V
Come i Ghibellini
d'Arezzo entrarono per furto nella terra, e furonne cacciati.
Nel detto
anno, a dì VII di giugno, non esendo ancora il duca al tutto signore di
Firenze, se non capitano della guardia della terra e come generale della
guerra, i Tarlati rimasi fuori d'Arezzo coll'aiuto del capitano di Furlì, e di
quello di Cortona, e que' da Faggiuola, e Pazzi di Valdarno, e Ubertini, in
quantità di CCC cavalieri e IIIm pedoni, la mattina per tempo, per trattato di
certi Ghibellini ch'erano dentro, furono intorno ad Arezzo, e·ffu data loro
porta Buia, e quella tagliata ed aperta, e buona parte entrati dentro per
correre la terra. Le masnade del duca e del Comune di Firenze ch'erano in
Arezzo a·ccavallo e a piè cogli altri cittadini guelfi francamente combattendo
difesono la terra, e cacciarne fuori per forza i nimici con gran danno di morti
e di presi. E poi cacciarono d'Arezzo molti Ghibellini chi per ribelli e·cchi
a' confini, i quali poi con molte castella de' Tarlati, e che rubellaro,
feciono gran danno ad Arezzo. E poi, a dì XXVIIII di luglio, meser Tarlato con
CCCC cavalieri e pedoni assai valicò l'Ambra, e venne di qua da Montevarchi,
guastando quello ch'era di fuori sanza niuno contasto. E in que' tempi
Francesco di Guido Molle degli Ubertini, fratello del vescovo d'Arezzo, rubellò
al Comune di Firenze il loro Castiglione per tradimento di certi terrazzani,
salvo la torre ch'era in sulla porta, che v'era il castellano per lo duca; il
quale Francesco male proveduto, e per lo soccorso tostano delle nostre masnade
a cavallo e a piè ch'erano in Montevarchi, cogli altri Valdarnesi si ricoverò
il castello, e fu preso il detto Francesco e menato a Firenze, e il duca gli
fece tagliare il capo; e poi il detto Castiglione delli Ubertini prima tutto
rubato, e poi tutto arso e diroccato e disfatto.
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