CXIX
Chi furono
i congiurati che furono condannati.
Partiti i
detti congiurati, il dì apresso si tenne consiglio come si dovesse procedere
contro a·lloro; per lo migliore del Comune si prese di non fare grande fascio,
però ch'a troppi cittadini sarebbe toccato, che sentiro la detta congiura
e·ss'aparecchiarono con arme e cavalli, ma non si mostrarono; ma solamente si
procedesse contro a quelli caporali che si mostraro e furono in arme, i quali furono
citati e richesti; e non comparendo subitamente furono condannati nell'avere e
nelle persone, siccome ribelli e traditori del loro Comune. I quali furono la
prima volta l'infrascritti: messere Piero di meser Gualterotto de' Bardi e
Bindo e Aghinolfo suoi fratelli, Andrea e Gualterotto di Filippozzo e Francesco
loro nipote, messer Piero di Ciapi suo nipote, messer Gerozzo di meser Cecchino
e meser Iacopo di meser Guido, mesere Simone di Gerozzo, ma non v'ebbe colpa di
certo; Simone e Cipriano di Geri, e Bindo di Benghi, tutti della casa de'
Bardi; messer Iacopo priore di Sa·Iacopo, messer Albano, messer Agnolo
Giramonte e Lapo suoi nipoti, messer Bardo Lamberti, Niccolò e Frescobaldo di
Guido, Giovanni e Bartolo di mesere Fresco, Iacopo di Bindo e Geri di
Bonaguida, Mangeri di meser Lapo, tutti di Frescobaldi; e Andrea Ubertelli,
Giovanni di Nerli, ser Tomagno degli Angiolieri, capellano del detto priore,
Salvestrino e Ruberto di Rossi, più de' suoi consorti che vi tenieno mano, non
si mostrarono; di qua dall'Arno non si mostrò alcuno. I loro palazzi e beni in
città e in contado a·ffurore furono disfatti e guasti. E ordinossi con tutte le
terre vicine guelfe e quelli della lega di Lombardia che non ritenessono i
detti nuovi ribelli. E di ciò feciono il peggiore, per la qual cosa i detti
n'andaro i più a Pisa, e il priore a corte di papa a procurare quanto poterono
in detto e in fatto contro al Comune di Firenze. Per la detta diliberazione
della nostra città per lo Comune a dì XXVI di novembre si fece una grande
processione e offerta a San Giovanni per tutte l'arti, e s'ordinò ch'ogni anno
per l'Ognisanti si facesse; e ordinossi di trarne di bando gli sbanditi per
certa gabella per fortificare il popolo; che·ffu gran male a recare in città
molti rei uomini e mafattori. Ma altro rimedio ci voleva per apaciare Iddio,
a·llui la gratitudine e tra' prossimi cittadini la carità, ma ad altro
s'intese; e ordinossi che ogni popolano che potesse fosse armato di corazze e
barbute alla fiamminga, e impuosone VIm, e molte balestra per fortificare il
popolo. E del mese di gennaio seguente il Comune comperò Mangone da meser
Andrea de' Bardi VIImDCC fiorini d'oro, scontandone MDCC che 'l Comune v'avea
spesi inn-acconcime inanzi si rendesse a messere Benuccio Salimbeni marito della
detta contessa da Mangone. E il castello di Vernia s'arrendé al Comune di
Firenze pagandone a meser Piero de' Bardi, che v'era dentro asediato, fiorini
IIIImDCCCLX d'oro. E fecesi dicreto per lo Comune che nullo cittadino potesse
aquistare o tenere castello di fuori di nostro contado e distretto di lungi il
meno per venti miglia. E del detto mese di gennaio furono condannati VIIII di
conti Guidi ch'avieno tenuta mano alla sopradetta congiura; e furo quasi tutti
i loro caporali, salvo il conte Simone e Guido suo nipote da Battifolle che non
assentiro alla detta congiura. Di ciò furono ripresi molto da' savi quelli che
governavano la città, di condannare i nostri possenti vicini i conti Guidi, a
recarline a scoperti nimici di quello peccato che non condannaro i nostri
cittadini ch'erano colpevoli, come co·loro alla detta congiura; bene
s'aparecchiarono in arme co·lloro fedeli per venire a Firenze. E poi più d'un
anno apresso fu scoperto un altro trattato co' detti nuovi ribelli, onde fu
preso Schiatta de' Frescobaldi, e tagliatogli il capo, e condannati Paniccia di
Bernardo, e Iacopo di Frescobaldi, e Biordo di meser Vieri, e Giovanni Ricchi
de' Bardi, e Antonio degli Adimari, e Bindo di Pazzi, tutti come ribelli.
Lasceremo alquanto de' nostri fatti di Firenze, ch'assai ce n'è convenuto dire
a questa volta, faccendo incidenzia per dire alquanto d'altre novità istate in
questi tempi per l'universo; ma tosto vi torneremo a dire, ch'assai ci cresce
materia a' nostri fatti.
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