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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo terzo
    • Libro dodecimo
      • CXXVII               Come mesere Azzo da Coreggia rubellò e tolse Parma a meser Mastino.
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CXXVII

 

           

Come mesere Azzo da Coreggia rubellò e tolse Parma a meser Mastino.

           

Nel detto anno, tornando da Napoli dal re Ruberto mesere Azzo da Coreggia di Parma, avendo trattato col re e colli ambasciadori di meser Luchino ch'erano a Napoli lega e compagnia, e di rubellare Parma a meser Mastino. Valicò per Firenze chiusamente, e poi ristette alla Scarperia in Mugello per VIII , tenendo trattato e ragionamento con certi nostri cittadini reggenti di torre e rubellare la città di Parma a meser Mastino suo nipote e benefattore per esserne al tutto signore; che meser Mastino l'avea tolta a' Rossi e a Gran Quirico, e rimessi que' da Coreggia suoi zii in Parma, tutto ne volesse esere signore e sovrano. I Fiorentini intesono al trattato e favorallo, isperando come Parma fosse tolta a meser Mastino di potere avere agevolmente la città di Lucca; il detto meser Azzo ci tradì poi, come si vedrà pe' suoi processi. E com'elli fu in Lombardia diè compimento all'opera coll'aiuto di quelli da Gonzago signori di Mantova e di Reggio, e fatti nimici di quelli della Scala. E a XXII di maggio datali l'entrata di Parma da quelli di sua parte dentro, corse la terra, e con tradimento ne cacciò la gente di meser Mastino che di lui non si prendieno guardia, e fecesene signore. Per la qual mutazione di Parma si può dire fosse assediata la città di Lucca e quasi perduta per meser Mastino, che no·lla potea fornire sanza grande costo; onde i Fiorentini si mostrarono molti allegri; ma non sapeano il futuro che·nne dovea loro avenire. Messere Mastino veggendosi tolta Parma, la quale a·llui era la chiave e porta di potere entrare a sua posta in Toscana, e per quella forma mantenea la città di Lucca, veggendo che no·lla potea tenere sanza suo gran costo e pericolo, incontanente con savia e sagace pratica cercò di venderla e co' Pisani e co' Fiorentini, che a gara ciascuno ne volea esere signore, e con ciascuno tenea trattato. I Pisani per paura di non volere i Fiorentini vicini, e così di presso e colla forza di Lucca, temieno di loro stato, e cercarono in prima di torla a mezzo co' Fiorentini; ma tutto era con frode e con vizio Pisanoro. Ancora sentendo questa cerca meser Luchino Visconti signore di Melano, che·ssi facea nimico di meser Mastino, proferse a' Fiorentini, se·lla città di Lucca volessono asediare e torla a meser Mastino, di darne aiuto all'asedio M de' suoi cavalieri fermi, e volerne da·lloro certa somma di moneta; ed era il meglioffarlo per vendicarsi del tradimento del Mastino; e venia tosto fatto con poco affanno e spesa, a comparazione di quello ne seguì poi. Ma i Fiorentini, non fidandosi dell'antico nimico, non vi si vollono accordare, overo nol promisse il divino distino overo providenza. Ma i Fiorentini come grandillarghi e sicuri mercatanti, e migliori d'altre mercatantie che di guerra, vollono fare a·lloro senno, e i Pisani il somigliante; onde fu e seguì molto male per l'uno Comune e per l'altro, ma più per li Fiorentini in questo anno medesimo e apresso, come assai tosto faremo menzione, spedite, prima di raccontare altre novità state d'intorno in questo tempo.

 




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