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Francesco Maria Piave
Traviata

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  • ATTO PRIMO
    • Scena quinta. Violetta sola
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Scena quinta. Violetta sola

 

VIOLETTA:

È strano! è strano! in core

Scolpiti ho quegli accenti!

Sarìa per me sventura un serio amore?

Che risolvi, o turbata anima mia?

Null'uomo ancora t'accendeva O gioia

Ch'io non conobbi, essere amata amando!

E sdegnarla poss'io

Per l'aride follie del viver mio?

Ah, fors'è lui che l'anima

Solinga ne' tumulti

Godea sovente pingere

De' suoi colori occulti!

Lui che modesto e vigile

All'egre soglie ascese,

E nuova febbre accese,

Destandomi all'amor.

A quell'amor ch'è palpito

Dell'universo intero,

Misterioso, altero,

Croce e delizia al cor.

A me fanciulla, un candido

E trepido desire

Questi effigiò dolcissimo

Signor dell'avvenire,

Quando ne' cieli il raggio

Di sua beltà vedea,

E tutta me pascea

Di quel divino error.

Sentìa che amore è palpito

Dell'universo intero,

Misterioso, altero,

Croce e delizia al cor!

(Resta concentrata un istante, poi dice)

Follie! follie delirio vano è questo!

Povera donna, sola

Abbandonata in questo

Popoloso deserto

Che appellano Parigi,

Che spero or più?

Che far degg'io!

Gioire,

Di voluttà nei vortici perire.

Sempre libera degg'io

Folleggiar di gioia in gioia,

Vo' che scorra il viver mio

Pei sentieri del piacer,

Nasca il giorno, o il giorno muoia,

Sempre lieta ne' ritrovi

A diletti sempre nuovi

Dee volare il mio pensier.

(Entra a sinistra)


 




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