da' conti, dubitando il popolo di Firenze non montassono ellino e gli altri grandi in potenzia e superbia per abassare il popolo, come feciono apresso non gran tempo, come si farà menzione. In quelli giorni s'aprese il fuoco nel popolo di San Brocolo nella casa alta de' Riccomanni presso alla Badia, e arse tutta di mezzogiorno di sopra la volta, non potendo esere difesa. E dopo l'uficio di meser Malatesta, e lui partito, quelli che reggeano Firenze, feciono venire sotto titolo di capitano di guerra, overo per bargello, meser Iacopo Gabrielli d'Agobbio, il quale entrò in uficio in calen di febraio MCCCXXXVIII, e stette II anni con grande balìa; il quale per la sua asprezza fece in Firenze e nel contado di sconce cose e albitrare sanza ordine di ragione, onde nacquero novitadi sconce di città, come inanzi faremo menzione.

 




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