XIV
Come
Messina fu rubellata a que' d'Araona che·lla signoreggiava, e come la raquistò.
Nel detto anno,
anzi da due mesi che il re Ruberto morisse, per suo trattato con certi rubelli
di quello don Piero che tenea Cicilia, ciò erano que' della casa de' Palizzi i
più possenti di Messina, per loro amici e di loro setta corsono la città di
Messina con armata mano, e uccisono il vicaro, overo capitano, che v'era per lo
loro re, e più di sua gente, e presono il forte castello di San Salvadore, ch'è
sopra il porto di Messina; e·cciò fatto, mandarono XXX di loro stadichi a
Melazzo per dare di loro fidanza al conte Scalore delli Uberti di Firenze, che
v'era per capitano per lo re Ruberto, fatto rubello di don Piero, che mandasse
sua gente per la terra e per lo castello, il quale vi mandò quelli che poté,
non isfornendo Melazzo. Ancora mandarono a Napoli al re Ruberto per soccorso,
il quale se di sùbito v'avesse mandato, come potea e dovea, sanza fallo avea
raquistata Messina, e poi tutta l'isola; ma·lla tardezza del re Ruberto e·lla
sua avarizia, la quale guasta ogni nobole impresa, o forse volle Idio o
promisse per non darli tanta gloria mondana inanzi che morisse, tardò tanto il
soccorso, che in quella stanza don Guiglielmo figliuolo fu di don Federigo,
guardiano e vicario dell'isola per lo figliuolo del re Piero suo fratello,
ch'era di poca età, venne a Messina con CCCC cavalieri e popolo assai, e per li
cittadini di sua setta contradi di Palizzi li fu data l'entrata della terra, e
corse la città di Messina, e uccisono e cacciaro tutti i loro ribelli e genti
che v'erano per lo re Ruberto; e per forza di navi e cocche ch'erano nel porto
fece combattere Santo Salvadore, e raquistollo, uccidendo quanti dentro ve
n'avea. E nota, che·ssi confa alquanto alla presente matera, ch'è delle
maraviglie del secolo, i figliuoli di meser Scalore delli Uberti nostri
cittadini Ghibellini e rubelli, e quelli d'Antioccia della casa di Soave, e
quelli da Lentino, e 'l conte di XX Miglia, e que' di meser Palmieri Abati
principali, che rubellarono i loro antichi l'isola di Cicilia al re Carlo
vecchio, e de' detti Palizzi di Messina, e altri loro seguaci per soperchio e
ingratitudine di Catalani s'erano ribellati da quelli che tenea la Cicilia, e
tornati al re Ruberto, ed elli ricevutoli e dotatili nel regno di grande
baronie. E ben disse il propio meser Farinata, l'antico delli Uberti, dimandato
che cosa era parte, cavallerescamente in brieve rispuose: “Volere e disvolere
per oltraggi e grazie ricevute”; e·ffu vera sentenzia.
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