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Francesco Maria Piave La forza del destino IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena seconda. Curra, Marchese di Calatrava, Leonora
Curra segue il Marchese, chiude la porta ond'è uscito, e riviene a Leonora abbandonatasi sul seggiolone piangente
Temea restasse qui fino a domani. (Toglie dall'armadio un sacco da notte in cui ripone biancherie e vesti)
avverso fia tanto ai voti miei?
Che dite?
come pugnali scendevanmi. Se ancor restava, appreso il ver gli avrei . . .
Domani allor nel sangue suo saria Don Alvaro, od a Siviglia prigioniero, e forse al patibol poi!
Taci.
E tutto questo perché ei volle amar chi non l'amava.
Io non amarlo? Patria, famiglia, padre per lui non abbandono? Ahi, troppo, troppo sventurata sono! Me, pellegrina ed orfana, Un fato inesorabile Ti lascio, ahimé, con lacrime,
M'aiuti, signorina, più presto andrem.
S'ei non venisse? È tardi. Mezzanotte è suonata! (contenta) Ah no, più non verrà!
Qual rumore?
È desso!
ch'ei non venisse!
Ciel!
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