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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo terzo
    • Libro dodecimo
      • CXXX               Come i Fiorentini patteggiarono di comperare Lucca da meser Mastino, e mandaro però loro stadichi a Ferrara.
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CXXX

 

           

Come i Fiorentini patteggiarono di comperare Lucca da meser Mastino, e mandaro però loro stadichi a Ferrara.

           

Tornando a nostra matera, mi conviene raccontare della folle impresa fatta per lo nostro Comune di Firenze della città di Lucca, come cominciammo a narrare nella fine del terzo capitolo iscritto adietro. Avendo i caporali rettori di Firenze a mano il trattato con meser Mastino della Scala di comperare da·llui la città di Lucca e 'l suo distretto, ch'elli tenea libera e spedita, la quale, come dicemmo adietro, tenea bargagno co' Pisani e col nostro Comune di darlacchi più glie ne desse, si criò in Firenze, del mese di luglio MCCCXLI, uno uficio di XX cittadini popolani a seguire il detto trattato con piena balìa di ciò fare, e di fare venire danari in Comune per ogni via e modo ch'a·lloro paresse, e fare guerra, e oste, e pace, e lega, e compagnia, come e con cui a·lloro piacesse, per termine di loro uficio d'uno anno, non possendo essere asindacati di cosa che facessono. La qual cosa fu confusione e pericolo del nostro Comune, come si mosterrà apresso per loro processi. I nomi de' quali non ligisterremo in questo, però che non sono degni di memoria di loro virtù o buone operazioni per lo nostro Comune, ma del contrario, come inanzi per le loro operazioni si potrà vedere, acciò che' nostri successori si guardino di dare le sformate balìe a' nostri cittadini per lunghi tempi. Le quali per isperienza si manifesta per antico e per novello essere la morte e abassamento del nostro Comune, però che nulla fe' o carità era rimasa ne' cittadini, e spezialmente ne' reggenti, a conservare la republica; ma ciascuno alla sua singularità o di suoi amici per diversi studi o modi. E però cominciò ad andare al dichino il nostro Comune al modo di Romani, quando intesono alle loro singularitàllasciarono il bene comune. E non sanza cagione, quando de' maggiori e de' più possenti popolani di Firenze diputati al detto uficio ne furono capo ed esecutori. Bene ve n'ebbe alcuni tra·lloro innocenti, secondo si disse. Confermato il detto uficio per consigli, incontanente seguiro il trattato con meser Mastino, e per ingannare i Pisani overo noi medesimi, li si promisono e fermaro co' suoi procuratori di dare CCLm di fiorini d'oro in certe paghe; avendo il nostro Comune debito a dare a' cittadini per la guerra del Mastino più di CCCCm di fiorini d'oro; e potendola avere Lucca da' Tedeschi dal Cerruglio l'anno MCCCXXVIIII, come dicemmo adietro, per LXXXm di fiorini d'oro, che·ffu savia provedenza, overo molto folle per lo nostro Comune; e più ancora, essendo in quistione e in bargagno co' Pisani, e quasi come tutta guasta e assediata. E per osservare i patti a mesere Mastino a VIIII d'agosto del detto anno mandarono a Ferrara sotto la guardia de' marchesi, siccome amici e mediatori dal nostro Comune, a meser Mastino L stadichi: II de' detti XX in persona, e XVIII figliuoli o fratelli o nipoti degli altri XX, e XXX altri cittadini; de' quali L stadichi v'ebbe VII cavalieri e X donzelli delle maggiori case di Firenze, e gli altri di maggiori e più ricchi popolani e mercatanti della nostra città. E noi autore di questa opera, tutto ch'a·nnoi non si confacesse e fosse contra nostra volontà, fummo del detto collegio e numero per lo sesto di porta San Piero, e istemmo in Ferrara due mesi e mezzo con più di CL cavalli al continovo, e ciascuno con famigliari vestiti d'assise, con grandi e onorate spese, sperando d'avere gran vittoria della detta impresa, e ricevendo grande onore da' signori marchesi di conviti al continuo. E meser Mastino vi mandò uno suo figliuolo bastardo con LX stadichi gentili uomini di Verona e di Vincenza e del suo distretto, o loro figliuoli. Ma non comparivano in Ferrara apo i Fiorentini d'assai di nobiltà e d'orrevolezza. I detti XX, fatta la detta impresa, feciono al continovo molte disordinate spese, gravezze a' singulari cittadini di prestanze e d'imposte per essere forniti di moneta; veggendosi venire in aspra guerra co' Pisani per la detta compera di Lucca, e' soldarono di nuovo gente da cavallo e da piè d'arme in grande quantità; e spendieno ogni mese più di XXXm fiorini d'oro. E richiesono d'aiuto i vicinilli amici. E nota, lettore, se meser Mastino seppe fare savia e alta vendetta della guerra e ingiuria ricevuta da' Fiorentini per lo suo tenere di Lucca, vendendola loro per ingordo pregio, sì fatta medesima azione di Lucca assediata, e con aspra guerra co' Pisani e cogli altri loro vicini e co' Lombardi suoi nimici, come apresso faremo menzione, tornando alquanto adietro.

 




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