[I protestanti presentano alla dieta la
lor confessione]
All'orazione del legato, di ordine
dell'imperatore e della dieta, rispose il Magontino: che Cesare, per debito di
supremo avvocato della Chiesa, tenterà tutti i mezi per componere le discordie,
impiegherà tutte le sue forze nella guerra contra turchi, e tutti i prencipi si
giongeranno con lui operando sí fattamente che le loro azzioni saranno
approvate da Dio e dal papa. Udite doppo questo altre legazioni, l'elettor di
Sassonia, con gli altri prencipi e città protestanti congionte seco, presentò
all'imperatore la confessione della loro fede scritta in latino e tedesco,
facendo instanzia che fosse letta, né volendo l'imperatore che si leggesse in
quel publico, fu rimesso questo al giorno seguente, quando il legato, per non
ricever qualche pregiudicio, non volle intervenire, ma congregati i prencipi
inanzi all'imperatore in una sala capace di circa 200 persone, fu ad alta voce
letta, e le città che seguivano la dottrina di Zuinglio separatamente
presentarono la confessione della loro fede, non differente dalla sudetta, se
non nell'articolo dell'eucaristia.
La confessione de' prencipi, che poi da
questo comizio dove fu letta si chiamò augustana, conteneva due patti: nella
prima erano esposti gli articoli della loro fede in numero 21 dell'unità
divina, del peccato originale, dell'incarnazione, della giustificazione, del
ministerio evangelico, della Chiesa, del ministerio de' sacramenti, del
battesimo, dell'eucaristia, della confessione, della penitenzia, dell'uso de'
sacramenti, dell'ordine ecclesiastico, de' riti della Chiesa, della republica
civile, del giudicio finale, del libero arbitrio, della causa del peccato,
della fede e buone opere, del culto de' santi. Nella seconda erano esplicati i
dogmi differenti della Chiesa romana e gli abusi che i confessionisti
reprobavano; e questi erano esplicati in articoli 7, assai longamente distesi:
della santa communione, del matrimonio de' preti, della messa, della
confessione, della distinzione de' cibi, de' voti monacali e della
giurisdizzione ecclesiastica. Si offerivano in fine, bisognando, di presentar
ancora informazione piú ampla. Ma nel proemio di essa esposero aver messo in
scritto la sua confessione per obedir alla proposta di Sua Maestà che tutti
dovessero presentargli la loro openione; e però, se anco li altri prencipi
daranno in scritto le loro, sono apparecchiati di conferir amicabilmente per
venir ad una concordia; alla quale quando non si possi pervenire, avendo la Sua
Maestà in tutte le precedenti diete fatto intender di non poter determinare e
concludere alcuna cosa in materia di religione, per diversi rispetti allora
allegati, ma ben esser per operare col pontefice romano che sia congregato un
concilio generale, e finalmente avendo fatto dir nel convento di Spira che,
essendo vicino a componersi le differenzie tra Sua Maestà e l'istesso
pontefice, non si poteva piú dubitare che il papa non fosse per acconsentir al
concilio, si offerivano di comparire e di render ragione e difender la loro
causa in un tal general, libero e cristiano consesso, del quale si è sempre
trattato nelle diete celebrate gli anni del suo imperio. Al qual concilio anco,
et a Sua Maestà insieme, hanno in debita forma di ragione appellato; alla qual
appellazione ancora aderiscono, non intendendo né per questo trattato, né per
alcun altro abandonarla, se la differenzia non sarà prima in carità ridotta a
concordia cristiana
In quel giorno non si passò ad altro atto.
Ma l'imperatore, prima che far risoluzione alcuna, volle aver l'aviso del
legato; il qual letta e considerata con i teologi, d'Italia condotti, la
confessione, se ben il giudicio loro fu che si dovesse oppugnare e publicare
sotto nome di lui una censura, con tutto ciò egli, prevedendo che averebbe dato
occasione di maggiori tumulti, e dicendo chiaramente che quanto alla dottrina
in buona parte la differenzia gli pareva verbale e poco importava il dir piú ad
un modo che ad altro e non esser ragionevole che la Sede apostolica entri in
parte nelle dispute delle scole, non consentí che il suo nome fosse posto nelle
contenzioni. Et all'imperatore fece risposta che non faceva bisogno per allora
entrar in stretto essamine della dottrina, ma considerare l'essempio che
s'averebbe dato a tutti li spiriti inquieti e sottili, a' quali non averebbono
mancato infinite altre novità da proporre con non minore verisimilitudine, le
quali avidamente sarebbono state udite per il prurito d'orrecchie che eccitano
nel mondo le novità. E quanto agli abusi notati, il correggerli causerebbe
maggiori inconvenienti di quelli che si pensa rimediare. Il suo parere esser
che, essendo letta la dottrina de' luterani, per levare il pregiudizio fosse
letta una confutazione parimente, la quale non si publicasse in copie, per non
aprir strada alle dispute, e s'attendesse col mezo del negozio ad operare che i
protestanti ancora s'astenessero dal caminar piú inanzi, proponendo favori e
minaccie. Ma la confessione letta, negli animi de' catolici che l'udirono fece
diversi effetti: alcuni ebbero i protestanti per piú empii di quello che si
erano persuaso prima che fossero informati delle loro particolari opinioni;
altri, in contrario, rimessero molto del cattivo concetto in che gli avevano,
riputando i loro sensi non tanto assurdi quanto avevano stimato, anzi, quanto a
gran parte degli abusi confessavano che con ragione erano ripresi. Non è da
tralasciare, che 'l cardinal Matteo Langi, arcivescovo di Salzburg, a tutti
diceva esser onesta la riforma della messa e conveniente la libertà ne' cibi e
giusta la dimanda d'esser sgravati di tanti precetti umani, ma che un misero
monaco riformi tutti non esser cosa da sopportare. E Cornelio Scopero,
secretario dell'imperatore, disse che se i predicatori protestanti avessero
danari, facilmente comprarebbono dagli italiani qual religione piú gli
piacesse, ma senza oro non potevano sperare che la loro potesse rilucere nel
mondo.
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