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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro primo
    • [Le proposte intorno al concilio sono rifiutate da' protestanti in Smalcalda]
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[Le proposte intorno al concilio sono rifiutate da' protestanti in Smalcalda]

Diede il noncio la sua proposizione anco in scrittura, e l'ambasciatore dell'imperatore fece l'istesso ufficio coll'elettore. Il qual avendo ricchiesto spacio per rispondere, sentí il noncio di ciò piacere inestimabile, non desiderando egli altro che dilazione, et ebbe la risposta per presagio che il suo negozio dovesse sortir riuscita felice, e non si poté contenere di non lodarlo che interponesse spacio in una deliberazione che lo meritava. Rispose nondimeno dopo pochi giorni l'elettore, avere sentito molta allegrezza che Cesare et il pontefice siano venuti in deliberazione di far il concilio, dove, secondo la promessa fatta piú volte alla Germania, si trattino legitimamente le controversie con la regola della parola divina. Che egli, quanto a sé, volontieri risponderebbe allora alle cose proposte; ma perché sono molti prencipi e città che nella dieta d'Augusta hanno ricevuta la medesima confessione che lui, non esser conveniente ch'egli risponda senza loro, né meno utile alla causa; ma essendo intimato un convento per li 24 di giugno, si contenti di concedere questa poca dilazione per aver conclusione piú commune e risoluta. Tanto maggiore fu il piacere e la speranza del noncio, il qual averebbe desiderato che la dilazione fosse piú tosto d'anni che di mesi. Ma i protestanti, ridotti in Smalcalda al sudetto tempo, fecero risposta ringraziando Cesare che, per la gloria di Dio e salute della republica, abbia preso questa fatica di far celebrar un concilio; la qual fatica vana riuscirebbe, quando fosse celebrato senza le condizioni necessarie per risanare i mali di Germania; la quale desidera che in esso le cose controverse siano definite col debito ordine, e spera d'ottenerlo, avendo anco Cesare in molte diete imperiali promessone un tale, quale con matura deliberazione de' prencipi e stati è stato risoluto che si celebrasse in Germania; atteso che essendo con occasione delle indulgenze predicate scopertosi molti errori, il pontefice Leone condannò la dottrina et i dottori che manifestarono gli abusi, nondimeno quella condanna fu oppugnata con i testimonii de' profeti e delli apostoli. Onde è nata la controversia, la quale non può esser terminata se non in un concilio, dove la sentenza del pontefice e la potenza di qual si sia non possa pregiudicar alla causa, e dove il giudicio si faccia non secondo le leggi delli pontefici o le opinioni delle scole, ma secondo la Sacra Scrittura. Il che quando non si facesse, vanamente sarebbe presa una tanta fatica, come si può veder per gli essempii di qualche altri concilii celebrati per inanzi.

Ora le proposizioni del pontefice esser contrarie a questo fine, alle ricchieste delle diete et alle promesse dell'imperatore. Perché, quantonque il papa proponga un libero concilio in parole, in fatti però lo vuole ligato, che non possano esser ripresi i vizii né gli errori, et egli possa defender la sua potenza. Non essere domanda raggionevole che alcuno si oblighi a servar i decreti prima che si sappia che ordine e che modo e forma si debbia tenere in fargli: se il papa sia per voler che la suprema autorità sia appresso di lui e de' suoi, se vorrà che le controversie siano discusse secondo le Sacre Lettere overo secondo le leggi e tradizioni umane. Parergli anco cavillosa quella clausola che il concilio debbia esser fatto secondo il costume vecchio: perché, intendendosi di quell'antico, quando si determinava conforme alle Sacre Lettere, non lo ricusarebbono; ma i concilii dell'età superiore esser molto differenti da quei piú vecchi, dove troppo è stato attribuito a' decreti umani e pontificii. Esser speciosa la proposta, ma levar affatto la libertà dimandata e necessaria alla causa. Pregar Cesare che voglia operarsi che il tutto passi legitimamente. Tutti i popoli esser attenti e star in speranza del concilio e domandarlo con voti e preghiere, che si volterebbono in gran mestizia e crucio di mente, quando questa aspettazione fosse delusa con dar concilio , ma non quale è desiderato e promesso. Non esser da dubitare che tutti gli ordini dell'Imperio e gl'altri re e prencipi ancora non siano del medesimo parer di rifiutare quei lacci e legami con che il pontefice pensa di stringerli in un nuovo concilio; all'arbitrio del quale se sarà permesso maneggiar le cose, rimetteranno il tutto a Dio e pensaranno a quello che doveranno fare. E con tutto ciò, se fossero citati con sicurezza certa e legitima, quando vedessero di poter operare alcuna cosa in servigio divino, non tralasciarebbono di comparire, con condizione però di non consentire alle dimande del pontefice né a concilio non conforme a' decreti delle diete imperiali. In fine pregavano Cesare di non ricevere la loro risoluzione in sinistra parte et operare che non sia confermata la potenza di quelli che già molti anni incrudeliscono contra gli innocenti.

Deliberarono i protestanti non solo di mandare la risposta al papa et a Cesare, ma di stamparla ancora, insieme con la proposizione del noncio, la quale dal medesimo pontefice fu giudicata imprudente e troppo scoperta. Perilché, sotto colore che fosse vecchio et impotente a sostener il carico, lo ricchiamò e scrisse al Vergerio, noncio al re Ferdinando, che dovesse ricever quel carico con la medesima instruzzione, avvertendo ben d'aver sempre a mente di non si partire in conto alcuno dalla sua volontà, né ascoltar alcuno temperamento, ancoraché il re lo ricercasse, accioché imprudentemente non lo gettasse in qualche angustia et in necessità di venir all'atto di concilio, il qual non era utile per la Chiesa, né per la Sede apostolica.

 

 




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