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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro primo
    • [Cesare si querela col papa del suo obliquo procedere nel fatto del concilio]
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[Cesare si querela col papa del suo obliquo procedere nel fatto del concilio]

Ma tornando in Germania, Cesare, quando ebbe aviso del negoziato dal noncio Rangone in Germania nella materia del concilio, scrisse a Roma dolendosi che avendo egli promesso il concilio alla Germania e trattato col pontefice in Bologna nel modo che conveniva tenere con i prencipi di Germania in questo proposito, nondimeno dalli noncii di Sua Santità non fosse stato negoziato nella maniera convenuta, ma s'avesse trattato in modo che i protestanti riputavano esser stati delusi; pregando in fine di voler trovar qualche modo per dar sodisfazzione alla Germania. Furono lette in consistorio il 8 giugno le lettere dell'imperatore, e perché poco inanzi era venuto aviso che il lantgravio d'Assia aveva con le armi levato il ducato di Vittemberg al re Ferdinando e restituitolo al duca Ulrico, legitimo patrone, perilché anco Ferdinando era stato sforzato a far pace con loro, per questa causa molti de' cardinali dissero che, avendo i luterani avuta una tal vittoria, era necessario dargli qualche sodisfazzione e non proceder piú con arti, ma, venendo all'essecuzione, fare qualche dimostrazzione d'effetti; massime che, avendo Cesare promesso il concilio, finalmente bisognava che la promessa fosse attesa; e se dal pontefice non fosse trovato il modo, era pericolo che Cesare non fosse constretto condescendere a qualche altro di maggior pregiudicio e danno della Chiesa. Ma il pontefice e la maggior parte de' cardinali vedendo che non era possibile far condescender i luterani ad accettar il concilio nella maniera che era servizio della corte romana, e risoluti di non voler sentir parlar di farlo altrimenti, vennero in deliberazione di risponder a Cesare che molto ben conoscevano l'importanza de' tempi e quanto bisogno vi era d'un concilio universale, quale erano prontissimi d'intimare, purché si potesse celebrar in modo che producesse i buoni effetti, come il bisogno ricerca; ma vedendosi nascer nuove discordie tra lui et il re di Francia, e varie dissensioni aperte tra altri prencipi cristiani, era necessario, che quelle cessassero e gli animi si riconciliassero prima che il concilio si convocasse. Perché, duranti le discordie, non sarebbe nissun buon effetto, e meno in questo tempo presente, essendo i luterani in arme et insuperbiti per la vittoria di Vittemberg.

Ma fu necessario metter in silenzio li raggionamenti del concilio col pontefice, perché egli cadette in una infermità longa e mortale, della quale anco in fine di settembre passò ad altra vita, con allegrezza non mediocre della corte. La quale, se ben ammirava le virtú di quello, che erano una gravità naturale et essemplare parsimonia e dissimulazione, odiava però maggiormente l'avarizia, durezza e crudeltà, accresciute o manifestate piú del solito, doppo che restò dall'infermità oppresso.

 

 




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