XX
Di quello
medesimo, e d'altre novità che·nne seguirono.
Tegnendosi i grandi
forte gravati della villana disposizione di loro priori, e volentieri a·lloro
podere n'avrebbono fatta vendetta, e minacciavano al continuo, e d'altra parte
temieno della forza e furia dell'arrabbiato e commosso popolo, sì·ssi
guernirono d'arme e di cavalli, e mandarono per gente e·lloro amistà. Il popolo
non raquetato, rifeciono i serragli per la città più grandi e più forti che
quando fu cacciato il duca, faccendo grande guardia di dì e di notte e stando
sotto l'arme, temendo che i grandi non facessono novità, e rimandaro pe' Sanesi
e per altra amistà. In questo bollore di città si levò uno folle e matto
cavaliere popolano, messere Andrea delli Strozzi, contro a volere de' suoi
consorti, montò a cavallo coverto armato, ragunando rubaldi e scardassieri e
simile gente volonterosi di rubare, in grande numero di parecchie migliaia,
promettendo loro di farli tutti ricchi, e dare loro dovizia di grano, e farli
signori, menandoglisi dietro per la terra, il martedì apresso, dì XXIII di
settembre, gridando: “Viva il popolo minuto, e muoiano le gabelle e 'l popolo
grasso!”; e così ne vennono sanza contasto in sulla piazza de' priori per
assalire il palagio, dicendo di volervi mettere e fare signore del popolo
messere Andrea. E fattigli ammunire da' priori e da' consorti di meser Andrea e
altri buoni popolani, e comandare al detto commosso popolo e a meser Andrea
che·ssi si partissono, non ebbe luogo infino che dal palagio non si cominciò a
gittare e pietre e saettare verrettoni, onde alcuno ne fu morto e molto fediti.
Allora lo scomunato e disarmato popolazzo col loro pazzo caporale si partiro, e
vennero al palagio della podestà per prenderlo, ma per simile modo saettandosi
di palagio per la gente del marchese da Valiano podestà, e collo aiuto di buoni
popolani vicini, gli mandarono via, e cominciarsi a sciarrare, e·cchi andare in
una parte e·cchi in un'altra lo scomunato popolo; e mesere Andrea bestia,
tornato a casa, fu preso da' consorti suoi e vicini, e mandato a suo contrario
fuori della città, e·ffu poi condannato nell'avere e nella persona siccome
ribello, e somovitore di romore e di congiura contro alla republica e pacifico
stato di Firenze. Di questa commovizione del popolo minuto i grandi, ch'avieno
mal volere contro al popolo, furono molti allegri, credendo si dovidessono
insieme il popolo; e presono speranza d'acostarsi insieme col popolo minuto,
gridando a' loro ridotti e serragli in simile voce: “Viva il popolo minuto, e
muoia il popolo grasso e·lle gabelle!”, afforzandosi al continuo e aspettando
gente i·lloro aiuto. E sentendo i grandi che' Sanesi venieno a richiesta e
servigio del Comune e popolo, mandarono alcuno di loro per ambasciadore, meser
Giovanni Gianfigliazzi e altri, infino a San Casciano, pregando che non
venissono in Firenze, e che·lla loro venuta poteva generare scandalo tra'
cittadini. E credendolo i Sanesi, s'arestarono più d'uno dì. Questo si disse
che i grandi feciono per paura di loro, ma i più dissono il facieno acciò che
il loro soccorso giugnesse prima che·lla venuta de' Sanesi per assalire il
popolo; ma a buona opinione noi crediamo che il guernimento che facieno i
grandi era più per paura di loro che per assalire il popolo; con tutto ci fosse
la loro mala voglia, non ci era il podere, se·ggià il popolo minuto non gli
avesse seguiti, onde pure avieno alcuna vana speranza. Ma i priori, ciò
sentendo di Sanesi, vi mandarono per lo Comune ambasciadori popolani con
lettere, pure che venissono, che n'avieno gran bisogno per sicurtà e aiuto del
Comune e del popolo, per la scomovizione della città per li malvagi cittadini
che·lla voleano guastare. I quali Sanesi vennero incontanente molto bella gente
a·ccavallo e a piè, altrettanti e più che quando il duca fu cacciato; e i
Perugini ci mandarono CL cavalieri, e d'ogni parte venia gente d'arme, chi in
servigio del popolo e chi in servigio di grandi, onde la città era tutta
inn-arme, e con molti forestieri e contadini, e tutta iscommossa in gelosia e
paura, il popolo di grandi, e' grandi del popolo. Ma il Comune e popolo si
trovò più possente, ch'avieno i palagi e·lle campane e·lla dominazione delle
porte della città, salvo di quella di San Giorgio tenieno i Bardi. E avea il
Comune da CCC soldati a cavallo sanza l'amistadi, sicché la forza di grandi
nonn-era a comparazione con quella del popolo, se nuovo soccorso non venisse da
Pisa o di Lombardia a' grandi, onde per lo popolo s'avea grande gelosia; e chi
avea cose care o mercatantie le fuggia in chiese e in luoghi di riligiosi
sicuri. Tal era la disposizione della nostra infortunata città.
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