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Francesco Maria Piave La forza del destino IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena quarta. I Suddetti meno Mastro Trabuco
TUTTI: Ah, ah! È fuggito!
Poich'è imberbe l'incognito, facciamgli col nero due
TUTTI:
Protegger debbo i viaggiator; m'oppongo. Meglio farebbe dirne d'onde venga, ove vada, e chi ella sia.
Lo vuoi saper? Ecco l'istoria mia. Son Pereda, son ricco d'onore, Baccelliere mi fe' Salamanca; Sarò presto in utroque dottore, Che di studio ancor poco mi manca. Di là Vargas mi tolse da un anno, Ed a Siviglia con sé mi guidò. Non astenne Pereda alcun danno, Per l'amico il suo core parlò. Della suora un amante straniero Colà il padre gli avea trucidato, Ed il figlio, da pro' cavaliero, Gl'inseguimmo di Cadice in riva, Che il suo core per esso parlò. Là e dovunque narrar che del pari Che a una zuffa tra servi a sicari Solo il vil seduttore sfuggìa. Io da Vargas allor mi staccava, Verso America il mare solcava,
TUTTI:
Sta bene.
PREZIOSILLA: (con finezza)
Ebben? . . .
Sì.
Andaste a Cadice e pria a Siviglia? Ah, gnaffe, a me non se la fa, Tra la la la!
(L'Alcade si alza e guarda l'oriuolo)
Figliuoli, è tardi; poiché abbiam cenato, sì rendan grazie a Dio, e partiamo.
PREZIOSILLA, CARLO e CORO:
TUTTI: Holà! Holà! È l'ora di riposar.
Son Pereda, son ricco d'onore, ecc.
Sta ben.
Ah, tra la la la! Ma, gnaffe, a me no se la fa.
TUTTI: |
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