XXI
Come il
popolo di Firenze assaliro e combattero i grandi e rubarono i Bardi e missono
fuoco in casa loro.
Stando tutta
la città inn-arme e gelosia, i grandi del popolo e 'l popolo de' grandi, com'è detto,
dicendosi molte e varie novelle per la terra, e come i grandi arebbono grande
aiuto da' conti e Ubaldini e Pisani e d'altri tiranni di Lombardia e di
Romagna, e che dovieno afforzarsi Oltrarno, ch'avieno la signoria di tutti i
ponti, e di qua fare cominciare l'assalto giovedì a dì XXV di settembre; i
popolani del quartiere di San Giovanni, onde si feciono capo i Medici e'
Rondinelli e meser Ugo della Stufa giudice, e' popolani di borgo Sa·Lorenzo co'
beccari e altri artefici, sanza ordine di Comune, in quantità di mille uomini
sanz'altra compagnia o forza di gente al cominciamento, mercoledì dopo
desinare, dì XXIIII di settembre, per non aspettare il giovedì vegnente,
che·ssi dicea che' grandi doveano fare l'assalto e correre la terra, con tre di
loro gonfaloni delle compagnie del loro quartiere, tutti armati a barbute e
corazze a piè, e molte balestra, asalirono da più parti quelli del lato degli
Adimari chiamati i Cavicciuli, i quali con grandi serragli e guernimento di
torri e di palagi e loro case dal crocicchio del Corso dalla loggia loro alla
piazza di San Giovanni s'erano aforzati con molta gente d'arme. E cominciato
per lo popolo l'asalto e battaglia manesca a' serragli, saettando e gittando
pietre l'una parte all'altra, crescendo al continovo la forza del popolo; i
Cavicciuli veggendo non poteano resistere, e aiuto di fuori d'altri grandi non
avieno né attendeano, patteggiati s'arrenderono al popolo, salve le persone
e·lloro cose, e disfeciono i loro serragli, e puosonsi in su' loro palagi le bandiere
del popolo. E·cchi di loro andò inn-uno luogo e chi inn-altro a casa di loro
amici e parenti popolani, sanza danno niuno, se non di fediti dall'una parte e
dall'altra. Vintosi per lo detto popolo la detta prima punga e asalto sopra i
Cavicciuli, ch'erano i più virili e arditi e possenti grandi di Firenze,
presono i popolani molto ardire e vigore, e al continovo crescendo loro la
massa del popolo e aiuto d'alquanti di soldati del Comune ch'erano in Firenze,
corsono a casa i Donati e poi a casa i Cavalcanti. Ellino sentendo come i
Cavicciuli s'erano arrenduti al popolo, non feciono nulla risistenza, ma per
simile modo s'arrenderono al popolo. In somma, in poca d'ora tutte le case di
grandi di qua da Arno feciono il somigliante, e disarmarsi e disfeciono loro
guernigioni e serragli. Le case de' grandi d'Oltrarno, Bardi, e Rossi, e
Frescobaldi, e Mannelli, e Nerli s'erano aforzati molto, e prese le bocche de'
ponti. Il detto commosso popolo volendo passare Oltrarno per lo detto ponte
Vecchio, ch'ancora era di legname, non ebbe luogo, però che·lla forza di Bardi
e di Rossi era sì grande e di sì forti serragli, e armata la torre della parte
e 'l palagio de' figliuoli di meser Vieri de' Bardi e·lle case di Mannelli di
capo del ponte Vecchio, che 'l popolo non vi potea accedere né passare. Ma
combattendo però francamente il serraglio, molti ve n'ebbe fediti di sassi e di
verrettoni di balestri. Veggendo il popolo che da quella parte non poteano
passare, e dal ponte Rubaconte peggio, per la fortezza de' palagi de' Bardi da
San Ghirigoro, sì presono partito di lasciare alla guardia del ponte Vecchio
parte de' gonfaloni del quartiere di Santa Croce e di quelli di borgo di Santo
Apostolo, e parte rimasono alla guardia del ponte Rubaconte di qua. L'altro
popolo molto cresciuto co' soldati a cavallo si misono ad andare dal ponte alla
Carraia, il quale guardavano i Nerli; ma·lla forza di popolani di borgo San
Friano e della Cuculia e del Fondaccio fu sì grande, che inanzi che passasse il
popolo di qua da Arno presono il capo del ponte e·lle case de' Nerli, e loro ne
cacciaro; e preso per li popolani d'Oltrarno il ponte alla Carraia, il
vittorioso popolo di qua passaro al detto ponte incontanente, e acozzatosi co'
popolani d'Oltrarno, e furiosamente assaliro i Frescobaldi, i quali prima
assaliti e combattuti a' loro serragli da quelli di via Maggio e circustanti
popolani, ma però non vinti; ma veggendosi venire adosso la furia del detto
popolo di qua da Arno, ebbono gran paura, e abandonarono la piazza loro,
lasciando ogni fortezza e guernigione, balestra, pavesi, saettamento,
fuggendosi in casa, e faccendo croce colle braccia, chieggendo mercé al popolo,
il quale gli ricevette sanza fare loro alcuno male. E·cciò fatto, corsono alla
piazza a ponte sopra i Rossi, i quali saputo come i Frescobaldi s'erano
arenduti al popolo, e tutte le case di grandi di qua da Arno, sanza alcuna
risistenza s'arrenderono al popolo. Que' di casa Bardi veggendosi abandonati
da' Rossi e Frescobaldi ebbono gran paura, ma pure francamente si misono alla
difesa de' loro serragli combattendo, gittando, saettando, dov'ebbe di morti
alcuno e di fediti assai, d'una parte e d'altra, però che' Bardi erano molto
forti e guerniti a cavallo e a piè, e con molti masnadieri, sicch'era invano al
popolo di vincere il serraglio per forza; ma ordinaro que' del popolo che i tre
di gonfaloni d'Oltrarno salissono al poggio di San Giorgio per la via nuova dal
pozzo Toscanelli, e così feciono; e cominciaro loro la battaglia al di dietro.
