LXXXIII
Come i
Fiamminghi cacciaro il loro conte, e rubellarsi al re di Francia.
Essendo la
contea di Fiandra in grande bollimento per la guerra cominciata dal re di
Francia a·rre d'Inghilterra, e il duca di Brabante e gli altri allegati, che
parte di Fiaminghi sarebbono stati contenti di rubellarsi al conte di Fiandra e
al re di Francia, e parte ne tenieno col conte; per la qual cosa più discordie
ebbono col conte loro signore, perché tenea col re di Francia, e cacciarlo di
Fiandra alcuna volta alla cortese a modo di confini, e poi rimandavano per lui,
come popolo ch'era in bacillare e in non fermo stato. Alla fine si levò in
Guanto uno di vile mestiere, che facea e vendea il melichino, cioè cervogia
fatta con mele, ch'avea nome Giacopo d'Artivello, e fecesi mastro della Comuna
di Guanto. E questo fu l'anno MCCCXXXVII; e per suo bello parlare e franchezza
montò in brieve tempo in tanto stato e signoria col favore della Comune di
Guanto, che cacciò di Fiandra al tutto il conte e tutti i suoi seguaci, e così
di Guanto e di Bruggia e d'Ipro e delle altre ville di Fiandra ch'amavano il
conte; imperò che chiunque facea resistenza si partia di Guanto con VIm o più
della Comuna, e venia contro a que' cotali, a combatterli e cacciarli; e così
in poco tempo fu al tutto signore di Fiandra. Ben si disse di vero che 'l
vescovo di Niccola, ch'era in Brabante per lo re d'Inghilterra, col favore e
consiglio di Brabanzoni e con molti danari di quelli del re d'Inghilterra spesi
in Fiandra fece fare tutta quella rivoltura; onde poi apresso seguì grande
favore al re d'Inghilterra, come inanzi leggendo si troverrà.
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