[Cesare e 'l papa s'abboccano di nuovo
a Bologna]
Scacciato il Turco dall'Austria, Cesare
passò in Italia et in Bologna venne in colloquio col pontefice, dove trattarono
di tutte le cose communi; e se ben tra loro fu rinovata la confederazione, dal
canto però del pontefice non vi era intiera sodisfazzione, e per la libertà di
religione concessa in Germania, come si è detto, e perché non erano concordi
nella materia del concilio. Perseverava l'imperatore, conforme alla
proposizione dell'ambasciatore suo l'anno inanzi, ricchiedendo concilio tale
che potesse medicar i mali di Germania: il che non poteva esser, se i
protestanti non vi avevano dentro parte. Il pontefice insisteva nella
deliberazione d'allora, che non averebbe voluto concilio di sorte alcuna, ma
pure, quando vi fosse stato necessità di farlo, che non si celebrasse fuori
d'Italia e che non vi avessero voto deliberativo se non quelli che le leggi
pontificie determinavano. Alla volontà del pontefice Cesare si sarebbe
accommodato, quando si fosse trovato via di operare che i protestanti si fossero
contentati, e per certificar di ciò il pontefice propose che mandasse in
Germania un noncio, et egli un ambasciatore, per trovar forma e temperamento a
queste difficoltà, promettendo che l'ambasciatore suo si reggerebbe secondo la
volontà del noncio. Il pontefice ricevette il partito, non però pienamente
sodisfatto dell'imperatore, tenendo per fermo che quando l'ufficio di ambedue i
ministri non avesse sortito effetto, Carlo averebbe cercato che la Germania
avesse sodisfazzione, e d'allora risolvé Clemente di restringersi col re di
Francia per poter con quel mezo metter sempre impedimento a quello che
l'imperatore proponesse.
In essecuzione del partito proposto et
accettato, doppo la Pasca dell'anno 1533 mandò il pontefice Ugo Rangone,
vescovo di Reggio; il qual andato con un ambasciatore di Cesare a Giovanni
Federico, elettore di Sassonia, che pochi mesi inanzi era successo al morto
padre come principale de' protestanti, espose la sua commissione: che Clemente
dal principio del suo pontificato sempre aveva sopra le altre cose desiderato
che le differenze di religione nate in Germania si componessero, e per ciò vi
aveva mandato molte persone eruditissime; e se bene la fatica loro non era
riuscita, ebbe il pontefice nondimeno speranza che all'andata di Cesare doppo
la sua coronazione il tutto si perfezzionasse; né avendo sortito il fine
desiderato, Cesare, ritornato in Italia, gli aveva dimostrato che non vi era
rimedio piú commodo che per un concilio generale, desiderato ancora da'
prencipi di Germania. La qual cosa essendo piacciuta al pontefice, cosí per
bene publico come per far cosa grata a Cesare, aveva mandato lui per pigliar
appuntamento del modo del futuro concilio e del tempo e del luogo. E che quanto
al modo et ordine proponeva il pontefice alcune condizioni necessarie.
La prima, che dovesse esser libero e
generale, sí come per il passato i padri sono stati soliti di celebrare. Poi,
che quelli da chi è ricercato il concilio promettino et assicurino di dover ricever
i decreti che saranno fatti: imperoché altrimente la fatica sarebbe presa in
vano, non giovando fare leggi che non si vogliano osservare; poi, ancora, che
chi non potrà esser presente, vi mandi ambasciatori per fare la promessa e dar
la cauzione. Appresso di questo esser necessario che tra tanto tutte le cose
restino nello stato che si ritrovano e non si faccia nissuna novità inanzi il
concilio. Aggionse il noncio che, quanto al luogo, il pontefice aveva avuta
longa, frequente e grande considerazione; imperoché bisognava provederlo
fertile che potesse supplire di vettovaglie ad un tanto celebre concorso, e di
aria salutifero ancora, accioché dalle infirmità non sia impedito il progresso.
E finalmente gli pareva molto commodo Piacenza, Bologna, overo Mantova,
lasciando che la Germania eleggesse qual luogo piú le piaceva di questi. Ma
aggiongendo che, s'alcun prencipe non venirà o non manderà legati al concilio e
recuserà d'ubedire a' decreti, sarà giusto che tutti gli altri defendano la
Chiesa. In fine concluse che, se dalla Germania sarà risposto a queste proposte
convenientemente, il pontefice immediate tratterà con gli altri re, e tra 6
mesi intimarà il concilio, da principiarsi un anno dopo, accioché si possa far
provisione di vettovaglie, e tutti, massime i piú lontani, si possano preparar
al viaggio.
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