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Achille Torelli I mariti IntraText CT - Lettura del testo |
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SCENA PRIMA Felice in iscena; Fabio ed Emma, entrando da sinistra. FELICE Non la credo ancora levata, illustrissimo... FELICE Oh!... Sua Eccellenza si leva tutte le mattine all'alba e va nella selva a far la posta a qualche beccaccia... EMMA (di cattivo umore) La mia cameriera? FELICE È arrivata pocanzi; ma siccome non sapevamo che l'Eccellenze loro sarebbero venute per l'appunto stamane, cosí non sono ancora preparate le loro stanze... EMMA (con bizza) Bisogna avvisare un mese prima per trovare alloggio a Castelletto? Non ci son piú le nostre stanze? FELICE Ecco... Mi permetto fare osservare a Vostra Eccellenza, che venuta qui la signora baronessa d'Isola, la duchessa ordinò che si cedessero le loro stanze alla baronessa. FABIO Cara mia, non abbiamo avvisato nessuno, e il torto è nostro. - (A Felice) Passate l'ambasciata alla baronessa d'Isola che sono ai suoi ordini. (Felice va via. Ad Emma) Volete sedere? EMMA (di mala grazia) Grazie... (siede sul canapè). FABIO Volete qualche cosa? È l'ora della vostra colazione... FABIO Volete ch'io vada a fare per voi la posta a qualche beccaccia? EMMA Non torna conto... non v'incomodate... FABIO (le siede accanto) Mi portate il broncio perché vi ho condotta qui? EMMA Che ci venga, qui, papà duca per fare i conti coi fattori, passi; ma noi? Che ci facciamo? Non saprei... D'inverno poi! FABIO Un luogo di delizie come questo... EMMA Oh sí! le querce, gli aranceti, il ruscello, l'usignuolo... sono cose talmente belle, che... divengono brutte. FABIO Questo luogo vi ha visto nascere... Vi sono forse odiosi i ricordi dell'infanzia? Arrivando qui vi ho veduto accogliere la povera Ghita, la vostra sorella di latte, in un modo... in un modo che, a dirvela schietta, vi fa torto! - Quella povera ragazza si è slanciata a baciarvi le mani con un'effusione d'affetto, che non si poteva maggiore; ogni suo gesto, ogni suo sguardo, parevano dirvi: quanto sono beata di rivedervi, quanto vi amo!... E voi lí gelata, non guardandola neanche, le avete lasciato baciare la vostra mano, cioè il vostro guanto... Mi son voltato a guardare: la povera Ghita aveva due lagrimoni che le rigavano le guance... EMMA Sto nervosa, ecco! - Non è mica la Ghita che non amo... FABIO Allora chi è? FABIO Per caso, avrei la disgrazia d'essere io? Non rispondete? Sapevo che non eravate cieca di passione per me, ma non che mi odiaste; se no... EMMA E perché mi avete sposata? FABIO Perché con tutti i vostri difetti, e non sono pochi... EMMA Anche? FABIO Sotto l'apparente vostra leggerezza, avete qualche cosa che mi è guarentigia della vostra condotta avvenire: avete quella fiammella che si chiama cuore... EMMA Oh, ne sono tutta commossa! FABIO Qui sta vostra madre; e poi... avevo promesso alla baronessa d'Isola di ricondurla a Napoli... EMMA Oh bravo! Ditemi questo per ricordarmi che una volta volevate sposare Rita d'Isola... Vi avverto che non sono punto gelosa! FABIO Per suscitare il vostro amore per me, io non ho bisogno di adoperare mezzi cosí meschini... EMMA Non lo so davvero! - So che vi siete cacciato fra due esseri che s'amavano; e credete che questo sia un bel modo per farsi voler bene? FABIO Se io mi fossi accorto che il signor Ernesto di Rogheredi fosse stato un giovane serio, e non già un ragazzo leggero e vanitoso, per non dir peggio, avrei rispettato il vostro cosiddetto amore. - Ma che speranze aveva e poteva avere su voi il signor Di Rogheredi? Rispondetemi, via! EMMA Che so... l'avvenire... il caso... FABIO Ah il caso! - Fidare nel caso! Bell'appoggio il caso! L'appoggio di tutti i poltroni e gl'imbecilli! - La fortuna l'aspettano dal caso: un terno al lotto o una cartella di tombola! - E, senza aver neanche l'idea di mettersi a lavorare, circuiscono