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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo terzo
    • Libro tredecimo
      • XVIII               Come la città di Firenze si recò a quartieri e si raccomunarono gli ufici co' grandi, ma poco durò.
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XVIII

 

           

Come la città di Firenze si recò a quartieri e si raccomunarono gli ufici co' grandi, ma poco durò.

           

Riposato alquanto la città di Firenze del furore della cacciata del duca, i signori XIIII col vescovo tennero più consigli co' cittadini di riformare la terra dell'uficio di priori e collegio di XII e gonfalonieri e degli altri ufici. A' grandi parea loro ragionevole, siccom'erano stati principali a ricoverare la libertà del Comune, d'avere parte degli ufici del priorato e di tutti gli altri; e certi popolani grassi ch'erano usi di regnare vi si accordavano per tornare inn-istato collo apoggio di grandi, co' quali aveano molti parentadi. Gli altri artefici e popolo minuto erano contenti di dare parte loro d'ogni uficio, salvo del priorato e di dodici e gonfalonieri delle compagnie del popolo, e a questi s'acordavano per pace del popolo più al convenevole. Ma pure si vinse per lo vescovo, per l'oficio de' XIIII e col consiglio di Sanesi che' grandi avessono parte di tutti gli ufici per più unità di Comune. E con ciò sia cosa che quelli del sesto d'Oltrarno e di San Piero Scheraggio parea loro, che non fosse giusto d'avere uno priore per sesto, ed ellino più grandi che gli altri quattro, e portavano delle gravezze del Comune più che·lla metà, cioè il sesto d'Oltrarno della 'mposta di Cm fiorini d'oro XXVIIIm e San Piero Scheraggio XXIIIm, e Borgo XIIm, e San Brancazio XIIIm; e porta del Duomo XIm, e porta San Piero XIIIm; sì·ssi acordarono di recare la terra a quartieri in questo modo; Oltrarno il primo, e chiamossi il quartiere di Santo Spirito colla 'nsegna in arme, il campo azurro, e una colomba bianca co' razzi d'oro in becco. Il secondo quartiere fu tutto il sesto di San Piero Scheraggio, togliendo più che 'l terzo di porta San Piero, cominciandosi in Calimala fiorentina al chiasso di Rimaldelli con tutto Orto San Michele, e giù per la via di Sa·Martino, e della Badia e di San Brocolo, rimanendo le dette chiese e più che mezzi i popoli loro nel detto quartiere; e·ffu al diritto per la via di San Brocolo per la Città Rossa infino di costa alla porta Guelfa e mura nuove, togliendo del popolo di San Piero Maggiore e di Santo Ambruogio infino a mezza alla via Ghibellina, e più quello ch'era di dalla via Ghibellina del detto popolo; e questo si chiamò il quartiere di Santa Croce, coll'arme il campo azurrolla croce ad oro. Il terzo quartiere fu tutto il sesto di Borgo e quello di San Brancazio, e chiamarlo il quartiere di Santa Maria Novella, coll'arme il campo azurro e uno sole con razzi d'oro. Il quarto quartiere fu tutta porta del Duomo col rimanente di porta San Piero, e chiamarlo il quartiere di San Giovanni, coll'arme il campo azurro e colla cappella di San Giovanni ad oro, con due chiavi dal lato al Duomo per contentare in parte quelli di porte San Piero, che solo di cinque sesti era partito quello per lo modo ch'è detto; che in prima erano i confini di porte San Piero cominciando alla casa dell'arte della lana e tutto Orto San Michele, dividendo la via che viene da casa i Cerchi Bianchi, volgendosi nel Garbo al chiasso che parte le case de' Sacchetti alle case della Badia e mezzo il palagio del podestà, e tutta quasi quella via dall'uno lato e dall'altro infino alla via delle Taverne, e poi mezza la via Ghibellina, e poi passava quella al crocicchio di sopra infino al Tempio, e tutta quasi l'isola dentro alle mura e del popolo di Santo Ambruogio, ed era del sesto di porta San Piero. Partita la terra a quartieri, sì s'ordinò per lo vescovo e per li XIIII lo squittino per fare i priori, ed elessono XVII popolani e VIII grandi per quartiere, e co·lloro i detti XIIII e 'l vescovo, sicché in tutto furono CXV; e per lo consiglio de' Sanesi e del conte Simone, per recare la città più a comune, sì ordinaro d'eleggere XII priori per uficio, III per quartiere, uno di grandi e II di popolo, e VIII consiglieri a diliberare le gravi cose co' priori, in luogo di XII come solieno esere, cioè IIII grandi IIII popolani, II per quartiere, e tutti gli altri ufici fossero per metà co' grandi. Compiuto il detto squittino di grande acordo, fu messa una voce per la terra, che de' priori dovea esere meser Manno Donati e di simili caporali di case troppo possenti, onde il popolo si turbò forte, e·ffu quasi in arme per contradiare infino che non furono tratti e palesati i nuovi priori; ciò fu II all'uscita d'agosto, dovendo stare infino a Ognisanti. I nomi de' quali furono questi: nel quartiere di Santo Spirito Zanobi di meser Lapo di Mannelli di grandi, Sandro da Quarata, Niccolò di Cione Ridolfi popolani; nel quartiere di Santa Croce meser Razzante di Foraboschi di grandi, Borghino Taddei, Nastagio Tolosini popolani; nel quartiere di Santa Maria Novella Ugo di Lapo delli Spini di grandi, meser Marco di Marchi giudice, Antonio d'Orso popolani; nel quartiere di San Giovanni meser Francesco Trita delli Adimari di grandi, e Billincione degli Albizi e Neri di Lippo popolani. E gli otto consiglieri de' priori, II per quartiere, furono questi: Bartolo di meser Ridolfo de' Bardi, Adoardo Belfredelli, Domenico di meser Ciampolo Cavalcanti, meser Francesco Salvi giudice, Nepo delli Spini, ser Piero di ser Feo da Signa, Beltramo de' Pazzi, e Piero Rigaletti. Veggendo il popolo ch'erano convenevoli e pacifichi grandi, e non di tiranni gli eletti, s'aquetarono, ma però malcontenti di sì fatto mischiato, come poco apresso si mostrò. E messi i detti priori in palagio, i XIIII si tornaronoccasa loro, riserbandosi la loro balìa, e ragunandosi alcuno della settimana in vescovado col vescovo a ordinare l'altre bisogne del Comune.

 




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