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Antonio Somma Un ballo in maschera IntraText CT - Lettura del testo |
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ATTO PRIMO
Quadro primo. Ufficiali, Gentiluomini, Horn, Ribbing, Oscar, gustavo
In fondo, l'ingresso nelle stanze del re. È il mattino. Deputati, gentiluomini, popolani, ufficialli; sul dinanzi, Horn, Ribbing e loro ardenti. Tutti aspettano che si desti il re.
UFFICIALI, GENTILUOMINI: Posa in pace, a' bei sogni ristora, O Gustavo, il tuo nobile cor. A te scudo su questa dimora Sta d'un vergine mondo l'amor.
HORN, RIBBING, E LORO ADERENTI: E sta l'odio che prepara il fio, Ripensando ai caduti per te. Come speri, disceso l'oblio Sulle tombe infelici non è. (Entra Oscar dalla stanze del re)
OSCAR: S'avanza il re.
GUSTAVO (salutando gli astanti) Amici miei . . . Soldati . . . (ai deputati nel ricevere delle suppliche) E voi del par diletti a me! Porgete: A me s'aspetta; io deggio Su' miei figli vegliar, perché sia pago Ogni voto, se giusto. Bello il poter non è, che de' soggetti Le lagrime non terge, e ad incorrotta Gloria non mira.
OSCAR (a Gustavo): Leggere vi piaccia Delle danze l'invito.
GUSTAVO: Avresti alcuna Beltà dimenticato?
OSCAR: (porgendogli un foglio) Eccovi i nomi.
GUSTAVO: (leggendo, tra sé) (Amelia . . . ah, dessa ancor! L'anima mia In lei rapita ogni grandezza oblia! La rivedrà nell'estasi Raggiante di pallore . . . E qui sonar d'amore La sua parola udrà. O dolce notte, scendere Tu puoi gemmata a festa: Ma la mia stella è questa Che il ciel non ha!)
HORN, RIBBING E LORO ADERENTI: (sommessamente) L'ora non è, ché tutto Qui d'operar ne toglie Dalle nemiche soglie Meglio l'uscir sarà.
OSCAR, UFFICIALI, GENTILUOMINI: Con generoso affetto Entro se stesso assorto, Il nostro bene oggetto De' suoi pensier farà.
GUSTAVO: (Ah! E qui sonar d'amore La sua parola udrà) (ad Oscar) Il cenno mio di là con essi attendi.
(Tutti s'allontanano. Oscar esce per ultimo e incontra Anckarström al limitare)
OSCAR: (a Anckarström) Libero è il varco a voi.
ANCKARSTRöM: (Deh, come triste appar!)
GUSTAVO: (Amelia!)
ANCKARSTRöM: (chinandosi) Sire . . .
GUSTAVO: (O ciel! lo sposo suo!)
ANCKARSTRÖM: (accostandosi) Turbato il mio Signor, mentre dovunque il nome suo Inclito suona?
GUSTAVO: Per la gloria è molto, Nulla per col. Segreta, acerba cura M'opprime.
ANCKARSTRÖM: E d'onde?
GUSTAVO: Ah no . . . non più . . .
ANCKARSTRÖM: Dirolla Io la cagion.
GUSTAVO: (Gran Dio!)
ANCKARSTRÖM: So tutto . . .
GUSTAVO: E che?
ANCKARSTRÖM: So tutto. Già questa soglia istessa Non t'è securo asilo.
GUSTAVO: Prosegui.
ANCKARSTRÖM: Un reo disegno Nell'ombre si matura, I giorni tuoi minaccia.
GUSTAVO: (con gioia) Ah! . . . gli è di ciò che parli? Altro non sai?
ANCKARSTRÖM: Se udir ti piace i nomi . . .
GUSTAVO: Che importa? Io li disprezzo.
ANCKARSTRÖM: Svelarli è mio dover.
GUSTAVO: Taci: nel sangue Contaminarmi allor dovrei. Non fia, Nol vo'. Del popol mio L'amor mi guardi e mi protegga Iddio.
ANCKARSTRÖM: Alla vita che t'arride Di speranze e gaudio piena, D'altre mille e mille vite Il destino s'incatena! Te perduto, ov'è la patria Col suo splendido avvenir? E sarà dovunque, sempre Chiuso il varco alle ferite, Perché scudo del tuo petto È del popolo l'affetto? Dell'amor più desto è l'odio Le sue vittime a colpir.
