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Francesco Maria Piave La forza del destino IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena ottava. Don Alvaro e Don Carlo
CARLO: Capitano . . .
ALVARO: Chi mi chiama? (Riconosce Carlo) Voi, che si larghe cure mi prodigaste.
CARLO: La ferita vostra Sanata è appieno?
ALVARO: Sì.
CARLO: Forte?
ALVARO: Quale prima.
CARLO: Sosterreste un duel?
ALVARO: Con chi?
CARLO: Nemici non avete?
ALVARO: Tutti ne abbiam . . . ma a stento comprendo . . .
CARLO: No? Messaggio non v'inviava Don Alvaro, l'Indiano?
ALVARO: Oh tradimento! Sleale! Il segreto fu dunque violato?
CARLO: Fu illeso quel piego, L'effigie ha parlato. Don Carlos di Vargas, tremate io sono.
ALVARO: D'ardite minacce Non m'agito al suono.
CARLO: Usciamo all'istante. Un deve morire.
ALVARO: La morte disprezzo, Ma duolmi inveire Contr'uom che per primo Amistade m'offria.
CARLO: No, no, profanato Tal nome non sia.
ALVARO: Non io, fu il destino, Che il padre v'ha ucciso. Non io che sedussi Quell'angiol d'amore. Ne guardano entrambi, E dal paradiso Ch'io sono innocente Vi dicono al core.
CARLO: Adunque colei?
ALVARO: La notte fatale Io caddi per doppia Ferita mortale; Guaritone, un anno In traccia ne andai, Ahimé, ch'era spenta Leonora trovai.
CARLO: Menzogna, menzogna! La suora - Ospitavala antica parente. Vi giunsi, ma tardi . . .
ALVARO: Ed ella?
CARLO: Fuggente.
ALVARO: (trasalendo) E vive! Ella vive, gran Dio!
CARLO: Sì, vive.
ALVARO: Don Carlo, amico, il fremito Ch'ogni mia fibra scuote, Vi dica che quest' anima Infame esser non puote. Vive! Gran Dio, quell'angelo . . .
CARLO: Ma in breve morirà. Ella vive, ma in breve morirà.
ALVARO: No, d'un imene il vincolo Stringa fra noi la speme; E s'ella vive, insieme Cerchiamo ove fuggì. Giuro che illustre origine Equale a voi mi rende, E che il mio stemma splende Come rifulge il di.
CARLO: Stolto! Fra noi dischiudesi Insanguinato avello. Come chiamar fratello Chi tanto a me rapì? D'eccelsa o vile origine. È d'uopo ch'io vi spegna, E dopo voi l'indegna Che il sangue suo tradi.
ALVARO: Che dite?
CARLO: Ella morrà.
ALVARO: Tacete!
CARLO: Il giuro a Dio: morrà l'infame.
ALVARO: Voi pria cadrete nel fatal certame.
CARLO: Morte! ov'io non cada esanime Leonora giungerò Tinto ancor del vostro sangue Questo acciar le immergerò.
ALVARO: Morte! Sì! Col brando mio Un sicario ucciderò; Il pensier volgete a Dio. L'ora vostra alfin suonò.
TUTTI E DUE: A morte! Andiam! (Sguainano le spade e si battono furiosamente).
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