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Francesco Maria Piave Macbeth IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena tredicesima. Lady Macbeth, Macbeth stravolto con un pugnale in mano
MACBETH: Tutto è finito! (Si avvicina a Lady e le dice sottovoce:) Fatal mia donna! un murmure, Com'io non intendesti?
LADY: Del gufo udii lo stridere... Testé che mai dicesti?
MACBETH: Io?
LADY: Dianzi udirti parvemi.
MACBETH: Mentre io scendea?
LADY: Si! si!
MACBETH: Di! nella stanza attigua Chi dorme?
LADY: Il regal figlio...
Macbeth: (guardandosi le mani) O vista, o vista orribile!
LADY: Storna da questo il ciglio...
MACBETH: Nel sonno udii che oravano I cortigiani, e: Dio Sempre ne assista, ei dissero; Amen dir volli anch'io, Ma la parola indocile Gelò sui labbri miei.
LADY: Follie!
MACBETH: Perché ripetere Quell'Amen non potei?
LADY: Follie, follie che sperdono I primi rai del dì.
MACBETH: Allora questa voce m'intesi nel petto: Avrai per guanciali sol vepri, o Macbetto! Il sonno per sempre, Glamis, uccidesti! Non v'è che vigilia, Caudore , per te!
LADY: Ma dimmi, altra voce non parti d'udire? Sei vano, o Macbetto, ma privo d'ardire: Glamis, a mezz'opra vacilli, t'arresti, Fanciul vanitoso, Caudore, tu se'.
MACBETH: Vendetta! tuonarmi com'angeli d'ira, Udrò di Duncano le sante virtù.
LADY: (Quell'animo trema, combatte, delira... Chi mai lo direbbe l'invitto che fu?) (a Macbeth) Il pugnal là riportate... Le sue guardie insanguinate... Che l'accusa in lor ricada.
MACBETH: Io colà?... non posso entrar!
LADY: Dammi il ferro. (Strappa dalle mani di Macbeth il pugnale, ed entra nelle stanze del Re)
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