[I protestanti non se ne contentano]
I protestanti, veduta la bolla, scrissero
a Cesare che non vedendosi qual dovesse essere la forma et il modo del
concilio, che da loro era stato sempre domandato pio, libero et in Germania, e
tale sempre promesso, si confidavano che Cesare averebbe proveduto sí che le
loro dimande fussero sodisfatte e la sua promessa adempita.
Ma nel principio dell'altro anno 1537
mandò Cesare Mattia Eldo, suo vicecancellario a' protestanti, ad essortargli a ricever
il concilio, il qual con tanta sua fatica era stato convocato et al quale egli
dissegnava trovarsi in persona, se non intervenisse qualche grand'impedimento
di guerra, che lo constringesse esser altrove. Ricordò loro d'aver appellato al
concilio, e però non esser conveniente che ora, mutato proposito, non volessero
convenire con tutte le altre nazioni che hanno posto in quello tutta la
speranza della riforma della Chiesa. Quanto al pontefice, disse Cesare non
dubitare che non si governi come si conviene al principal capo dell'ordine
ecclesiastico, che se averanno qualche querela contra di lui, la potranno
proseguire nel concilio modestamente. Quanto al modo e forma, non esser
conveniente che essi vogliano prescriverla a tutte le nazioni: pensassero che
non i soli teologi loro siano inspirati da Dio et intendenti delle cose sacre,
ma che anco altrove ve ne siano, a chi non manchi dottrina e santità di vita.
Quanto al luogo, se ben essi hanno dimandato uno in Germania, però debbono anco
pensare quello che sia commodo all'altre nazioni. Mantova è vicina alla
Germania, abondante e salubre e suddita dell'Imperio, et il duca di quella
feudatario cesareo; in maniera che il pontefice non vi ha alcuna potestà; e se
vorranno maggiore cauzione, Cesare esser preparato dargliela. Parlò anco con
l'elettore di Sassonia a parte, essortandolo a mandar i suoi ambasciatori al
concilio, senza usar eccezzioni o scuse, le quali non possono partorire se non
inconvenienti. I protestanti risposero a questa parte del concilio che, avendo
letto le lettere del papa, vedevano non esser l'istessa mente di quel pontefice
e della Maestà Sua Cesarea, e repetite le cose trattate con Adriano, Clemente e
Paolo, conclusero che si vedeva esser l'istesso fine di tutti. Passarono ad
allegare le cose per le quali non conveniva che il pontefice fosse giudice nel
concilio, né meno quelli che gli sono obligati con giuramento. E quanto al
luogo destinato, oltre che è contra i decreti delle diete imperiali, con
nissuna sicurezza potrebbono andarci senza pericolo. Imperoché avendo il
pontefice aderenti per tutta Italia, che portano acerbo odio alla dottrina de'
protestanti, gran pericolo vi è d'insidie et occulti consegli; oltra che,
dovendo andar in persona molti dottori e ministri, non essendo conveniente
trattare cosa di tanta importanza per procuratori, sarebbe un lasciare le
chiese desolate. E come possono consentire nel giudicio del papa, che non ha
altro fine se non d'estirpare la dottrina loro, che egli chiama eresia, e non
si può contenere di dirlo in tutte le bolle sue, eziandio in quella dove intima
il concilio, e nella bolla che fece simulando di volere riformare la corte
romana espressamente ha detto d'aver convocato il concilio per estirpare
l'eresia luterana; e ne fa dimostrazione con effetto, incrudelendo con tormenti
e supplicii contra i miseri innocenti che per loro conscienza seguono quella
religione? E come potranno accusare il pontefice et i suoi aderenti, quando
egli voglia essere giudice? E l'approvar il suo breve non esser altro che
consentire nel suo giudicio. E però aver domandato sempre un concilio libero e
cristiano, non tanto perché ogni uno possa parlare liberamente, e vi siano
esclusi i turchi et infideli, ma perché quelli che sono collegati insieme con
giuramenti et altri patti non siano giudici, e perché la parola di Dio sia
presidente e definisca tutte le controversie. Che sanno benissimo esser degli
uomini dotti e pii nelle altre nazioni; ma sono anco certi insieme che, se la
immoderata potenza del pontefice sarà regolata, non solo i loro teologi, ma
molti altri che al presente, essendo oppressi, stanno nascosti,
s'affaticheranno per la riforma della Chiesa. Che non vogliono disputare del
sito et opportunità della città di Mantova, ma ben dire che, essendo la guerra
in Italia, non possono esser senza sospetto. Del duca di quella città bastar
dire che egli ha un fratello cardinale de' primi della corte. Che in Germania
sono molte città non meno commode che Mantova, dove fiorisce l'equità e la
giustizia; et in Germania non sono noti et usitati quei occulti consegli e
clandestini modi di levare gli uomini di vita, come in alcuni altri luoghi.
Nelli antichi concilii essere stata sempre cercata principalmente la sicurità
del luogo, la qual però, quantonque Cesare fosse in persona al concilio, non
sarà sufficiente, sapendosi che i pontefici gli concedono ben luogo nelle
consultazioni, ma la potestà del determinare la riservano a sé soli. Esser noto
quello che avvenne a Sigismondo Cesare nel concilio di Costanza, il
salvocondotto del quale fu violato dal concilio et egli costretto a ricever un
tanto affronto. Perilché pregavano Cesare a considerare quanto queste raggioni
importassero.
Era comparso nella medesima dieta il
vescovo d'Ais mandato dal pontefice per invitargli al concilio; ma non fece
frutto, et alcuni anco de' prencipi ricusarono d'ascoltarlo; e per far note al
mondo le loro raggioni, publicarono e mandarono una scrittura in stampa, dove
principalmente si sforzavano di responder a quella obiezzione, che essi non
volessero sottomettersi a nissun giudice, che sprezzassero le altre nazioni,
che fugissero il supremo tribunal della Chiesa, che avessero rinovate l'eresie
altre volte condannate, che abbiano caro le discordie civili, che le cose da
loro riprese de' costumi della corte romana siano leggieri e tolerabili.
Allegarono le cause perché non conveniva che il pontefice solo, né meno insieme
con i suoi, fusse giudice; portarono essempii di molti concilii ricusati da
diversi de' santi padri; implorarono in fine a loro difesa tutti i prencipi,
offerendosi che se in alcun tempo si congregherà un concilio legitimo,
difenderanno in quello la sua causa e daranno conto delle proprie azzioni.
Mandarono anco un ambasciatore espresso al re di Francia per dargli conto
particolare delle medesime cose, il qual anco rispose che quanto al concilio
era del medesimo parere di loro, di non approvarlo se non legitimo et in luogo
sicuro, offerendo anco in questo l'istessa volontà del re di Scozia, suo
genero.
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