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Achille Torelli I mariti IntraText CT - Lettura del testo |
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SCENA PRIMA Il duca, la duchessa, seduti in fondo, e Felice. IL DUCA (levandosi, appoggiandosi al bastone e non potendo resistere in piedi per la gotta. Rigido nell'aspetto e nel tratto) Viene o non viene questo dottore? FELICE Si è fermato un momento al primo piano per visitare la signora Emma che si sentiva... FELICE Credo poco bene, Eccellenza. FELICE Eccellenza no, è levata. IL DUCA (rabbioso) Un bicchier d'acqua. (Felice va via) Anche Emma, adesso! - Assolutamente non posso stare né seduto né in piedi! - (Prendendo una gazzetta dalla tavola presso cui sta seduto) Ecco... ecco a che punto si doveva venire! - (Legge) «Stamane all'alba ebbe luogo un duello alla sciabola fra un gentiluomo della nostra aristocrazia e un ufficiale della nostra marina militare: le conseguenze furono tristissime. Il barone d'I... è stato ferito da un fendente che gli ha spaccato ciglia, pupilla e naso. A meno che non avvenga una congestione cerebrale, i medici assicurano la vita del ferito. - Per delicatezza noi taciamo la cagione dello scontro: ma non possiamo [fare] a meno di esprimere il disgusto di tutti gli uomini seri per l'abuso che presentemente si fa del duello, a Napoli piú che altrove, dove giovani ben nati s'espongono a perdere una vita che potrebbero impiegar meglio, e ufficiali d'onore un'esistenza che dovrebbero spendere interamente pel loro paese». - Capisci a che siamo? Dunque si sa la causa del duello fra il barone d'Isola e Di Riverbella; e se non ci fosse un po' di delicatezza da parte di questo gazzettiere, sarebbe a quest'ora pubblicata e spacciata per le vie. - Ed ecco il nostro nome in balía di tutti, in dominio del pubblico! - Ecco compiuto il romanzo del decoro di una moglie, compromesso dal marito e salvato da un innamorato! - Compiuta la vergogna di un marito che se ne sta in disparte con le mani in tasca, mentre due innamorati si battono! - Quando la baronessa Rita era stata tanto gentildonna da dirvi una volta: diffidate di mio marito, bisognava diffidare, pel... santo del mio nome! LA DUCHESSA Ma non poteva diffidare di Errico, che si era condotto proprio da gentiluomo... IL DUCA Non ci sono piú gentiluomini al giorno d'oggi! - Il mondo va sossopra! LA DUCHESSA Filippo mio, il tuo giusto dispiacere ti fa diventare ingiusto! IL DUCA Non me ne parlate! Dovevo vivere settant'anni per avvedermi che la razza, il sangue, non sono che una corbelleria! Non ammetto piú sangue, io! Pel sangue de' miei antenati, mi vanto di razza tanto pura quanto quella del conte di Chambord, e vedete mio figlio! Vedete se c'è bifolco riuscito meglio di lui! - (Entra Felice) Educazione, educazione vuol essere, e non sangue! (Beve qualche sorso dal bicchiere che gli porge Felice). Metteteci del limone... molto limone! - (Felice torna ad andarsene) Perché non siete andata a Castelletto voi sola? - Perché farvi accompagnare da Errico? LA DUCHESSA Sola... fuori di città... di sera... Ho conosciuto Errico da bambino... e... IL DUCA Oggi è un uomo, e de' piú pericolosi, perché un uomo d'onore e di valore! E proprio la virtú e il valore fanno breccia nel cuore delle donne oneste e virtuose! - Ma che forse debbo insegnare le nozioni elementari della previdenza alla duchessa mia moglie? Ma dunque sono invecchiato io solo in questa casa? LA DUCHESSA (levandosi da sedere) Duca, la vostra esasperazione può farvi scusare... ma sono anch'io troppo addolorata... e non voglio aggiungere a tanti dispiaceri quello che mio marito mi parli nel modo che fa, la prima volta dopo quarant'anni! (Si ritira dalla sinistra. - Felice ritorna dalla comune). IL DUCA (pentito, s'alza a stento, non sa che fare, prende il bicchiere, beve; fa una boccaccia) Troppo limone! - Fatene un'altra... (esasperassimo). FELICE (umiliato) La vuol da Lorenzo e... non da me, vostra Eccellenza? IL DUCA La voglio da voi! Quando mi vedete in questi momenti, non voglio che mi vegga e mi avvicini nessun altro che voi... Non so se capite! - (Felice accenna di sí, sospira, e si ritira nel fondo) Felice!... Felice! - Supplicate la duchessa di ritornare qui un momento... (Fa per camminare e non può). Non posso io... (Felice va via). Anche lui... Anche lui (accennando Felice) che vide nascere Alfredo, quando poi l'ha visto far mille stravizi... È vero che me n'ha avvertito... ma doveva insistere... Anche lui ne ha colpa! - (Entra la duchessa. - Egli tenta nuovamente d'alzarsi; essa s'avvicina premurosa a lui) Perdonami, Matilde!... (le bacia la mano). Non mi riconosco piú... Alfredo che sta male... questo scandalo del duello... quello della separazione di Giulia e di Teodoro... Non sono piú io... non sono piú io... Perdonami! - (Da in pianto. La duchessa lo abbraccia, piangendo. Felice, in fondo, si passa la mano sugli occhi; - un altro servo si presenta sull'uscio. Felice gli accenna d'andar subito via; - lo segue fuori la stanza, e torna poi a fare l'ambasciata al duca). FELICE Eccellenza, il signor marchese Teodoro è fuori... IL DUCA Venga avanti. - Scusa, Matilde, mandami qui Giulia... Felice, fate pregare mio genero, don Fabio, di salire da me, alle due... (Felice va via dalla comune). LA DUCHESSA Non so se Giulia può in questo momento... C'è la baronessa d'Isola che parte, ed è venuta a congedarsi... IL DUCA Per qualche minuto fa' tu compagnia alla baronessa e manda Giulia qui. - Scusa... (le stringe di nuovo la mano, sorridendole) Non sei in collera... non è vero? LA DUCHESSA In collera?... (Gli sorride affettuosamente, gli stringe la mano e va via. - Entra Teodoro dalla comune).
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