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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro primo
    • [Cesare e 'l papa s'abboccano di nuovo a Bologna]
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[Cesare e 'l papa s'abboccano di nuovo a Bologna]

Scacciato il Turco dall'Austria, Cesare passò in Italia et in Bologna venne in colloquio col pontefice, dove trattarono di tutte le cose communi; e se ben tra loro fu rinovata la confederazione, dal canto però del pontefice non vi era intiera sodisfazzione, e per la libertà di religione concessa in Germania, come si è detto, e perché non erano concordi nella materia del concilio. Perseverava l'imperatore, conforme alla proposizione dell'ambasciatore suo l'anno inanzi, ricchiedendo concilio tale che potesse medicar i mali di Germania: il che non poteva esser, se i protestanti non vi avevano dentro parte. Il pontefice insisteva nella deliberazione d'allora, che non averebbe voluto concilio di sorte alcuna, ma pure, quando vi fosse stato necessità di farlo, che non si celebrasse fuori d'Italia e che non vi avessero voto deliberativo se non quelli che le leggi pontificie determinavano. Alla volontà del pontefice Cesare si sarebbe accommodato, quando si fosse trovato via di operare che i protestanti si fossero contentati, e per certificar di ciò il pontefice propose che mandasse in Germania un noncio, et egli un ambasciatore, per trovar forma e temperamento a queste difficoltà, promettendo che l'ambasciatore suo si reggerebbe secondo la volontà del noncio. Il pontefice ricevette il partito, non però pienamente sodisfatto dell'imperatore, tenendo per fermo che quando l'ufficio di ambedue i ministri non avesse sortito effetto, Carlo averebbe cercato che la Germania avesse sodisfazzione, e d'allora risolvé Clemente di restringersi col re di Francia per poter con quel mezo metter sempre impedimento a quello che l'imperatore proponesse.

In essecuzione del partito proposto et accettato, doppo la Pasca dell'anno 1533 mandò il pontefice Ugo Rangone, vescovo di Reggio; il qual andato con un ambasciatore di Cesare a Giovanni Federico, elettore di Sassonia, che pochi mesi inanzi era successo al morto padre come principale de' protestanti, espose la sua commissione: che Clemente dal principio del suo pontificato sempre aveva sopra le altre cose desiderato che le differenze di religione nate in Germania si componessero, e per ciò vi aveva mandato molte persone eruditissime; e se bene la fatica loro non era riuscita, ebbe il pontefice nondimeno speranza che all'andata di Cesare doppo la sua coronazione il tutto si perfezzionasse; né avendo sortito il fine desiderato, Cesare, ritornato in Italia, gli aveva dimostrato che non vi era rimedio piú commodo che per un concilio generale, desiderato ancora da' prencipi di Germania. La qual cosa essendo piacciuta al pontefice, cosí per bene publico come per far cosa grata a Cesare, aveva mandato lui per pigliar appuntamento del modo del futuro concilio e del tempo e del luogo. E che quanto al modo et ordine proponeva il pontefice alcune condizioni necessarie.

La prima, che dovesse esser libero e generale, come per il passato i padri sono stati soliti di celebrare. Poi, che quelli da chi è ricercato il concilio promettino et assicurino di dover ricever i decreti che saranno fatti: imperoché altrimente la fatica sarebbe presa in vano, non giovando fare leggi che non si vogliano osservare; poi, ancora, che chi non potrà esser presente, vi mandi ambasciatori per fare la promessa e dar la cauzione. Appresso di questo esser necessario che tra tanto tutte le cose restino nello stato che si ritrovano e non si faccia nissuna novità inanzi il concilio. Aggionse il noncio che, quanto al luogo, il pontefice aveva avuta longa, frequente e grande considerazione; imperoché bisognava provederlo fertile che potesse supplire di vettovaglie ad un tanto celebre concorso, e di aria salutifero ancora, accioché dalle infirmità non sia impedito il progresso. E finalmente gli pareva molto commodo Piacenza, Bologna, overo Mantova, lasciando che la Germania eleggesse qual luogo piú le piaceva di questi. Ma aggiongendo che, s'alcun prencipe non venirà o non manderà legati al concilio e recuserà d'ubedire a' decreti, sarà giusto che tutti gli altri defendano la Chiesa. In fine concluse che, se dalla Germania sarà risposto a queste proposte convenientemente, il pontefice immediate tratterà con gli altri re, e tra 6 mesi intimarà il concilio, da principiarsi un anno dopo, accioché si possa far provisione di vettovaglie, e tutti, massime i piú lontani, si possano preparar al viaggio.

 

 




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