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Francesco Maria Piave
I due Foscari

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  • ATTO SECONDO
    • Scena seconda. Sala del Consiglio dei Dieci. I Consiglieri e la Giunta, tra i quali Barbarigo, van raccogliendosi. Poi entrano il Doge, Jacopo, Loredano, Lucrezia e gli altri
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Scena seconda. Sala del Consiglio dei Dieci. I Consiglieri e la Giunta, tra i quali Barbarigo, van raccogliendosi. Poi entrano il Doge, Jacopo, Loredano, Lucrezia e gli altri

 

CORO I:

Che più grave; si tarda?

 

CORO II:

Affrettisi ormai questa partenza.

 

CORO I:

Inulte l'ombre fremono,

ne accusan d'indolenza.

 

CORO II:

Parta l'iniquo Foscari . . .

Ucciso egli ha un Donato.

 

CORO I:

Per istranieri principi

l'indegno ha parteggiato.

 

TUTTI:

Non fia che di Venezia

ei sfugga alla vendetta . . .

Giustizia incorruttibile

non fia qui mai negletta!

Baleni, e come folgore

punisca il traditor;

mostri ai soggetti popoli

un vigile rigor.

 

(Entra il Doge, che preceduto da Loredano, dal Fante del Consiglio e dai Comandadori, e seguito dai paggi, va gravemente a sedere sul trono. Lui seduto, tutti fanno lo stesso)

 

DOGE:

O patrizi . . . il voleste . . .

eccomi a voi . . .

Ignoro se il chiamarmi ora in Consiglio

sia per tormento al padre,

oppure al figlio;

ma il voler vostro è legge . . .

Giustizia ha i dritti suoi . . .

M'è d'uopo rispettarne anco il rigore . . .

Sarò Doge nel volto,

e padre in core.

 

CORO:

Ben dicesti.

Il reo s'avanza . . .

 

DOGE:

(Dona, o ciel, a me costanza!)

 

(Jacopo entra fra quattro custodi)

 

LOREDANO:

Legga il reo la sua sentenza.

( una pergamena al Fante, che la consegna a Jacopo, il quale legge)

Del consiglio la clemenza

or la vita ti donò.

 

JACOPO: (restituisce la pergamena)

Nell'esilio io morrò . . .

Non hai, padre, un solo detto

pel tuo Jacopo reietto?

Se tu parli, se tu preghi,

non sarà chi grazia neghi . . .

Pregar puoi; sono innocente;

il mio labbro a te non mente.

 

CORO:

Non s'inganna qui la legge,

qui giustizia tutto regge.

 

DOGE:

Il Consiglio ha giudicato;

parti, o figlio, rassegnato.

(S'alza, tutti lo imitano)

 

JACOPO:

Mai più dunque ti vedrò?

 

DOGE:

Forse in cielo, in terra no.

 

JACOPO:

Ah, che di'? Morir mi sento.

 

LOREDANO: (ai custodi che gli si pongono al fianco, e si avviano)

Da qui parta sul momento.

 

(Lucrezia Contarini si presenta sulla soglia coi due figli, seguita da varie dame sue amiche e dalla Pisana)

 

LUCREZIA:

No . . . crudeli!

 

JACOPO:

Ah, i figli miei!

(Corre ad abbracciarli)

 

DOGE, BARBARIGO, CONSIGLIERI e FANTE:

(Sventurata! . . . Qui costei!)

 

LOREDANO, DOGE, BARBARIGO, CONSIGLIERI:

Quale audacia vi guidò?

 

JACOPO:

Miei figli! Miei figli!

(Prende i due fanciulli piangenti, e li pone in ginocchio ai piedi del Doge)

Queste innocente lagrime

ti chiedono perdono . . .

A lor m'unisco, e supplice

a' piedi del tuo trono,

padre, ti grido, implorami,

concedimi pietà.

 

LUCREZIA: (ai Consiglieri)

O voi, se ferrea un'anima

non racchiudete in petto,

se mai provaste il tenero

di padri e figli affetto,

quelle strazianti lagrime

vi muovano a pietà.

 

BARBARIGO: (a Loredano)

Ti parlin quelle lagrime,

o Loredano, al core;

quei pargoli disarmino

l'atroce tuo furore;

almeno per quei miseri

t'inchina alla pietà.

 

LOREDANO: (a Barbarigo)

Non sai che in quelle lagrime

trionfa una vendetta,

che qual rugiada scendono

al cor di chi l'aspetta,

che per gli alteri Foscari

sentir non vo' pietà?

 

CONSIGLIERI: (alle dame)

Son vane ora le lagrime;

provato è già il delitto:

Non fia ch'esse cancellino

quanto giustizia ha scritto;

esempio sol dannabile

sarebbe la pietà.

 

PISANA e DAME: (ai Consiglieri)

Quelle innocenti lagrime

muovano il vostro core;

in voi clemenza ispirino,

ne plachino il rigore;

di pace come un'iride

qui brilli la pietà.

 

DOGE:

(Non ismentite, o lagrime,

la simulata calma:

A ognuno qui nascondasi

l'affanno di quest'alma . . .

Ne' miei nemici infondere

non potria la pietà)

 

LOREDANO:

Parta . . . perché ancor s'esita?

Parta lo sciagurato.

 

LUCREZIA:

La sposa, i figli seguano,

dividano il suo fato . . .

 

JACOPO:

Ah sì . . .

 

LOREDANO:

Costor rimangano:

La legge omai parlò.

(Toglie i figli dalle braccia di Jacopo e li consegna ai Commandadori)

 

JACOPO: (al Doge)

Ai figli tu dell'esule

sii padre e guida almeno . . .

Tu li proteggi . . .

 

DOGE:

(Misero!)

 

JACOPO:

Vedi, al sepolcro in seno,

illagrimata polvere

fra poco scenderò.

 

DOGE, LOREDANO, e CONSIGLIERI:

Parti . . . t'è forza cedere:

la legge omai parlò.

 

LUCREZIA, PISANA, BARBARIGO e DAME:

Affanno più terribile

in terra chi provò?

 

(Jacopo parte fra le guardie, Lucrezia sviene fra le braccia delle donne; tutti si ritirano)

 

 





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