OSCAR: (all'entrata) Il primo giudice.
GUSTAVO: S'avanzi.
GIUDICE: (offrendogli dispacci a firmare) Sire!
GUSTAVO: Che leggo! . . . il bando ad una donna! Or d'onde? Qual è il suo nome? . . . di che rea?
GIUDICE: S'appella Ulrica, dell'immondo Sangue gitano.
OSCAR: Intorno a cui s'affollano Tutte le stirpi. Del futuro l'alta Divinatrice . . .
GIUDICE: Che nell'antro abbietto Chiama i peggiori, d'ogni reo consiglio Sospetta già. Dovuto è a lei l'esiglio, Né muta il voto mio.
GUSTAVO: (ad Oscar) Che ne di' tu?
OSCAR: Difenderla vogl'io. Volta la terrea Fronte alle stelle, Come sfavilla La sua pupilla, Quando alle belle Il fin predice Mesto o felice Dei loro amor! È con Lucifero D'accordo ognor.
GUSTAVO: Che vaga coppia . . . Che protettor!
OSCAR: Chi la profetica Sua gonna afferra, O passi 'l mare, Voli alla guerra, Le sue vicende Soavi, amare Da questa apprende Nel dubbio cor. È con Lucifero D'accordo ognor.
GIUDICE: Sia condannata!
OSCAR: (verso il re) Assolverla degnate.
GUSTAVO: Ebben, tutti chiamate: Or v'apro un mio pensier.
(Anckarström ed Oscar invitano a rientrar gli usciti)
GUSTAVO: Signori: oggi d'Ulrica Alla magioni v'invito, Ma sotto altro vestito; Io là sarò.
ANCKARSTRÖM: Davver?
GUSTAVO: SÏ, vo' gustar la scena.
ANCKARSTRÖM: L'idea non è prudente.
OSCAR: La trovo anzi eccellente, Feconda di piacer.
ANCKARSTRÖM: Te ravvisar taluno Ivi potria.
GUSTAVO: Qual tema!
HORN E RIBBING: (sogghignando) Ve', ve', di tutto trema Codesto consiglier.
GUSTAVO: (ad Oscar) E tu m'appronta un abito Da pescator.
HORN, RIBBING E LORO ADERENTI: (sottovoce) Chi sia Che alla vendetta l'adito Non s'apra alfin colà?
GUSTAVO: Ogni cura si doni al diletto, E s'accorra nel magico tetto: Tra la folla de' creduli ognuno S'abbandoni e folleggi con me.
ANCKARSTRÖM: E s'accorra, ma vegli 'l sospetto Sui perigli che fremono intorno, Ma protegga il magnanimo petto Di chi nulla paventa per sé.
OSCAR: L'indovina ne dice di belle, E sta ben che l'interroghi anch'io; Sentirò se m'arridon le stelle, Di che sorti benefica m'è.
GUSTAVO: Ogni cura si doni al piacer.
ANCKARSTRÖM: E s'accorra e si vegli.
GUSTAVO: Dunque, signori, aspettovi, Incognito, alle tre Nell'antro dell'oracolo, Della gran maga al piè.
OSCAR, UFFICIALI, GENTILUOMINI: Teco sarem di subito, Incogniti, alle tre Nell'antro dell'oracolo, Della gran maga al piè.
ANCKARSTRÖM: E s'accorra, ma vegli 'l sospetto ecc.
HORN, RIBBING E LORO ADERENTI: Senza posa vegliamo all'intento, Né si perda ove scocchi il momento. Forse l'astro che regge il suo fato Nell'abisso là spegnersi de'.
GUSTAVO: Alle tre nell'antro dell'oracolo. Ogni cura si doni al diletto, E s'accorra al fatidico tetto: Per un di si folleggi, si scherzi, Mai la vita più cara non è.
UFFICIALI, GENTILUOMINI: Sì! Alfin brilli d'un po' di follia Questa vita che il cielo ne diè.
ANCKARSTRÖM: Ma protegga il magnanimo petto Di chi nulla paventa per sé.
OSCAR: Sentirò se m'arridon le stelle, Qual presagio le dettan per me.
HORN, RIBBING E LORO ADERENTI: Forse l'astro che regge il suo fato Nell'abisso là spegnersi de'.
TUTTI: Alle tre, alle tre.
GUSTAVO: Dunque, signori, aspettovi, ecc.
TUTTI GLI ALTRI: Teco sarem di subito, ecc. |
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