[Cesare conferma le stesse cose per lettere
al collegio de' cardinali reiterando la domanda d'un concilio]
Scrisse ancora l'imperatore, sotto il 6
ottobre, al collegio de' cardinali, sentir grandissimo dolore che il papa,
scordato della dignità pontificia, cercasse turbar la tranquillità publica, e
mentre egli pensava per l'accordo fatto col re di Francia aver ridotto tutto 'l
mondo in pace, gli fossero sopravenute lettere dal pontefice, quali mai
averebbe creduto dover uscir da un padre commune e vicario di Cristo, le quali
ancora ha creduto esser state deliberate non senza loro conseglio, pensando che
il pontefice non tratti cose di tanto momento, senza communicargliele. Perilché
si è molto turbato, vedendo che da un pontefice e da padri di tanta religione
procedessero guerre, minaccie e perniciosi consegli contra un imperatore
protettore della Chiesa, e tanto benemerito, il qual, per compiacer loro, in
Vormazia otturò le orecchie alle preghiere postegli da tutta la Germania contra
le oppressioni e gravami che pativa dalla corte romana, non tenendo conto delle
oneste dimande fattegli, che fosse convocato un concilio per ovviare alle
sudette oppressioni, che sarebbe ovviate insieme all'eresia luterana. Che per
servigio della Sede romana ha proibito il convento che la Germania aveva
intimato in Spira, prevedendo che sarebbe stato un principio di separar la
Germania dall'obedienza romana, et ha divertito i pensieri di quei prencipi col
promettergli il concilio. Di che avendo scritto al pontefice e datogli conto,
la Santità Sua lo ringraziò che avesse vietato il convento di Spira, e lo pregò
a differir di parlar di concilio a tempo piú opportuno. Et egli, per compiacer
alla Santità Sua, tenne piú conto di sodisfarlo, che delle preci della Germania
tanto necessarie; e con tutto ciò il papa gli scriveva ora lettere piene di
querele et imputazioni, dimandandogli anco cose che non poteva con giustizia e
con sicurtà sua concedere; delle quali lettere manda loro la copia, avendo
voluto significargli il tutto, acciò che sovvengano alla cristianità cadente e
si adoprino a divertir il pontefice da cosí perniciosa deliberazione; nella
quale se persevererà immobile, lo essortino alla convocazione del concilio; a
che quando non voglia condescendere, secondo l'ordine della legge, ricerca Loro
Paternità Reverendissime et il sacro collegio che, negando o differendo il
pontefice la convocazione, debbiano convocarlo esse, servato il debito ordine.
Perché se esse negheranno di concedergli questa giusta dimanda o differiranno
piú di quello che sia conveniente, egli provederà con l'autorità imperiale,
usando i rimedii giusti et opportuni. Fu presentata questa lettera a 12 di
decembre nel consistorio et insieme, anco nel medesimo luogo, fu presentato al
pontefice un duplicato della lettera che fu consegnata al noncio in Granata.
Furono immediate stampate in diversi
luoghi di Germania, Spagna et Italia tutte queste lettere e n'andarono per mano
degli uomini molti essemplari. Le persone che, se ben osservano li accidenti
del mondo, non sono però di molta capacità e sogliono viver e regolarsi dagli
essempii d'altri e massime delli grandi, e che per le demonstrazioni fatte da
Carlo contra i luterani, cosí in Vormazia come in altre occasioni, a favore del
pontificato, tenevano che per religione e conscienzia Carlo favorisse la parte
del papa, veduta la mutazione dell'imperatore restarono pieni di scandolo,
massime per quel che diceva, aver otturato l'orrecchie alle oneste preghiere di
Germania per far piacere al pontefice. Et i ben intendenti ebbero openione che
quella Maestà non fosse stata ben consegliata a divulgar un tanto arcano e dar
occasione al mondo di credere che la riverenza dimostrata verso il papa era
un'arte di governo, coperta di manto della religione. Et oltre ciò aspettavano
che per quelle lettere si dovesse veder qualche gran risentimento del
pontefice, avendo l'imperatore toccati due grand'arcani del pontificato: l'uno,
appellando dal papa al futuro concilio contra le constituzioni di Pio e Giulio
secondi; l'altro, avendo invitato i cardinali a convocar concilio in caso della
negativa data o dilazione interposta dal pontefice; et era necessario che
questo principio tirasse seco gran consequenti.
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