[Cesare, seguendo il parer del legato,
fa rifiutar detta confessione]
Cesare, conforme al conseglio del legato,
approvato da' conseglieri proprii ancora, desideroso di componer il tutto con
la negoziazione, cercò prima di separar gli ambasciatori delle città dalla
congionzione con i prencipi; il che non essendo riuscito, fece far una
confutazione della scrittura de' protestanti et una altra a parte di quella che
produssero le città, e convocata tutta la dieta, disse a' protestanti d'aver
considerato la confessione presentatagli e dato ordine ad alcuni pii et eruditi
di doverne far il loro giudicio; e qui fece legger una confutazione d'essa,
nella quale, tassate molte delle opinioni loro, nel fine si confessava nella
Chiesa romana esser alcune cose che meritavano emendazione, alle quali Cesare
prometteva che sarebbe proveduto; e però dovessero i protestanti rimettersi a lui
e ritornar alla Chiesa, certificandoli che ottenerebbono ogni loro giusta
dimanda; ma altrimenti facendo, egli non mancarebbe di mostrarsi protettore e
defensore di quella.
I prencipi protestanti s'offerirono pronti
per far tutto quello che si poteva, salva la conscienzia, e se con la Scrittura
divina in mano gli fosse mostrato esser qualche errore nella loro dottrina, di
correggerlo, o se vi fosse bisogno di maggiore dichiarazione, dicchiararla. E
perché de' capi proposti da loro, alcuni nella confutazione gli erano concessi,
altri rifiutati, se delle confutazioni gli fosse data copia, si esplicarebbono
piú chiaramente.
Dopo molte trattazioni finalmente furono
eletti 7 de' catolici e 7 de' protestanti, i quali conferissero insieme per
trovar modo di composizione; né potendo convenire, il numero fu ristretto a 3
per parte; e se ben furono accordati alcuni pochi ponti di dottrina meno
importanti et altre cose leggieri appartenenti ad alcuni riti, finalmente si
vidde che la conferenza non poteva in modo alcuno terminar a concordia, perché
nissuna delle parti si disponeva a conceder le cose importanti all'altra.
Consumati molti giorni in questa trattazione, fu letta la confutazione della
confessione presentata dalle città; la qual udita, gli ambasciatori di quelle
risposero che erano recitati molti articoli della loro scrittura altrimenti che
da loro erano stati scritti, e tirate a cattivo senso molte altre delle cose da
loro proposte per rendergli odiosi. Alle quali obiezzioni tutte averebbono
risposto, se gli fosse data copia della confutazione; fra tanto pregare che non
si voglia credere calonnia, ma aspettare d'udire la loro difesa. Fu negato di
dargli copia, con dire che Cesare non vuole permettere che le cose della
religione siano poste in disputa.
Tentò l'imperatore, per via della
prattica, di persuader i prencipi, massime con dire che essi erano pochi e la
loro dottrina nuova. che era stata sufficientemente confutata in questa dieta;
esser grande l'ardire loro di voler dannar d'errore et eresia e falsa religione
l'imperial Maestà, tanti prencipi e stati di Germania, co' quali comparati essi
non fanno numero; e quello che è peggio, aver anco per eretici i loro proprii
padri e maggiori, e dimandar concilio, ma nondimeno tra tanto volendo caminar
inanzi negli errori. Le quali persuasioni non giovando, poiché negavano la loro
dottrina esser nuova et i riti della romana Chiesa essere antichi, Cesare,
mettendo in opera gli altri rimedii consegliati dal legato Campeggio, fece
trattar con ciascuno a parte, proponendo qualche sodisfazzione nelle cose di
loro interesse molto desiderate, et anco mettendo loro inanzi diverse
opposizioni et attraversamenti che egli averebbe eccitati alle cose loro,
mentre persistessero fermi nella risoluzione di non riunirsi alla Chiesa. Ma, o
perché quei prencipi pensassero di far ben i fatti loro perseverando, o pur
perché anteponessero ad ogni altro interesse il conservar la religione appresa,
gli ufficii, se ben potenti, non partorirono effetto. Nemeno poté ottener
Cesare da loro che si contentassero di conceder nelle loro terre l'essercizio
della religione romana, sino al concilio, che egli prometteva doversi intimare
fra 6 mesi, avendo i protestanti penetrato ciò esser invenzione del legato
pontificio, il qual non potendo ottener di presente il suo intento, giudicava
far assai se, con stabilir in ogni luogo l'uso della dottrina romana, mettesse
confusione ne' popoli già alienati, onde restasse la via aperta alli accidenti
che potessero dar occasione d'estirpar la nuova. Perché, quanto alla promessa
d'intimar il concilio fra 6 mesi, sapeva ben che molti impedimenti s'averebbono
potuto alla giornata pretendere per metter dilazione, e finalmente per deluder
ogni aspettazione.
Non avendosi potuto concludere alcuna
cosa, partirono i protestanti in fine d'ottobre, e Cesare fece un editto per
stabilimento degli antichi riti della religione catolica romana; il quale
insomma conteneva: che non si mutasse cosa alcuna nella messa, nel sacramento
della confirmazione e dell'estrema onzione, che le imagini non fossero levate
d'alcun luogo e le levate fossero riposte, che non fosse lecito negar il libero
arbitrio, né meno tener opinione che la sola fede giustifica, che si
conservassero i sacramenti, le ceremonie, i riti, l'essequie de' morti nel medesimo
modo, che i beneficii si dessero a persone idonee, e che i preti maritati o
lascino le mogli, o siano soggetti al bando, tutte le vendite de' beni della
Chiesa et altre usurpazioni siano irritate, nell'insegnar e predicar non si
possi uscir di questi termini, ma si essorti il popolo ad udir la messa,
invocar la Vergine Maria e gli altri santi, osservar le feste e digiuni, dove i
monasterii et altri sacri edificii sono stati destrutti, siano reedificati, e
sia ricercato il pontefice di far il concilio et inanzi 6 mesi intimarlo in
luogo idoneo, e doppo, fra un anno al piú longo, dargli principio; che tutte
queste cose siano ferme e stabili, e nissuna appellazione o eccezzione che se
gli faccia contra abbia luogo, e che per conservar questo decreto ogni uno
debbia metter tutte le sue forze e facoltà e la vita ancora et il sangue, e la
camera proceda contra chi s'opponerà.
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