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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro primo
    • [I protestanti presentano alla dieta la lor confessione]
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[I protestanti presentano alla dieta la lor confessione]

All'orazione del legato, di ordine dell'imperatore e della dieta, rispose il Magontino: che Cesare, per debito di supremo avvocato della Chiesa, tenterà tutti i mezi per componere le discordie, impiegherà tutte le sue forze nella guerra contra turchi, e tutti i prencipi si giongeranno con lui operando fattamente che le loro azzioni saranno approvate da Dio e dal papa. Udite doppo questo altre legazioni, l'elettor di Sassonia, con gli altri prencipi e città protestanti congionte seco, presentò all'imperatore la confessione della loro fede scritta in latino e tedesco, facendo instanzia che fosse letta, né volendo l'imperatore che si leggesse in quel publico, fu rimesso questo al giorno seguente, quando il legato, per non ricever qualche pregiudicio, non volle intervenire, ma congregati i prencipi inanzi all'imperatore in una sala capace di circa 200 persone, fu ad alta voce letta, e le città che seguivano la dottrina di Zuinglio separatamente presentarono la confessione della loro fede, non differente dalla sudetta, se non nell'articolo dell'eucaristia.

La confessione de' prencipi, che poi da questo comizio dove fu letta si chiamò augustana, conteneva due patti: nella prima erano esposti gli articoli della loro fede in numero 21 dell'unità divina, del peccato originale, dell'incarnazione, della giustificazione, del ministerio evangelico, della Chiesa, del ministerio de' sacramenti, del battesimo, dell'eucaristia, della confessione, della penitenzia, dell'uso de' sacramenti, dell'ordine ecclesiastico, de' riti della Chiesa, della republica civile, del giudicio finale, del libero arbitrio, della causa del peccato, della fede e buone opere, del culto de' santi. Nella seconda erano esplicati i dogmi differenti della Chiesa romana e gli abusi che i confessionisti reprobavano; e questi erano esplicati in articoli 7, assai longamente distesi: della santa communione, del matrimonio de' preti, della messa, della confessione, della distinzione de' cibi, de' voti monacali e della giurisdizzione ecclesiastica. Si offerivano in fine, bisognando, di presentar ancora informazione piú ampla. Ma nel proemio di essa esposero aver messo in scritto la sua confessione per obedir alla proposta di Sua Maestà che tutti dovessero presentargli la loro openione; e però, se anco li altri prencipi daranno in scritto le loro, sono apparecchiati di conferir amicabilmente per venir ad una concordia; alla quale quando non si possi pervenire, avendo la Sua Maestà in tutte le precedenti diete fatto intender di non poter determinare e concludere alcuna cosa in materia di religione, per diversi rispetti allora allegati, ma ben esser per operare col pontefice romano che sia congregato un concilio generale, e finalmente avendo fatto dir nel convento di Spira che, essendo vicino a componersi le differenzie tra Sua Maestà e l'istesso pontefice, non si poteva piú dubitare che il papa non fosse per acconsentir al concilio, si offerivano di comparire e di render ragione e difender la loro causa in un tal general, libero e cristiano consesso, del quale si è sempre trattato nelle diete celebrate gli anni del suo imperio. Al qual concilio anco, et a Sua Maestà insieme, hanno in debita forma di ragione appellato; alla qual appellazione ancora aderiscono, non intendendo né per questo trattato, né per alcun altro abandonarla, se la differenzia non sarà prima in carità ridotta a concordia cristiana

In quel giorno non si passò ad altro atto. Ma l'imperatore, prima che far risoluzione alcuna, volle aver l'aviso del legato; il qual letta e considerata con i teologi, d'Italia condotti, la confessione, se ben il giudicio loro fu che si dovesse oppugnare e publicare sotto nome di lui una censura, con tutto ciò egli, prevedendo che averebbe dato occasione di maggiori tumulti, e dicendo chiaramente che quanto alla dottrina in buona parte la differenzia gli pareva verbale e poco importava il dir piú ad un modo che ad altro e non esser ragionevole che la Sede apostolica entri in parte nelle dispute delle scole, non consentí che il suo nome fosse posto nelle contenzioni. Et all'imperatore fece risposta che non faceva bisogno per allora entrar in stretto essamine della dottrina, ma considerare l'essempio che s'averebbe dato a tutti li spiriti inquieti e sottili, a' quali non averebbono mancato infinite altre novità da proporre con non minore verisimilitudine, le quali avidamente sarebbono state udite per il prurito d'orrecchie che eccitano nel mondo le novità. E quanto agli abusi notati, il correggerli causerebbe maggiori inconvenienti di quelli che si pensa rimediare. Il suo parere esser che, essendo letta la dottrina de' luterani, per levare il pregiudizio fosse letta una confutazione parimente, la quale non si publicasse in copie, per non aprir strada alle dispute, e s'attendesse col mezo del negozio ad operare che i protestanti ancora s'astenessero dal caminar piú inanzi, proponendo favori e minaccie. Ma la confessione letta, negli animi de' catolici che l'udirono fece diversi effetti: alcuni ebbero i protestanti per piú empii di quello che si erano persuaso prima che fossero informati delle loro particolari opinioni; altri, in contrario, rimessero molto del cattivo concetto in che gli avevano, riputando i loro sensi non tanto assurdi quanto avevano stimato, anzi, quanto a gran parte degli abusi confessavano che con ragione erano ripresi. Non è da tralasciare, che 'l cardinal Matteo Langi, arcivescovo di Salzburg, a tutti diceva esser onesta la riforma della messa e conveniente la libertà ne' cibi e giusta la dimanda d'esser sgravati di tanti precetti umani, ma che un misero monaco riformi tutti non esser cosa da sopportare. E Cornelio Scopero, secretario dell'imperatore, disse che se i predicatori protestanti avessero danari, facilmente comprarebbono dagli italiani qual religione piú gli piacesse, ma senza oro non potevano sperare che la loro potesse rilucere nel mondo.

 

 




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