LXXIX
D'una
grande armata che il re Ruberto mandò sopra l'isola di Cicilia con poco
aquisto.
Nel detto
anno, sentendo il re Ruberto che·ll'isola di Cicilia era in mala disposizione
per lo nuovo re Pietro, e per la rubellazione del conte Francesco di
Ventimiglia e di suoi seguaci, ordinò una grande armata per passare in Cicilia;
e partissi la detta armata di Napoli a dì V di maggio con LXX tra galee e
uscieri, con MCC cavalieri, e di là arrivaro dì VII di maggio nella contrada di
Tremole, ed ebbono di presente tre castella d'ivi intorno, e puosonsi ad
assedio a Tremole. E poi a dì X di giugno si partì di Napoli la seconda armata
con maggior navilio, con gran gente di baroni del Regno e Provenzali, onde
furono capitani Carlo il duca di Durazzo nipote del re figliuolo di suo
fratello, messer Gianni, e 'l conte Novello di quelli dal Balzo; e puosonsi al
detto asedio di Tremole, ed ebbollo a patti all'uscita d'agosto, salvo la
rocca, dopo molte battaglie date e fracasso di difici, e arsono la terra tutta.
E rubellossi al re Piero il conte Ruggieri da Lentino con tutte le sue
castella, ch'era uno de' maggiori baroni dell'isola e di discendenti de'
principali baroni che rubellarono l'isola al re Carlo primo: e così si rivolge
il secolo. La detta armata per infermità si partì e tornaro a Napoli con poco
aquisto od onore; ch'essendo più di IImD cavalieri, potieno cavalcare tutta
l'isola sanza contasto, ed e' non si mossono mai da Tremole, onde infracidò
l'oste; e corrotta, ingenerò pestilenza d'infermità e di mortalità.
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