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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro primo
    • [Il papa, mal sodisfatto di Cesare, per la riputazione simula desiderar il concilio]
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[Il papa, mal sodisfatto di Cesare, per la riputazione simula desiderar il concilio]

Il pontefice, avuta notizia delle cose nella dieta successe per aviso del suo legato, fu toccato d'un interno dispiacere d'animo, scoprendo che se ben Carlo aveva ricevuto il suo conseglio, usando l'imperio e minacciando la forza, però non aveva proceduto come avvocato della Chiesa romana, al quale non appartiene prender cognizione della causa, ma esser mero essecutore de' decreti del pontefice; a che era affatto contrario l'aver ricevuto e fatto legger le confessioni e l'aver instituito colloquio per accordar le differenze. Si doleva sopra modo che alcuni ponti fossero accordati, e maggiormente che avesse acconsentito l'abolizione d'alcuni riti, parendogli che l'autorità pontificia fosse violata quando cose di tanto momento sono trattate senza participazione sua; se almeno l'autorità del suo legato fosse intervenuta, s'averebbe potuto tolerare. Considerava appresso che l'aver a ciò consentito i prelati, era con sommo suo pregiudicio, e sopra tutto gli premeva la promessa del concilio, tanto aborrito da lui: nella quale, se ben pareva fatta onorevole menzione dell'autorità sua, però l'aver prescritto il tempo di 6 mesi a convocarlo e d'un anno a principiarlo era metter mano in quello che è proprio del pontefice e far l'imperatore principale et il papa ministro. Osservando questi principii, concluse che poco buona speranza poteva aver nelle cose di Germania, ma che conveniva pensare ad un defensivo, acciò il male non passasse all'altre parti del corpo della Chiesa. E poiché non si poteva rifar altrimenti il passato, era prudenza non mostrar che fosse contra suo voler, ma farsene esso autore, dovendo in tal modo ricever minor percossa nella riputazione.

Per tanto diede conto delle cose passate a tutti i re e prencipi, spedendo sue lettere sotto il primo decembre, tutte dell'istesso tenore: che sperava potersi estinguer l'eresia luterana con la presenzia di Cesare, e che per tal causa principalmente era andato a Bologna per fargliene instanzia, se ben lo conosceva in ciò da se stesso assai animato; ma avendo avisi dell'imperatore e del Campeggio, suo legato, che i protestanti si sono fatti piú ostinati, esso, avendo communicato il tutto con i cardinali et insieme con loro avendo chiaramente veduto che non vi resta altro rimedio se non l'usato da' maggiori, cioè un generale concilio, per tanto gli essorta ad aiutar con la presenzia loro, o veramente per mezo di ambasciatori nel concilio che si convocherà, una causa cosí santa che egli quanto prima si potrà ha deliberato metter in effetto, intimando un generale e libero concilio in qualche luogo commodo in Italia. Le lettere del pontefice furono a tutto 'l mondo note, facendo opera i ministri pontificii in ogni luogo che passassero a notizia di tutti; non perché né il papa né la corte desiderassero o volessero applicar l'animo al concilio, dal quale erano alienissimi, ma per trattener gli uomini, acciò con l'aspettazione che gli abusi et inconvenienti sarebbono presto rimediati, restassero fermi nell'ubidienzia. Però pochi restarono ingannati, non essendo difficile scoprire che l'instanzia fatta a prencipi di mandare ambasciatori ad un concilio, del quale non era determinatotempoluogo né modo, era troppo affettata prevenzione.

 

 




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