CXXXIV
Come
l'oste de' Fiorentini fu sconfitta a Lucca da quella di Pisani.
Istando la
detta nostra oste in sul colle delle Donne e in su quello di Grignano, più scaramucci
ebbono la nostra gente con quella de' nimici, ch'erano in San Gromigno e in San
Gennaio, quando a danno dell'una parte e quando dell'altra; e fornendo Lucca
del continovo di moneta, ch'altro non bisognava loro, però che per danari i
Tedeschi dell'oste de' Pisani di dì e di notte fornivano Lucca di ciò che
bisognava. Ma·lla 'ngannevole fortuna, ma più la mala provedenza dell'uficio
de' XX e del loro consiglio di reggenti ch'erano in Firenze, e che a ciascuno
per loro ambizione parea essere il buono, mesere Alardo di Valleri, o il conte
Guido da Montefeltro mastri di guerra, si diliberaro che·lla detta nostra oste
iscendesse al piano verso Lucca, e fossero alla battaglia co' Pisani. E questo
mandaro, aspramente comandando a' capitani dell'oste. E questo fu il quinto
fallo, e sanza rimedio, che Lucca era fornita ancora per più di VIII mesi; e
ciò sapieno di certo, e tutto dì si fornia per lo modo detto; che stando a bada
co' Pisani e fermi, gli straccavano e consumavano di spese in poco di tempo. E di
vero si seppe che, 'ndugiandosi pure XV dì, meser Giovanni Visconti si partia
con tutta la cavalleria del capitano di Milano, perché i Pisani non gli
oservavano i patti promessi; e·cciò disse poi in Firenze, quando vi fu
prigione, palesemente. L'altro gran fallo, ma pazzia, fu andare a combattere a
posta e vantaggio del nimico, ch'erano dentro alla fortezza del fosso e
steccati di loro campo, e poteno prendere e lasciare la battaglia, e
rinfrescarsi a·lloro posta e vantaggio; e oltre a·cciò e' nonn-erano meno ma
più gente di nostri a·ccavallo e a piè; ma al fallo della guerra segue
incontanente la disciplina. I capitani dell'oste ubidendo il comandamento da
Firenze, overo per le nostre peccata pulire, il distino di Dio li vi condusse.
Il dì di calen di ottobre iscesono al piano di Lucca, e accamparsi la notte al
luogo detto la Ghiaia e greto di Serchio, presso al campo di nimici a meno
d'uno miglio, e·ll'una parte e·ll'altra feciono la spianata; e que' del campo
di Pisa abattero verso la spianata una parte dello steccato, e richiesono la
battaglia, e' nostri l'accettarono lietamente per lo giorno apresso. E così
martedì, a dì II d'ottobre del detto anno MCCCXLI, le due osti s'affrontaro. I
nostri ch'erano rimasi IImDCCC cavalieri e popolo grandissimo feciono due
schiere, l'una di MCC cavalieri per feditori, la qual conducea il nostro
capitano messer Maffeo con quelli Fiorentini che v'erano, con iscelta delle
migliori masnade ch'avessono e co' Sanesi, che più donzelli delle case di Siena
guelfe si feciono il dì cavalieri, e portarsi francamente. E in quella schiera
fu mesere Ghiberto da Fogliano, e Frignano da Sesso, e uno conte d'Alamagna, e
meser Bonetto tedesco colla gente di meser Mastino, che in quella giornata
cogli altri feditori insieme feciono maraviglie d'arme, essendo fasciati di
costa con più di IIIm balestrieri. La schiera grossa con tutta l'altra
cavalleria e popolo e colla salmeria caricata che·ffu follia, guidavano gli
altri capitani. E messere Gian della Vallina borgognone avea la 'nsegna reale, che
per bontà de' nostri cittadini nullo la richiese di portare. I Pisani, ch'erano
da IIIm cavalieri, feciono III schiere; l'una di feditori da DCCC cavalieri, la
quale conducea... fasciata con molti balestrieri genovesi e pisani,
che·nn'avieno più di noi e migliori. L'altra grossa schiera co' cavalieri del
signore di Milano guidava meser Giovanni Visconti colla insegna della vipera.
Un'altra schiera di CCCC cavalieri riposta adietro presso alla bocca de' loro
steccati e a quella guardia, perché li nostri di Lucca ch'erano usciti della
città non assalissono il campo. Quella terza schiera di Pisani guidava meser
Ciupo delli Scolari, che 'l dì si fece cavaliere, e meser Francesco Castracane.
