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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo terzo
    • Libro tredecimo
      • XX               Di quello medesimo, e d'altre novità che·nne seguirono.
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XX

 

           

Di quello medesimo, e d'altre novità che·nne seguirono.

           

Tegnendosi i grandi forte gravati della villana disposizione di loro priori, e volentierilloro podere n'avrebbono fatta vendetta, e minacciavano al continuo, e d'altra parte temieno della forza e furia dell'arrabbiato e commosso popolo, sì·ssi guernirono d'arme e di cavalli, e mandarono per gentelloro amistà. Il popolo non raquetato, rifeciono i serragli per la città più grandi e più forti che quando fu cacciato il duca, faccendo grande guardia di e di notte e stando sotto l'arme, temendo che i grandi non facessono novità, e rimandaro pe' Sanesi e per altra amistà. In questo bollore di città si levò uno folle e matto cavaliere popolano, messere Andrea delli Strozzi, contro a volere de' suoi consorti, montò a cavallo coverto armato, ragunando rubaldi e scardassieri e simile gente volonterosi di rubare, in grande numero di parecchie migliaia, promettendo loro di farli tutti ricchi, e dare loro dovizia di grano, e farli signori, menandoglisi dietro per la terra, il martedì apresso, XXIII di settembre, gridando: “Viva il popolo minuto, e muoiano le gabelle e 'l popolo grasso!”; e così ne vennono sanza contasto in sulla piazza de' priori per assalire il palagio, dicendo di volervi mettere e fare signore del popolo messere Andrea. E fattigli ammunire da' priori e da' consorti di meser Andrea e altri buoni popolani, e comandare al detto commosso popolo e a meser Andrea che·ssi si partissono, non ebbe luogo infino che dal palagio non si cominciò a gittare e pietre e saettare verrettoni, onde alcuno ne fu morto e molto fediti. Allora lo scomunato e disarmato popolazzo col loro pazzo caporale si partiro, e vennero al palagio della podestà per prenderlo, ma per simile modo saettandosi di palagio per la gente del marchese da Valiano podestà, e collo aiuto di buoni popolani vicini, gli mandarono via, e cominciarsi a sciarrare, e·cchi andare in una partecchi in un'altra lo scomunato popolo; e mesere Andrea bestia, tornato a casa, fu preso da' consorti suoi e vicini, e mandato a suo contrario fuori della città, e·ffu poi condannato nell'avere e nella persona siccome ribello, e somovitore di romore e di congiura contro alla republica e pacifico stato di Firenze. Di questa commovizione del popolo minuto i grandi, ch'avieno mal volere contro al popolo, furono molti allegri, credendo si dovidessono insieme il popolo; e presono speranza d'acostarsi insieme col popolo minuto, gridando a' loro ridotti e serragli in simile voce: “Viva il popolo minuto, e muoia il popolo grassolle gabelle!”, afforzandosi al continuo e aspettando gentelloro aiuto. E sentendo i grandi che' Sanesi venieno a richiesta e servigio del Comune e popolo, mandarono alcuno di loro per ambasciadore, meser Giovanni Gianfigliazzi e altri, infino a San Casciano, pregando che non venissono in Firenze, e che·lla loro venuta poteva generare scandalo tra' cittadini. E credendolo i Sanesi, s'arestarono più d'uno . Questo si disse che i grandi feciono per paura di loro, ma i più dissono il facieno acciò che il loro soccorso giugnesse prima che·lla venuta de' Sanesi per assalire il popolo; ma a buona opinione noi crediamo che il guernimento che facieno i grandi era più per paura di loro che per assalire il popolo; con tutto ci fosse la loro mala voglia, non ci era il podere, se·ggià il popolo minuto non gli avesse seguiti, onde pure avieno alcuna vana speranza. Ma i priori, ciò sentendo di Sanesi, vi mandarono per lo Comune ambasciadori popolani con lettere, pure che venissono, che n'avieno gran bisogno per sicurtà e aiuto del Comune e del popolo, per la scomovizione della città per li malvagi cittadini che·lla voleano guastare. I quali Sanesi vennero incontanente molto bella genteccavallo e a piè, altrettanti e più che quando il duca fu cacciato; e i Perugini ci mandarono CL cavalieri, e d'ogni parte venia gente d'arme, chi in servigio del popolo e chi in servigio di grandi, onde la città era tutta inn-arme, e con molti forestieri e contadini, e tutta iscommossa in gelosia e paura, il popolo di grandi, e' grandi del popolo. Ma il Comune e popolo si trovò più possente, ch'avieno i palagille campanella dominazione delle porte della città, salvo di quella di San Giorgio tenieno i Bardi. E avea il Comune da CCC soldati a cavallo sanza l'amistadi, sicché la forza di grandi nonn-era a comparazione con quella del popolo, se nuovo soccorso non venisse da Pisa o di Lombardia a' grandi, onde per lo popolo s'avea grande gelosia; e chi avea cose care o mercatantie le fuggia in chiese e in luoghi di riligiosi sicuri. Tal era la disposizione della nostra infortunata città.

 




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