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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo terzo
    • Libro dodecimo
      • CXIV               Di grande mortalità e carestia che·ffu in Firenze e d'intorno, e d'una cometa ch'aparve.
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CXIV

 

           

Di grande mortalità e carestia che·ffu in Firenze e d'intorno, e d'una cometa ch'aparve.

           

In detto anno MCCCXL, all'uscita di marzo, aparve inn-aria una stella cometa in verso levante nel fine del segno del Virgo e cominciamento della Libra, i quali sono segni umani, e mostrano i beni sopra i corpi umani di grande ditreazione e morte, come diremo apresso; e durò la detta commeta pochi mali, ma assai ne seguiro di male significazioni sopra le genti, e spezialmente alla nostra città di Firenze. Che incontanente cominciò grande mortalità, che quale si ponea malato, quasi nullo ne scampava; e morinne più che il sesto di cittadini pure de' migliori e più cari, maschi e femmine, che non rimase famiglia ch'alcuno non ne morisse, e dove due o·ttre e più; e durò quella pestilenza infino al verno vegnente. E più di XVm corpi tra maschi e femmine e fanciulli se ne sepellirono pure nella città, onde la città era tutta piena di pianto e di dolore, e non si intendea apena ad altro, ch'a sopellire morti. E però si fece ordine che come il morto fosse recato alla chiesa la gente si partisse; che prima stavan tanto che si facea l'asequio, e a tali la predica con solenni ufici a' maggiorenti; e ordinossi che non andasse banditore per morti. In contado non fu sì grande la mortalità, ma pure ne morirono assai. Con essa pistolenza seguì la fame e il caro, agiunta a quello dell'anno passato; che con tutto lo scemo di morti valse lo staio del grano più di soldi XXX, e più sarebbe assai valuto, se non che 'l Comune ne fece provedenza di farne venire di pelago. Ancora aparì un altro nuovo segno; che a XVI di maggio del detto anno, di mezzogiorno, cadde in Firenze e d'intorno una gragnuola grossa e spessa, che coperse le tettora, le terrelle vie, alta come grande neve, e guastò quasi tutti i frutti. Per questa mortalità, a XVIII di giugno, per consiglio del vescovo e di riligiosi si fece in Firenze generale processione, ove furono quasi tutti i cittadini sani maschi e femmine col corpo di Cristo ch'è a Santo Ambruogio, e con esso s'andò per tutta la terra infino a ora di nona, con più di CL torchi accesi. E poi apresso agiunsono di mali segni, che·lla mattina di san Giovanni essendo uno grande e ricco cero in su uno carroccio fatto per li signori della moneta per offerere a san Giovanni, si stravolse sprovedutamente con tutto il carro, e cadde in su' gradi della porta de' priori, e tutto si spezzò; e bene fu segno dovea cadere la moneta de' Fiorentini e rompere quelli che·lla guidavano, come seguì apresso poco tempo con gran danno de' Fiorentini. Quella mattina in San Giovanni cadde uno palchetto, che v'era fatto di costa dal coro, dov'erano su tutti i cantori cherici ch'uficiavano, e molti se ne magagnaro delle persone. E poi s'agiunse male sopra male, che a XX di luglio apresso la notte seguente s'aprese uno gran fuoco in Parione, e valicò nella gran ruga da San Brancazio, ove si facea l'arte della lana, insino presso alla chiesa, ove arsono XLIIII case con gran danno di mercatantie, panni e lane, e maserizie, e di case e palazzi. I Fiorentini isbigottiti e impauriti per li detti segni e dannill'artille mercatantie non istettono mai peggio per guadagnare; quelli che reggeano il Comune, per conforto di riligiosi per mostrare alcuna piatà, ordinarono che·ssi traessono certi sbanditi di bando, pagando al Comune certa gabella, e che' beni de' rubelli ch'erano in Comune fossono renduti alle vedove e a' pupilli, a·ccui succedeano; ma non fu perfetta la grazia e misericordia, che dovesse piaceredDio, però che·ssi dovea ristituire il prezzo che in prima li avieno per ordini fatti ricomperare dal Comune alle dette vedove e popilli, e non si fece; onde non ristettono a tanto le nostre pestilenze, che per le nostre peccata ne seguirono assai apresso, come inanzi leggendo si troverranno, che avenne poi in più casi che i vivi ebbono astio de' morti per le soperchie tribolazioni occorse alla nostra città. Lasceremo alquanto de' fatti di Firenze, e diremo d'altre novità d'intorno, tornando assai tosto a seguire dell'aversità ch'avennono alla nostra città di Firenze

 




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