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Francesco Maria Piave La forza del destino IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena nona. Guardiano, Leonora
GUARDIANO: Or siam soli.
LEONORA: Una donna son io.
GUARDIANO: Una donna a quest'ora! Gran Dio!
LEONORA: Infelice, delusa, rejetta, Dalla terra e del ciel maledetta, Che nel pianto protratavi al piede, Di sottrala all'inferno vi chiede.
GUARDIANO: Come un povero frate lo può?
LEONORA: Padre Cleto un suo foglio v'inviò?
GUARDIANO: Ei vi manda?
LEONORA: Sì.
GUARDIANO: (sorpreso) Dunque voi siete Leonora di Vargas!
LEONORA: Fremete!
GUARDIANO: No, venite fidente alla croce, Là del cielo v'ispiri la voce.
(Leonora s'inginocchia presso la croce, la bacia, quindi torna al Padre Guardiano)
LEONORA: Più tranquilla, l'alma sento Dacché premo questa terra; De' fantasmi lo spavento Più non provo farmi guerra . . . Più non sorge sanguinante Di mio padre l'ombre innante, Né terribile l'ascolto La sua figlia maledir.
GUARDIANO: Sempre indarno qui rivolto Fu di Satana l'ardir.
LEONORA: Perciò tomba qui desio Fra le rupi ov'altra visse.
GUARDIANO: Che! Sapete?
LEONORA: Cleto il disse.
GUARDIANO: E volete . . .
LEONORA: Darmi a Dio.
GUARDIANO: Guai per chi si lascia illudere Dal delirio d'un momento! Più fatal per voi sì giovane Giungerebbe il pentimento.
LEONORA: Ah, tranquilla l'alma sento, ecc.
GUARDIANO: Guai per chi si lascia illudere. Guai! Chi può leggere il futuro? Chi immutabil farvi il core? E l'amante?
LEONORA: Involontario M'uccise il genitor.
GUARDIANO: E il fratello?
LEONORA: La mia morte Di sua mano egli giurò.
GUARDIANO: Meglio a voi le sante porte Schiuda un chiostro.
LEONORA: Un chiostro? No! Se voi scacciate questa pentita Andrò per balze, girdando aita, Ricovro ai monti, cibo alle selve. E fin le belve ne avran pietà. Ah, sì, del cielo qui udii la voce: "Salvati all'ombra di questa croce." Voi mi scacciate? È questo il porto. Chi tal conforto mi toglierà?
GUARDIANO: A te sia gloria, o Dio clemente, Padre dei miseri onnipossente. A cui sgabello sono le sfere! Il tuo volere si compirà! È fermo il voto?
LEONORA: È fermo.
GUARDIANO: V'accolga dunque Iddio.
LEONORA: Bontà divina!
GUARDIANO: Sol io saprò chi siate. Tra le rupi è uno speco; ivi starete. Presso una fonte, al settimo dì, scarso cibo porrovvi io stesso.
LEONORA: V'andiamo.
GUARDIANO: (verso la porta) Melitone? (a Melitone che comparisce) Tutti i fratelli con ardenti ceri, Dov' è l'ara maggiore, Nel tempio si raccolgan del Signore. (Melitone rientra) Sull'alba il piede all'eremo Solinga volgerete; Ma pria dal pane angelico Conforto all'alma avrete. Le sante lane a cingere Ite, e sia forte il cor. Sul nuovo calle a reggervi V'assisterà il Signor.
(Entra nel Convento, e ne ritorna subito portando un abito da Francescano che presenta a Leonora)
LEONORA: Tua grazia, o Dio. Sorride alla regetta! O, gaudio insolito! Io son ribenedetta! Già sento in me rinascere A nuova vita il cor; Plaudite, o cori angelici, Mi perdonò il Signor. (Entrano nella stanza del portinaio).
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