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Francesco Maria Piave
Traviata

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  • ATTO SECONDO
    • Scena quinta. Violetta, quindi il signor Germont introdotto da Giuseppe che avanza due sedie e riparte
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Scena quinta. Violetta, quindi il signor Germont introdotto da Giuseppe che avanza due sedie e riparte

 

VIOLETTA: (leggendo la lettera)

Ah, ah, scopriva Flora il mio ritiro!

E m'invita a danzar per questa sera!

Invan m'aspetterà

(Getta il foglio sul tavolino e siede)

 

ANNINA:

È qui un signore

 

VIOLETTA:

Ah! sarà lui che attendo.

(Accenna a Giuseppe d'introdurlo)

 

GERMONT:

Madamigella Valéry?

 

VIOLETTA:

Son io.

 

GERMONT:

D'Alfredo il padre in me vedete!

 

VIOLETTA: (Sorpresa, gli accenna di sedere)

Voi!

 

GERMONT: (sedendo)

Sì, dell'incauto, che a ruina corre,

Ammaliato da voi.

 

VIOLETTA: (alzandosi risentita)

Donna son io, signore, ed in mia casa;

Ch'io vi lasci assentite,

Più per voi che per me.

(per uscire)

 

GERMONT:

(Quai modi!) Pure

 

VIOLETTA:

Tratto in error voi foste.

(Toma a sedere)

 

GERMONT:

De' suoi beni

Dono vuol farvi

 

VIOLETTA:

Non l'osò finora

Rifiuterei.

 

GERMONT: (guardandosi intorno)

Pur tanto lusso

 

VIOLETTA:

A tutti

È mistero quest'atto

A voi nol sia.

(Gli le carte)

 

GERMONT: (dopo averle scorse coll'occhio)

Ciel! che discopro!

D'ogni vostro avere

Or volete spogliarvi?

Ah, il passato perché, perché v'accusa?

 

VIOLETTA: (con entusiasmo)

Più non esiste or amo Alfredo, e Dio

Lo cancellò col pentimento mio.

 

GERMONT:

Nobili sensi invero!

 

VIOLETTA:

Oh, come dolce

Mi suona il vostro accento!

 

GERMONT: (alzandosi)

Ed a tai sensi

Un sacrificio chieggo

 

VIOLETTA: (alzandosi)

Ah no, tacete

Terribil cosa chiedereste certo

Il previdi... v'attesi... era felice...

Troppo...

 

GERMONT:

D'Alfredo il padre

La sorte, l'avvenir domanda or qui

De' suoi due figli.

 

VIOLETTA:

Di due figli!

 

GERMONT:

Sì.

Pura siccome un angelo

Iddio mi die' una figlia;

Se Alfredo nega riedere

In seno alla famiglia,

L'amato e amante giovane,

Cui sposa andar dovea,

Or si ricusa al vincolo

Che lieti ne rendea

Deh, non mutate in triboli

Le rose dell'amor.

Ai preghi miei resistere

Non voglia il vostro cor.

 

VIOLETTA:

Ah, comprendo dovrò per alcun tempo

Da Alfredo allontanarmi... doloroso

Fora per me... pur...

 

GERMONT:

Non è ciò che chiedo.

 

VIOLETTA:

Cielo, che più cercate? offersi assai!

 

GERMONT:

Pur non basta

 

VIOLETTA:

Volete che per sempre a lui rinunzi?

 

GERMONT:

È d'uopo!

 

VIOLETTA:

Ah, no giammai!

Non sapete quale affetto

Vivo, immenso m'arda in petto?

Che né amici, né parenti

Io non conto tra i viventi?

E che Alfredo m'ha giurato

Che in lui tutto io troverò?

Non sapete che colpita

D'altro morbo è la mia vita?

Che già presso il fin ne vedo?

Ch'io mi separi da Alfredo?

Ah, il supplizio è si spietato,

Che morir preferirò.

 

GERMONT:

È grave il sacrifizio,

Ma pur tranquilla udite

Bella voi siete e giovane...

Col tempo...

 

VIOLETTA:

Ah, più non dite

V'intendo... m'è impossibile

Lui solo amar vogl'io.

 

GERMONT:

Sia pure... ma volubile

Sovente è l'uom

 

VIOLETTA: (colpita)

Gran Dio!

 

GERMONT:

Un , quando le veneri

Il tempo avrà fugate,

Fia presto il tedio a sorgere

Che sarà allor? pensate

Per voi non avran balsamo

I più soavi affetti|

Poiché dal ciel non furono

Tai nodi benedetti.

 

VIOLETTA:

È vero!

 

GERMONT:

Ah, dunque sperdasi

Tal sogno seduttore

Siate di mia famiglia

L'angiol consolatore

Violetta, deh, pensateci,

Ne siete in tempo ancor.

È Dio che ispira, o giovine

Tai detti a un genitor.

 

VIOLETTA: (con estremo dolore)

(Così alla misera - ch'è un caduta,

Di più risorgere - speranza è muta!

Se pur beneficio - le indulga Iddio,

L'uomo implacabile - per lei sarà)

(a Germont, piangendo)

Dite alla giovine - sì bella e pura

Ch'avvi una vittima - della sventura,

Cui resta un unico - raggio di bene

Che a lei il sacrifica - e che morrà!

 

GERMONT:

Sì, piangi, o misera - supremo, il veggo,

È il sacrificio - ch'ora io ti chieggo.

Sento nell'anima - già le tue pene;

Coraggio e il nobile - cor vincerà.

(Silenzio)

 

VIOLETTA:

Or imponete.

 

GERMONT:

Non amarlo ditegli.

 

VIOLETTA:

Nol crederà.

 

GERMONT:

Partite.

 

VIOLETTA:

Seguirammi.

 

GERMONT:

Allor...

 

VIOLETTA:

Qual figlia m'abbracciate forte

Così sarò.

(S'abbracciano)

Tra breve ei vi fia reso,

Ma afflitto oltre ogni dire. A suo conforto

Di colà volerete.

(Indicandogli il giardino, va per scrivere)

 

GERMONT:

Che pensate?

 

VIOLETTA:

Sapendol, v'opporreste al pensier mio.

 

GERMONT:

Generosa! e per voi che far poss'io?

 

VIOLETTA: (tornando a lui)

Morrò! la mia memoria

Non fia ch'ei maledica,

Se le mie pene orribili

Vi sia chi almen gli dica.

 

GERMONT:

No, generosa, vivere,

E lieta voi dovrete,

Merce' di queste lagrime

Dal cielo un giorno avrete.

 

VIOLETTA:

Conosca il sacrifizio

Ch'io consumai d'amor

Che sarà suo fin l'ultimo

Sospiro del mio cor.

 

GERMONT:

Premiato il sacrifizio

Sarà del vostro amor;

D'un opra così nobile

Sarete fiera allor.

 

VIOLETTA:

Qui giunge alcun: partite!

 

GERMONT:

Ah, grato v'è il cor mio!

 

VIOLETTA:

Non ci vedrem più forse.

(S'abbracciano)

 

A DUE:

Siate felice Addio!

 

(Germont esce per la porta del giardino)

 





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