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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro primo
    • [Cesare conosce la necessità del concilio e lo richiede a Clemente]
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[Cesare conosce la necessità del concilio e lo richiede a Clemente]

In Germania si negoziò la concordia de' protestanti con gli altri dalli elettori di Mogonza e palatino, e molte scritture furono fatte e mutate, perché non davano intiera sodisfazzione né all'una né all'altra parte. Il che fece venir Cesare in resoluzione che 'l concilio fusse sommamente necessario, e conferita la sua deliberazione col re di Francia, mandò uomo in posta a Roma per trattarne col pontefice e col collegio de' cardinali. Non faceva l'imperatore capitale di luogo prescritto né di altra condizione speciale, purché la Germania restasse sodisfatta, che i protestanti vi intervenissero e sottomettessero; la qual sodisfazzione il re ancora diceva esser giusta e s'offeriva per coadiuvare. Fu esposta l'ambasciata al pontefice in questi termini: che avendo tentato l'imperatore ogni altra via per riunire i protestanti alla Chiesa, avendo adoperato l'imperio, le minaccie, gli ufficii et il mezo della giustizia ancora, non restando piú se non o la guerra o il concilio, né potendo venir alle arme, poiché le preparazioni che faceva il turco contra lui lo proibivano, era necessitato ricorrere all'altro partito, e però pregar la Sua Santità che, imitando i suoi predecessori, si contentasse di conceder un concilio al quale i protestanti non facessero difficoltà di sottomettersi, avendo loro piú volte offerto di star alla determinazione d'uno libero, nel quale debbiano esser giudici persone non interessate.

Il papa, che in modo alcuno non voleva concilio, udita la ricchiesta, non potendo darvi aperta negativa, acconsentí, ma in modo che sapeva che non sarebbe accettato. Propose per luogo una delle città dello Stato ecclesiastico, nominando Bologna, Parma overo Piacenza, città capaci di ricever una moltitudine et opulenti per nodrirla e d'aria salubre e con territorio amplo circostante, dove i protestanti non dovevano far difficoltà d'andare per dover esser uditi; a quali egli averebbe dato pieno et ampio salvocondotto, e si sarebbe trovato ancora in persona, acciò le cose fussero trattate con pace cristiana e non fusse fatto torto ad alcuno. Non poter in alcun modo consentire di celebrarlo in Germania, perché l'Italia non comportarebbe d'esser posposta, e la Spagna e Francia, che nelle cose ecclesiastiche cedono all'Italia per la prerogativa del pontificato che è proprio di quella, non vorrebbono ceder alla Germania, e sarebbe poco stimata l'autorità di quel concilio dove vi fussero soli tedeschi e pochi d'altra nazione, perché indubitatamente italiani, francesi e spagnoli non s'indurrebbono ad andarvi. La medicina non si mette nella potestà dell'infermo, ma del medico; per il che la Germania, corrotta per la moltiplicità e varietà delle nuove opinioni, non potrebbe dare in questa materia buon giudicio come l'Italia, Francia e Spagna che sono ancora incorrotte e perseverano tutte intiere nella soggezzione della Sede apostolica, la quale è madre e maestra di tutti i cristiani. Quanto al modo di definire le cose in concilio, diceva il pontefice non esser necessario trattar altro, non potendo in questo nascere difficoltà, se non si voleva far una nuova forma di concilio, non piú nella Chiesa usata: esser cosa chiara che nel concilio non hanno voto se non i vescovi, per dritto del canone, e gli abbati, per consuetudine, et alcuni altri per privilegio ponteficio; gli altri, che pretendono esser uditi, debbono sottomettersi alla determinazione di questi, facendosi ogni decreto per nome della sinodo, se il papa non interviene in persona; ché essendovi la sua presenza, ogni decreto si spedisce sotto suo nome, con la sola approbazione de' padri della sinodo. I cardinali ancora parlavano nell'istesso tenore, sempre però interponendo qualche ragione a mostrare che 'l concilio non era necessario, stante la determinazione di Leone, la qual essequendo, tutto sarebbe rimediato: e chi ricusa di rimettersi alla determinazione del papa, massime seguita col conseglio de' cardinali, maggiormente sprezzarà ogni decreto conciliare. Vedersi chiaro che i protestanti non chiamano concilio, se non per interpor tempo all'essecuzione dell'editto di Vormazia: perché sanno bene che il concilio non potrà far altro che approvare quello che Leone ha terminato, se non vorrà esser conciliabolo, come tutti quelli che si sono scostati dalla dottrina et ubedienzia pontificia.

L'ambasciator cesareo, per trovar temperamento, ebbe molti congressi col pontefice e con due cardinali, da quello sopra ciò deputati. Considerò che non l'Italia, né la Francia, né la Spagna avevano il bisogno di concilio, né lo ricchiedevano; però non era in proposito metter in conto i loro rispetti; che per medicar i mali di Germania era ricercato, a' quali dovendo esser proporzionato, conveniva eleger luogo dove tutta quella nazione potesse intervenire; che quanto alle altre, bastavano i soggetti principali, poiché di quelle non si trattava; che le città proposte erano dotate di ottime qualità, ma lontane da Germania, e quantonque la fede di Sua Santità dovesse assicurar ogni uno, però i protestanti esser insospettiti per diverse ragioni, e vecchie e nuove, tra quali riputavano la minima che Leone X, suo cugino, già gli aveva condannati e dichiarati eretici. E se ben tutte le ragioni si risolvono con questo solo, che sopra la fede del pontefice ogni uno debbe acquetarsi, nondimeno la Santità Sua, per la molta prudenza e maneggio delle cose, poteva conoscer esser necessario condescendere all'imperfezzione degli altri, e, compassionando, accommodarsi a quello che, quantonque secondo il rigore non è debito, però secondo l'equità è conveniente. E quanto a' voti deliberativi del concilio, discorreva che, essendo introdotti per consuetudine e parte per privilegio, s'apriva un gran campo a lui d'essercitar la sua benignità, introducendo altra consuetudine piú propria a' presenti tempi. Perché, se già gli abbati per consuetudine furono admessi per essere gli piú dotti et intendenti della religione, la ragione vuole che al presente si faccia l'istesso con persone d'ugual o maggior dottrina, se ben senza titolo abbaciale. Ma il privilegio dar materia di sodisfar ogni uno, perché concedendo simile privilegio a qualonque persona che possi far il servigio di Dio in quella congregazione, si farà apponto un concilio pio e cristiano come il mondo desidera.

 

 




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