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Giovanni Villani Nuova cronica IntraText CT - Lettura del testo |
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CXXVIII
Come il re Ruberto ebbe Melazzo in Cicilia per assedio.
Nel detto tempo, avendo il re Ruberto presa l'isola di Lipari in Cicilia, come adietro facemmo menzione, e veggendo per lo detto aquisto assai gli era possibile d'avere Melazzo che v'è alla 'ncontra, e quello avuto potere più strignere Messina, sì fece armare a Napoli XLV tra galee e uscieri, e più altro navilio grosso e minuto da portare foraggio e altro guernimento d'oste, con DC cavalieri e M pedoni oltre a' marinieri. Col suo amiraglio partì di Napoli la detta armata a dì XI di giugno del detto anno, e per terra mandò il re in Calavra messer Ruggieri di Sanseverino con gente d'arme a cavallo e a piè per rinfrescare l'armata, come avesse presa terra. La quale armata giunse in Cicilia a dì XV di giugno, e bene aventurosamente si puosono all'asedio della terra di Melazzo per terra e per mare, chiudendola dal lato fra terra ove si ricoglie quasi a isola per ispazio d'uno migliaio, con grande fosso e isteccati con molte bertesche; e simile verso la terra di Melazzo con fosso e steccati, sicché non ne potea uscire né entrare persona, se non per furto, sanza gran pericolo. E il navilio era d'intorno alla guardia del porto e della piaggia. Melazzo era ben fornito e di gente d'arme e di vettuaglia per più d'uno anno, e poco curavano l'assedio; ma lo re Ruberto il fece continovare con molto affanno e spendio, e fece cominciare a far fare un grosso muro dentro al fosso e steccato detto dinanzi sì che il campo era molto forte. E veggendo don Piero signore dell'isola che·ll'asedio pure continovava, e a quelli di Melazzo venia fallendo la vittuaglia, tre volte vi venne con tutto lo sforzo di Ciciliani ad asalire il campo, e simile feciono que' della terra dal lato d'entro; ma invano furono gli asalti, ma con gran danno de' Ciciliani, per la fortezza del campo e rinfrescamento che facea fare al continuo il re Ruberto all'oste. Fallendo la vettuaglia alla terra per lo lungo assedio e per l'affanno del detto osteggiare, don Piero, che·ssi facea re di Cicilia, amalò e morìo. Per la qual cosa Melazzo s'arrendé all'amiraglio del re Ruberto a dì XV di settembre MCCCXLI, salvo l'avere e le persone, e di terrazzani e di forestieri. Il quale fu un bello aquisto al re Ruberto, tutto gli costasse più di Lm once d'oro; fece lasciare guernita la terra di gente d'arme e di vittuaglia.
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