I Bardi veggendosi sì aspramente asaliti da tante parti, isbigottirono forte, e
cominciaro abandonare parte di loro il serraglio della piazza a ponte, ch'era
sotto la guardia della torre della parte guelfa e del palagio di figliuoli di
meser Vieri de' Bardi, per difendersi di dietro dal canneto e San Giorgio.
Allora uno Strozza tedesco conestabole con sua masnada si misse dentro al
serraglio della piazza al ponte a grande pericolo, ricevendo di molti sassi e
quadrella, e corse infino a Santa Maria sopr'Arno, e il popolo francamente
dietro; e quelli del popolo ch'erano di qua alla guardia del ponte Vecchio
allora ruppono il serraglio del capo del ponte e valicarono di là, e al tutto
cogli altri popolani, ch'erano di là, ruppono la resistenzia e forza di Bardi,
i quali tutti si fuggirono nel borgo di San Niccolò, raccomandandosi alla
vicinanza, onde furono le loro persone guarentiti da quelli da Quarata e da
quelli da Panzano e·ll'altra vicinanza del gonfalone della Scala, i quali per
lo popolo avieno in prima alquanto, per non esere corsi e rubati, presi i
palagi di Bardi da Santo Ghirigoro ella guardia del capo del ponte di là
incontanente i popolani, ch'erano alla guardia del capo del ponte Rubaconte di
qua del quartiere di Santa Croce; e quello iscampò i Bardi da morte, i quali
per la loro buona vicinanza da San Niccolò ritennero il furioso popolo con
quella forza e per guardare la loro contrada. Ma tutti i palagi e case di Bardi
da Santa Lucia alla piazza a ponte furono rubate dal minuto popolo d'ogni
sustanzia, maserizie e arnesi, quello dì e·ll'altro, ed eziandio di loro vicini
non possenti. E·ll'arabbiato popolo, rubate le case, misono fuoco in casa loro,
e arsonvi XXII tra palagi e case grandi e ricche, e stimossi il loro danno tra
di ruberie e d'arsione il valere di più di LXm fiorini d'oro. Tale fu la fine
della risistenza de' Bardi contro al popolo per la loro superbia e maggioranza
e per lo sfrenato popolo. Ma·ffu grande maraviglia e grazia di Dio, che di
tanta furia di popolo e di tanti assalti e battaglie fatte in quella giornata,
come avemo raccontato, non morì in Firenze nullo uomo di rinomea, e d'altri
pochi, ma fediti assai. Per la ghiottornia della ruberia da casa i Bardi, che
infino alle lastre de' tetti e ogni vili cose, non che le care, tale fu il
giudicio contro a' Bardi, che infino alle femminelle e' fanciulli, non che gli
uomini, non si potieno saziare né raffrenare di rubare. Il giovedì medesimo si
levò una compagna di malandrini in quantità di più di mille a piè, e si
ragunarono per combattere i Visdomini e rubarli sotto titolo di difetti di
mesere Cerritieri loro consorte fatti intorno al duca; ma non ci era a ciò
giusta cagione, che de' difetti e falli di meser Cerritieri i Visdomini erano
stati crucciosi; ma non movea se non solo per potere rubare, e non sarebbero
rimasi a tale, ma tutta la città corsa e rubata, e grandi e popolani; ma·lla
vicinanza con molta altra buona gente armata, e·lle signorie e soldati del
Comune a cavallo e a piè corsono al soccorso e riparo, e cessarono tanta rovina
e pistolenza alla nostra città, andando per la terra le signorie in più parti
coll'aiuto della gente di Sanesi, e Perugini, e dell'altre amistadi, e degli
altri buoni cittadini a cavallo e a piè, con ceppi e mannaie, tagliando di
fatto piedi e mani a' mafattori; e in questo modo s'atutò la furia dello
sfrenato popolo disposti a rubare e a mal fare, e cominciarsi aprire i fondachi
e botteghe, e ciascuno fare i fatti suoi.
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