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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro primo
    • [Cesare chiede libertà a' protestanti fin al concilio]
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[Cesare chiede libertà a' protestanti fin al concilio]

A queste ragioni essendo risposto con i motivi detti di sopra, non poté Cesare ottener altro dal pontefice, onde restò per allora il negozio imperfetto, et attese l'imperatore a sollecitar il trattato di concordia incomminciato; il quale ridotto a buon termine, instando la guerra turchesca, fu publicata finalmente la composizione alli 23 di luglio che fosse pace commune e publica tra la Cesarea Maestà e tutti li Stati dell'Imperio di Germania, cosí ecclesiastici come secolari, sino ad un generale, libero e cristiano concilio, e fra tanto nissuno per causa di religione possi mover guerra all'altro, né prenderlo o spogliarlo o assediarlo, ma tra tutti sia vera amicizia et unità cristiana. Che Cesare debbia procurar che 'l concilio sia intimato fra 6 mesi e fra un anno incomminciato. Il che se non si potesse fare, tutti li stati dell'Imperio siano chiamati et adunati per deliberare quello che si doverà fare, cosí nella materia del concilio come nelle altre cose necessarie. Che Cesare debbia suspendere tutti i processi giudiciali in causa di religione fatti dal suo fiscale o da altri contra l'elettore di Sassonia e suoi congionti, sino al futuro concilio overo alla deliberazione sudetta delli stati.

Dall'altra parte l'elettor di Sassonia e gli altri prencipi e città promettessero di servare questa publica pace con buona fede e render a Cesare la debita ubedienza e conveniente aiuto contra il Turco; la qual pace Cesare con sue lettere date alli 2 d'agosto ratificò e confermò; sospese anco tutti li processi, promettendo di dar opera per la convocazione del concilio fra sei mesi, e per il principio fra un anno. Diede anco conto a' prencipi catolici della legazione mandata a Roma per la celebrazione del concilio, soggiongendo che per ancora non si erano potute accordar alcune difficoltà molto grandi circa il modo e luogo. Però continuerebbe operando che si risolvessero e che il pontefice venisse alla convocazione, sperando che non sarebbe per mancar al bisogno della republica et al suo ufficio; ma quando ciò non riuscisse, intimerebbe un'altra dieta per trovarvi rimedio.

Fu questa la prima libertà di religione che gli aderenti alla confessione di Lutero, chiamata augustana, ottennero con publico decreto, del quale variamente si parlava per il mondo. A Roma era ripreso l'imperatore d'aver messo (dicevano) la falce nel seminato d'altri, essendo ogni prencipe obligato con strettissimi legami di censure all'estirpazione de' condannati dal pontefice romano; in che debbono ponere l'aver, lo Stato e la vita e tanto piú gli imperatori che fanno di ciò giuramenti tanto solenni. Ai quali avendo contravenuto Carlo con inaudito essempio, doversi temere di vederne presto la celeste vendetta. Ma altri commendavano la pietà e la prudenza dell'imperatore, il qual avesse anteposto il pericolo imminente al nome cristiano per le arme de' turchi, che de diretto oppugnano la religione, a' quali non averebbe potuto resistere senza assicurar i protestanti, cristiani essi ancora, se ben differenti dalli altri in qualche riti particolari, differenzia tolerabile. La massima tanto decantata in Roma, che convenga piú perseguitar gli eretici che gli infideli, essere ben accommodata al dominio pontificio, non però al beneficio della cristianità. Alcuni anco, senza considerare a' turchi, dicevano li regni e prencipati non doversi governare con le leggi et interessi de' preti, piú d'ogni altro interessati nella propria grandezza e commodi, ma secondo l'essigenza del publico bene, quale alle volte ricerca la toleranza di qualche difetto. Esser il debito d'ogni prencipe cristiano l'operare ugualmente che i soggetti suoi tengano la vera fede, come anco che osservino tutti i commandamenti divini, e non piú quello che questo. Con tutto ciò, quando un vizio non si può estirpare senza ruina dello Stato, esser grato alla Maestà divina che sia permesso, né esser maggior l'obligo di punir gli eretici che i fornicatori, quali se si permettono per publica quiete, non esser maggior inconveniente se si permetteranno quelli che non tengono tutte le nostre opinioni. E quantonque non sia facile allegare essempio de' prencipi che abbiano ciò fatto da 800 anni in qua, chi risguarderà però i tempi inanzi, lo vederà fatto da tutti e lodevolmente, quando la necessità ha costretto. Se Carlo, doppo aver tentato per 11 anni di rimediare alle dissensioni della religione con ogni mezo, non ha potuto ottenerlo, chi potrà riprenderlo che, per esperimentare anco quello che si può far col concilio, abbia tra tanto stabilita la pace in Germania per non vederla andar in rovina? Non saper governar un prencipato altri che il proprio prencipe, il qual solo vede tutte le necessità. Distruggerà sempre lo Stato suo qualonque lo governerà risguardando gli interessi d'altri: tanto riuscerebbe il governar Germania secondo che i romani desiderano, come governar Roma a gusto de' tedeschi.

A nissuno che leggerà questo successo doverà esser maraviglia se questi e molti altri discorsi passavano per mente delli uomini, essendo cosa che a tutti tocca nell'interno, poiché si tratta se ciascuna delle reggioni cristiane debbiano esser governate come il loro bisogno et utilità ricercano, o se siano serve d'una sola città, per mantener le commodità della quale debbiano le altre spendere se stesse et anco desolarsi. I tempi seguenti hanno dato e daranno in perpetuo documenti che la risoluzione dell'imperatore fu conforme a tutte le leggi divine et umane. Il pontefice, che di questo ne fu piú di tutti turbato, come quello che di governo di Stato era intendentissimo, vidde bene di non avere ragione di querelarsi, ma insieme anco concluse che gli interessi suoi non potevano convenire con quei dell'imperatore e però nell'animo s'alienò totalmente da lui.

 

 




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