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Francesco Maria Piave
La forza del destino

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  • ATTO QUARTO
    • Scena sesta. Leonora
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Scena sesta. Leonora

 

Presso la grotta di Leonora. Valle tra rupi inaccessibili, attraversata da un ruscello. Nel fondo a sinistra dello spettatore è una grotta con porta praticabile, e sopra una campana che si potrà suonare dall'interno. La scena si oscura lentamente; la luna apparisce splendidissima. Donna Leonora, pallida, sfigurata, esce dalla grotta, agitatissima.

 

 

LEONORA:

Pace, pace, mio Dio!

Cruda sventura

M'astringe, ahimé, a languir;

Come il primo

Da tant'anni dura

Profondo il mio soffrir.

L'amai, gli è ver!

Ma di beltà e valore

Cotanto Iddio l'ornò.

Che l'amo ancor.

togliermi dal core

L'immagin sua saprò.

Fatalità! Fatalità! Fatalità!

Un delitto disgiunti n'ha quaggiù!

Alvaro, io t'amo.

E su nel cielo è scritto:

Non ti vedrò mai più!

Oh Dio, Dio, fa ch'io muoia;

Che la calma può darmi morte sol.

Invan la pace qui sperò quest'alma

In preda a tanto duol.

 

(Va ad un sasso ove sono alcune provvigioni deposte dal Padre Guardiano)

 

Misero pane, a prolungarmi vieni

La sconsolata vita . . . Ma chi giunge?

Chi profanare ardisce il sacro loco?

Maledizione! Maledizione! Maledizione!

 

(Torna rapidamente alla grotta, e vi si rinchiude).

 





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