[Cesare chiede libertà a' protestanti
fin al concilio]
A queste ragioni essendo risposto con i
motivi detti di sopra, non poté Cesare ottener altro dal pontefice, onde restò
per allora il negozio imperfetto, et attese l'imperatore a sollecitar il
trattato di concordia incomminciato; il quale ridotto a buon termine, instando
la guerra turchesca, fu publicata finalmente la composizione alli 23 di luglio
che fosse pace commune e publica tra la Cesarea Maestà e tutti li Stati
dell'Imperio di Germania, cosí ecclesiastici come secolari, sino ad un
generale, libero e cristiano concilio, e fra tanto nissuno per causa di
religione possi mover guerra all'altro, né prenderlo o spogliarlo o assediarlo,
ma tra tutti sia vera amicizia et unità cristiana. Che Cesare debbia procurar
che 'l concilio sia intimato fra 6 mesi e fra un anno incomminciato. Il che se
non si potesse fare, tutti li stati dell'Imperio siano chiamati et adunati per
deliberare quello che si doverà fare, cosí nella materia del concilio come
nelle altre cose necessarie. Che Cesare debbia suspendere tutti i processi
giudiciali in causa di religione fatti dal suo fiscale o da altri contra
l'elettore di Sassonia e suoi congionti, sino al futuro concilio overo alla
deliberazione sudetta delli stati.
Dall'altra parte l'elettor di Sassonia e
gli altri prencipi e città promettessero di servare questa publica pace con
buona fede e render a Cesare la debita ubedienza e conveniente aiuto contra il
Turco; la qual pace Cesare con sue lettere date alli 2 d'agosto ratificò e
confermò; sospese anco tutti li processi, promettendo di dar opera per la
convocazione del concilio fra sei mesi, e per il principio fra un anno. Diede
anco conto a' prencipi catolici della legazione mandata a Roma per la
celebrazione del concilio, soggiongendo che per ancora non si erano potute
accordar alcune difficoltà molto grandi circa il modo e luogo. Però
continuerebbe operando che si risolvessero e che il pontefice venisse alla
convocazione, sperando che non sarebbe per mancar al bisogno della republica et
al suo ufficio; ma quando ciò non riuscisse, intimerebbe un'altra dieta per
trovarvi rimedio.
Fu questa la prima libertà di religione
che gli aderenti alla confessione di Lutero, chiamata augustana, ottennero con
publico decreto, del quale variamente si parlava per il mondo. A Roma era
ripreso l'imperatore d'aver messo (dicevano) la falce nel seminato d'altri,
essendo ogni prencipe obligato con strettissimi legami di censure
all'estirpazione de' condannati dal pontefice romano; in che debbono ponere
l'aver, lo Stato e la vita e tanto piú gli imperatori che fanno di ciò
giuramenti tanto solenni. Ai quali avendo contravenuto Carlo con inaudito
essempio, doversi temere di vederne presto la celeste vendetta. Ma altri
commendavano la pietà e la prudenza dell'imperatore, il qual avesse anteposto
il pericolo imminente al nome cristiano per le arme de' turchi, che de diretto
oppugnano la religione, a' quali non averebbe potuto resistere senza assicurar
i protestanti, cristiani essi ancora, se ben differenti dalli altri in qualche
riti particolari, differenzia tolerabile. La massima tanto decantata in Roma,
che convenga piú perseguitar gli eretici che gli infideli, essere ben
accommodata al dominio pontificio, non però al beneficio della cristianità.
Alcuni anco, senza considerare a' turchi, dicevano li regni e prencipati non
doversi governare con le leggi et interessi de' preti, piú d'ogni altro
interessati nella propria grandezza e commodi, ma secondo l'essigenza del
publico bene, quale alle volte ricerca la toleranza di qualche difetto. Esser
il debito d'ogni prencipe cristiano l'operare ugualmente che i soggetti suoi
tengano la vera fede, come anco che osservino tutti i commandamenti divini, e
non piú quello che questo. Con tutto ciò, quando un vizio non si può estirpare
senza ruina dello Stato, esser grato alla Maestà divina che sia permesso, né
esser maggior l'obligo di punir gli eretici che i fornicatori, quali se si
permettono per publica quiete, non esser maggior inconveniente se si
permetteranno quelli che non tengono tutte le nostre opinioni. E quantonque non
sia facile allegare essempio de' prencipi che abbiano ciò fatto da 800 anni in
qua, chi risguarderà però i tempi inanzi, lo vederà fatto da tutti e
lodevolmente, quando la necessità ha costretto. Se Carlo, doppo aver tentato
per 11 anni di rimediare alle dissensioni della religione con ogni mezo, non ha
potuto ottenerlo, chi potrà riprenderlo che, per esperimentare anco quello che
si può far col concilio, abbia tra tanto stabilita la pace in Germania per non
vederla andar in rovina? Non saper governar un prencipato altri che il proprio
prencipe, il qual solo vede tutte le necessità. Distruggerà sempre lo Stato suo
qualonque lo governerà risguardando gli interessi d'altri: tanto riuscerebbe il
governar Germania secondo che i romani desiderano, come governar Roma a gusto
de' tedeschi.
A nissuno che leggerà questo successo
doverà esser maraviglia se questi e molti altri discorsi passavano per mente
delli uomini, essendo cosa che a tutti tocca nell'interno, poiché si tratta se
ciascuna delle reggioni cristiane debbiano esser governate come il loro bisogno
et utilità ricercano, o se siano serve d'una sola città, per mantener le
commodità della quale debbiano le altre spendere se stesse et anco desolarsi. I
tempi seguenti hanno dato e daranno in perpetuo documenti che la risoluzione
dell'imperatore fu conforme a tutte le leggi divine et umane. Il pontefice, che
di questo ne fu piú di tutti turbato, come quello che di governo di Stato era
intendentissimo, vidde bene di non avere ragione di querelarsi, ma insieme anco
concluse che gli interessi suoi non potevano convenire con quei dell'imperatore
e però nell'animo s'alienò totalmente da lui.
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