una povera ragazza, la innamorano, le giurano amore eterno... Ma non l'amano, no! - perché se l'amassero davvero, darebbero la vita per farsi quel patrimonio che s'aspettano dal caso. - In noi, cara Emma, non vive soltanto l'anima: «Una capanna e il suo cuore» è una bella frase, ma l'hanno inventata i poeti, e i poeti, su per giú, sono un mucchio di poltroni! - Invece un uomo veramente innamorato e veramente onesto, dice: «Un regno e il suo cuore»; e il regno non mica per me, ma per lei; l'agiatezza non per me, ma per la salute di chi sarà la madre de' miei figliuoli; la ricchezza non per me e non per lei, ma per l'educazione, la felicità, la vita della nostra prole!... Ecco come la pensa un uomo veramente innamorato e veramente onesto. EMMA Per conseguenza, secondo voi, noialtre donne non dobbiamo amare senza fare i conti prima? FABIO Voi donne non avete a saper niente di tutto questo! - Per esser bella la donna non deve che dare il suo cuore: il resto spetta all'uomo. - Per lui non basta la sola offerta del cuore, se vuol mantenersi all'altezza dove la natura l'ha posto. - Ma, buon dio, vedeteli questi matrimonii di uomini che non sanno far altro che amare... cioè non sanno far altro che dirlo! - Passata la luna di miele, le privazioni, il pentimento, gli affanni, la miseria... La miseria! - E sapete che è la miseria? Il disgusto fra gli sposi, l'allontanamento del marito, l'abbandono dei figli, la di... so... ne... stà della moglie; perché su cento donne alle prese col bisogno, novanta divengono disoneste... No, no, credete a me, Emma, l'uomo che sa amare, sa lavorare! EMMA Cosicché se non si è ricchi, non si può pigliar moglie? Bella conclusione! - E non vedete il nostro fattore, il padre della Ghita? è povero, ma felice con la sua famigliuola... FABIO Ma, buon dio, la miseria è tutt'altra cosa che la povertà: il vostro fattore è povero, ma non miserabile, perché la metà di ciò che guadagna basta a lui e alla sua famiglia; invece Ernesto di Rogheredi non è povero, ma è miserabile, perché il doppio di quel che possiede non basterebbe ai suoi vizii. EMMA Scusate: ma che merito è il vostro? Nasceste ricco e perciò avete potuto sposarmi! FABIO Scusate voi! Non nacqui punto ricco. - Alla sua morte mio padre mi lasciò in grado di campare del mio; ma mi aveva già data un'educazione che avrebbe fruttato quel che ci vuole per mantenere una famiglia: l'eredità che dovrebbero lasciare tutti i padri! - E quell'educazione ha fruttato; ed oggi io sono tanto ricco da poter lasciare la stessa eredità a piú di un figliuolo... se voi sarete tanto compiacente da darmene... FABIO Ma siccome al mondo non si può aver tutto, cosí mia moglie non mi ama... EMMA Sono leggera e non voglio essere altro! FABIO Oh, v'ingannate! - Se avessi avuto menomamente il dubbio che non poteste mai esser altro che leggera, non vi avrei fatto l'onore di darvi il mio nome! (La guarda severamente). EMMA (ribellandosi) L'onore poi... io... che sono nata... una... (Dominata dallo sguardo di Fabio, da sé con dispetto) (È curiosa che me ne impone costui!) FABIO (tornando gentile) Ma pure... se desiderate di tornare a Napoli... EMMA Lo voglio!... anzi... lo vorrei... FABIO Vi ringrazio di quel condizionale. - Ma ecco... Debbo andare alla villa del povero Gioiosi per farvi apporre i suggelli; sono dieci buone miglia da qui... (Guarda l'orologio) Sarò di ritorno verso le tre; e se avrete ancora la volontà di tornarvene a Napoli... FABIO Solo che non so come andare alla villa Gioiosi... a meno che non voglia far scoppiare i nostri cavalli, se dovranno rifare la via da qui a Napoli... Ah! qui ci ha da essere il mio Moro, che vostro fratello Alfredo ha guarito con una cura prodigiosa! - Un avvocato, in funzione, a cavallo, ciò non è molto serio... Ma pazienza! Se non altro mi terrete conto di questo...
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