Fatte le dette schiere delle due osti, s'affrontaro insieme in sull'ora della
terza; e prima i feditori dall'una parte e dall'altra. La battaglia fu aspra e
forte, però che da ciascuna parte di feditori era il fiore della cavalleria
dell'oste; e per la forte percossa di feditori di Pisani, tutto fossono meno
gente di nostri, feciono assai rinpignere adietro la nostra schiera de'
feditori; ma poco apresso i feditori di Pisani furono rotti e sconfitti; e
fuggendo parte si tornarono dentro alli steccati e parte alla loro schiera
grossa. I nostri feditori avendo avuta la vittoria de' feditori di Pisani,
francamente asaliro la loro schiera grossa; e quella fu una ritenuta e aspra
battaglia, e durò infino dopo nona, e gran mortalità v'ebbe di cavalli, e
abattuta di cavalieri per li molti balestrieri dell'una parte e dell'altra, e fu
abattuta la 'nsegna di meser Luchino, e preso messer Giovanni Visconti capitano
della sua gente, e Arrigo di Castruccio, e messer Bardo Frescobaldi, e più di
migliori Pisani da cavallo e d'altri nostri usciti, e quasi rotta e sbarattata
la detta schiera, con tutto rilevassono un'altra insegna della vipera di
Melano, parte di loro si rannodaro colla schiera di meser Ciupo delli Scolari
che stava ferma. E con tutto che' nostri feditori combattessono e cacciassono i
nimici, la nostra ischiera grossa non si mosse né pinse inanzi a favorare i
nostri feditori, che·ffu gran fallo e mala capitaneria; ma dissesi fu per
difetto di meser Gianni della Vallina, ch'avea la 'nsegna reale, che non volle
andare contro alla 'nsegna di meser Luchino per saramento fatto essendo suo
prigione in Lombardia. Ma maggior fallo fu de' nostri rettori a darli la
'nsegna reale, e che sì grande oste non capitanaro di sofficienti duci, e non
vi furono di nobili cittadini a·ccui ne calesse. I nostri della prima schiera
credendosi avere la vittoria, si partiro di qua e di là seguendo prigioni.
Dissesi che mesere Ciupo delli Scolari, che stava colla schiera disparte a
vedere le contenenze della battaglia, e raccogliendo a·ssua schiera que' che
fuggivano, usò una maestria di guerra, che mandò più ribaldi alla nostra
schiera grossa e tra·lla nostra salmeria, gridando e dando boce che' nostri
feditori erano sconfitti; onde la salmeria si cominciò tutta a partire. Quelli
della nostra grossa schiera, ch'erano di lungi, ov'era la battaglia e caccia
per uno terzo di miglio, tra per la detta falsa voce, e veggendo i nostri
sciolti di schiera alla caccia de' nimici e mischiati tra·lloro, e veggendo
fuggire la salmeria, e·lla schiera di meser Ciupo ferma e cresciuta colle
'nsegne levate, credettono a·ccerto che' nostri fossono rotti, e sanza rotta o
caccia di nimici si ruppono tra·lloro e missonsi in fuga; e simile i pedoni.
Messer Ciupo colla sua riposata schiera veggendo in fuga la nostra schiera
grossa, percosse a' nostri feditori stati prima a due battaglie vincitori,
ch'erano sparti e ricogliendo prigioni sanza ordine o ritegno alcuno, fedirono
tra·lloro, e ruppogli e sconfissolli di presente, e ricoveraro i loro prigioni,
salvo messere Giovanni Visconti, ch'era menato alla schiera grossa, e più altri
barattati, che·ssi ricomperaro poi da quelli che·lli avieno presi, sanza
rassegnarli al Comune. In questa battaglia non moriro di nostri oltre a CCC
uomini tra cavallo e a piè, e niuno uomo di nome salvo Frignano da Sesso, e
certi conestaboli di meser Mastino e di marchesi, ch'alla battaglia si portaro
valentremente. Cavalli vi moriro più di IIm tra dall'una parte e dall'altra per
le molte balestre e per lo modo della battaglia, che·ffu quasi com'uno
torniamento con più riprese. Prigioni non vi rimasono de' nostri che da DCCC a
M tra a cavallo e a piè, però che·lla nostra schiera grossa si partì salva per
lo modo detto, e ricoveraro in Pescia, e' nimici non seguiro caccia, e molti
de' nostri si fuggiro in Lucca; e meser Tarlato d'Arezzo fu di quelli. Questi
furono i prigioni di rinomea di nostri che vi rimasono: cittadini, messer
Giovanni della Tosa, messer Francesco Brunelleschi, messer Barna de' Rossi,
Albertaccio da Ricasoli, che·ssi ricomperaro per danari; di forestieri, messer
Maffeo nostro capitano, messer Bonetto tedesco, e VI altri conestaboli di meser
Mastino, e de' marchesi, e del signore di Bologna, che poi di Pisa si fuggiro.
E rimasonvi presi da VIII tra cavalieri e donzelli di Siena, e 'l figliuolo del
signore di Volterra; tutti questi furono presi nel mezzo del campo combattendo
tra' nimici. E meser Iacopo Gabrielli fu preso fuggendo in Lucca. E se non che
a' Pisani rimase il campo e l'onore, per lo giudicio e volere d'Iddio e per lo
nostro male provedimento, più di Pisani vi morirono assai che di nostre genti;
e il costo a·lloro innumerabile per le paghe doppie e mende de' cavalli. Ma
pure la nostra mal guidata oste fu sconfitta con nostro danno e vergogna e
disinore, sventuramente a dì II d'ottobre MCCCXLI.
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