ATTO SECONDO
Villaggio d'Hornachuelos e vicinanze.
Grande cucina d'un osteria a pian terreno. A sinistra la porta d'ingresso che
dà sulla via; di fronte una finestra ed un credenzone con piatti, ecc. A destra
in fondo un gran focolare ardente con varie pentole; più vicino alla boccascena
breve scaletta che mette ad una stanza la cui porta è praticabile.
Da un lato, gran tavola apparecchiata
con sopra una lucerna accesa. L'oste e l'ostessa, che non parlano, sono
affacendati ad ammanir la cena. L'Alcade è seduto presso al foco; Don Carlo,
vestito da studente, è presso la tavola. Alquanti mulattieri fra i quali Mastro
Trabuco, ch'è al dinanzi sopra un suo basto. Due contadini, due contadine, la
serva ed un mulattiere ballano la Seguidilla. Sopra altra tavola, vino,
bicchieri, fiaschi, una bottiglia d'acquavite.
CORO:
Holà, holà, holà!
Ben giungi, o mulattier,
La notte a riposar.
Holà, holà, holà!
Qui devi col bicchier
Le forze ritemprar.
(L'ostessa mette sulla travola una
grande zuppiera)
ALCADE: (sedendosi alla mensa)
La cena è pronta.
CORO: (prendendo posto presso la
tavola)
A cena, a cena.
CARLO: (fra sé)
Ricerco invan la suora e il seduttore.
Perfidi!
CORO: (all'Alcade)
Voi la mensa benedite.
ALCADE:
Può farlo il licenziato.
CARLO:
Di buon grado.
In nomine Patris, et Filii, et
Spiritus Sancti.
CORO: (sedendo)
Amen.
LEONORA: (presentandosi alla porta
vestita da uomo)
Che vedo! Mio fratello!
(Si ritira. L'ostessa avrà già
distrbuito il riso e siede con essi. Trabuco è in disparte, sempre appoggiato
al suo basto)
ALCADE: (assaggiando)
Buono.
CARLO: (mangiando)
Eccellente.
MULATTIERI:
Par che dica, "Mangiami".
CARLO: (all'ostessa)
Tu das epulis accumbere Divum.
ALCADE:
Non sa il Latino, ma cucina bene.
CARLO:
Viva l'ostessa!
TUTTI:
Evviva!
CARLO:
Non vien, Mastro Trabuco?
TRABUCO:
È venerdì.
CARLO:
Digiuna?
TRABUCO:
Appunto.
CARLO:
E quella personcina
Con lei giunta? . . .
|