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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro primo
    • [Il Vergerio riferisce al papa non esservi altra via che le armi et è mandato per persuadere ad esse Cesare]
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[Il Vergerio riferisce al papa non esservi altra via che le armi et è mandato per persuadere ad esse Cesare]

Ma il Vergerio nel principio dell'anno 1536 tornò al pontefice per riferire la sua legazione. Riportò in somma che i protestanti non erano per ricever alcun concilio, se non libero, in luogo opportuno, tra i confini dell'Imperio, fondandosi sopra la promessa di Cesare, e che di Lutero e degli altri suoi complici non vi era speranza alcuna, né si poteva pensar ad altro che opprimergli con la guerra. Ebbe il Vergerio per suo premio il vescovato di Capo d'Istria, sua patria, e dal pontefice fu mandato a Napoli per fare la medesima relazione all'imperatore, il qual, ottenuta la vittoria in Africa, era passato in quel regno per ordinare le cose di quello. Et udita la relazione del noncio, passò Cesare a Roma. Fu a' stretti colloqui col pontefice sopra le cose d'Italia e del modo di pacificare la Germania, il qual modo persuadendo il pontefice, secondo il conseglio anco del Vergerio, che non poteva esser altro, salvo che la guerra, Cesare, che non vedeva il tempo maturo per cavare da quella il buon frutto che altri persuadeva, e vedendosi anco implicato in Italia, da che non poteva svilupparsi, se non cedendo lo Stato di Milano, quale aveva deliberato onninamente d'appropriarsi, e qua tendeva lo scopo principale di tutte le sue azzioni, allegava, per raggione di differire, esser piú necessario in quel tempo difendere Milano da' francesi. Dall'altro canto il papa, il pensiero del quale tutto era volto a far cadere quello Stato in un italiano, e perciò proponeva la guerra di Germania non tanto per oppressione de' luterani (come publicamente diceva), ma anco per divertir Cesare dall'occupare Milano, che era il fine suo principale, se ben segreto, replicava che piú facilmente egli co' veneziani, usando le arme e le prattiche insieme, averebbe fatto desistere il re, quando Sua Maestà Cesarea non si fusse intromessa.

 

 




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