LXXXVII
Come
l'oste del re di Francia e di quello d'Inghilterra s'affrontaro, e poi si
partiro da·ccampo sanza combattere.
Essendo i
detti II eserciti così di presso, ch'erano tanta gente, e cavalli, e somieri, e
carreggio, che·lla minore oste teneva più d'una e mezza lega, comprendendo
tutto il paese, lo re d'Inghilterra e' suoi allegati richiesono di battaglia il
re di Francia, però che·lla stanza non facea più per loro, perch'avieno guasto
e rubato tutto il paese, e·lla vittuaglia venia alla loro oste molto dalla
lunge e con iscorta, e in que' giorni valse il pane uno grosso tornese
d'argento in quella oste. Lo re di Francia accettò la battaglia, e prese il
gaggio; e 'l sabato, a dì XXIII d'ottobre MCCCXXXVIII, era la giornata. E
ciascuna oste s'armò e schierò. E·rre d'Inghilterra venne con sua gente
schierato nel luogo ordinato, e stette in sul campo infino a vespro. Il re di
Francia e sua oste s'armò, ma però non si mosse con sua gente del campo, ma con
inganno e maestria di guerra si credette vincere i nimici. E mandando a uno
passo di riviera, onde all'oste del re d'Inghilterra venia la vittuaglia, da
IIIm cavalieri e sergenti a piè e balestrieri assai per impedire il detto
passo. Ma il re d'Inghilterra e' suoi allegati prima s'erano di ciò proveduti,
e guernito il detto passo; ma veggendosi inn-istremo luogo per la vittuaglia,
e·cche il re di Francia non venia a battaglia, trombato e ritrombato, e poi si partirono
del campo schierati, e andarsene ad Avenes in Tiraccia, e poi a Mabrugam
inn-Analdo, e di là n'andarono a Borsella. E là fatto loro parlamento,
ordinarono d'essere colle loro forze tornati in Brabante a primo tempo. E
diedono congio a tutti gli Alamanni, i quali n'andarono tutti ricchi tra di
gaggi del re d'Inghilterra, e·lle ruberie fatte sopra i Franceschi. Lo re di
Francia si tornò sano e salvo, ma con poco onore, a Parigi. E per simile modo
diè congio alle sue genti, e che fossono tornati a primo tempo. Avemo fatto sì
lungo conto delle dette osti sanza battaglia, imperò che·ggià è lungo tempo non
si asembrò tanta baronia di presso per combattere, quanto fu quella: che·ssi
può dire di vero, che fosse il fiore e·lla forza della cavalleria di Cristiani.
E di certo fu grazia e opera di Dio, bene che si puose in viltà del re di
Francia e di Franceschi che battaglia non vi fu tra·lloro, né si spargesse
tanto sangue cristiano. E·llo re Ruberto suo zio infino da Napoli al continovo
per lettere e messaggi confortava il re di Francia che per lo migliore non si
mettesse alla battaglia con Bramanzoni, e Tedeschi, e Fiamminghi, gente
disperata e crudele, e per alcuno si disse che 'l re di Francia dubitò di
tradimento, e però non si mise a battaglia; ma quale si fosse, provide il
migliore e il più sicuro per lui. Lasceremo alquanto della guerra de' detti II
re, ch'assai tosto apresso ci converrà raccontare come feciono altressì grande
assembramento o maggiore, e torneremo a nostra matera a dire degli avenimenti e
fine della nostra guerra col Mastino, e dell'altre novità di Firenze e d'Italia
e d'altri paesi in questi tempi.
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