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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro primo
    • [I protestanti non se ne contentano]
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[I protestanti non se ne contentano]

I protestanti, veduta la bolla, scrissero a Cesare che non vedendosi qual dovesse essere la forma et il modo del concilio, che da loro era stato sempre domandato pio, libero et in Germania, e tale sempre promesso, si confidavano che Cesare averebbe proveduto che le loro dimande fussero sodisfatte e la sua promessa adempita.

Ma nel principio dell'altro anno 1537 mandò Cesare Mattia Eldo, suo vicecancellario a' protestanti, ad essortargli a ricever il concilio, il qual con tanta sua fatica era stato convocato et al quale egli dissegnava trovarsi in persona, se non intervenisse qualche grand'impedimento di guerra, che lo constringesse esser altrove. Ricordò loro d'aver appellato al concilio, e però non esser conveniente che ora, mutato proposito, non volessero convenire con tutte le altre nazioni che hanno posto in quello tutta la speranza della riforma della Chiesa. Quanto al pontefice, disse Cesare non dubitare che non si governi come si conviene al principal capo dell'ordine ecclesiastico, che se averanno qualche querela contra di lui, la potranno proseguire nel concilio modestamente. Quanto al modo e forma, non esser conveniente che essi vogliano prescriverla a tutte le nazioni: pensassero che non i soli teologi loro siano inspirati da Dio et intendenti delle cose sacre, ma che anco altrove ve ne siano, a chi non manchi dottrina e santità di vita. Quanto al luogo, se ben essi hanno dimandato uno in Germania, però debbono anco pensare quello che sia commodo all'altre nazioni. Mantova è vicina alla Germania, abondante e salubre e suddita dell'Imperio, et il duca di quella feudatario cesareo; in maniera che il pontefice non vi ha alcuna potestà; e se vorranno maggiore cauzione, Cesare esser preparato dargliela. Parlò anco con l'elettore di Sassonia a parte, essortandolo a mandar i suoi ambasciatori al concilio, senza usar eccezzioni o scuse, le quali non possono partorire se non inconvenienti. I protestanti risposero a questa parte del concilio che, avendo letto le lettere del papa, vedevano non esser l'istessa mente di quel pontefice e della Maestà Sua Cesarea, e repetite le cose trattate con Adriano, Clemente e Paolo, conclusero che si vedeva esser l'istesso fine di tutti. Passarono ad allegare le cose per le quali non conveniva che il pontefice fosse giudice nel concilio, né meno quelli che gli sono obligati con giuramento. E quanto al luogo destinato, oltre che è contra i decreti delle diete imperiali, con nissuna sicurezza potrebbono andarci senza pericolo. Imperoché avendo il pontefice aderenti per tutta Italia, che portano acerbo odio alla dottrina de' protestanti, gran pericolo vi è d'insidie et occulti consegli; oltra che, dovendo andar in persona molti dottori e ministri, non essendo conveniente trattare cosa di tanta importanza per procuratori, sarebbe un lasciare le chiese desolate. E come possono consentire nel giudicio del papa, che non ha altro fine se non d'estirpare la dottrina loro, che egli chiama eresia, e non si può contenere di dirlo in tutte le bolle sue, eziandio in quella dove intima il concilio, e nella bolla che fece simulando di volere riformare la corte romana espressamente ha detto d'aver convocato il concilio per estirpare l'eresia luterana; e ne fa dimostrazione con effetto, incrudelendo con tormenti e supplicii contra i miseri innocenti che per loro conscienza seguono quella religione? E come potranno accusare il pontefice et i suoi aderenti, quando egli voglia essere giudice? E l'approvar il suo breve non esser altro che consentire nel suo giudicio. E però aver domandato sempre un concilio libero e cristiano, non tanto perché ogni uno possa parlare liberamente, e vi siano esclusi i turchi et infideli, ma perché quelli che sono collegati insieme con giuramenti et altri patti non siano giudici, e perché la parola di Dio sia presidente e definisca tutte le controversie. Che sanno benissimo esser degli uomini dotti e pii nelle altre nazioni; ma sono anco certi insieme che, se la immoderata potenza del pontefice sarà regolata, non solo i loro teologi, ma molti altri che al presente, essendo oppressi, stanno nascosti, s'affaticheranno per la riforma della Chiesa. Che non vogliono disputare del sito et opportunità della città di Mantova, ma ben dire che, essendo la guerra in Italia, non possono esser senza sospetto. Del duca di quella città bastar dire che egli ha un fratello cardinale de' primi della corte. Che in Germania sono molte città non meno commode che Mantova, dove fiorisce l'equità e la giustizia; et in Germania non sono noti et usitati quei occulti consegli e clandestini modi di levare gli uomini di vita, come in alcuni altri luoghi. Nelli antichi concilii essere stata sempre cercata principalmente la sicurità del luogo, la qual però, quantonque Cesare fosse in persona al concilio, non sarà sufficiente, sapendosi che i pontefici gli concedono ben luogo nelle consultazioni, ma la potestà del determinare la riservano a sé soli. Esser noto quello che avvenne a Sigismondo Cesare nel concilio di Costanza, il salvocondotto del quale fu violato dal concilio et egli costretto a ricever un tanto affronto. Perilché pregavano Cesare a considerare quanto queste raggioni importassero.

Era comparso nella medesima dieta il vescovo d'Ais mandato dal pontefice per invitargli al concilio; ma non fece frutto, et alcuni anco de' prencipi ricusarono d'ascoltarlo; e per far note al mondo le loro raggioni, publicarono e mandarono una scrittura in stampa, dove principalmente si sforzavano di responder a quella obiezzione, che essi non volessero sottomettersi a nissun giudice, che sprezzassero le altre nazioni, che fugissero il supremo tribunal della Chiesa, che avessero rinovate l'eresie altre volte condannate, che abbiano caro le discordie civili, che le cose da loro riprese de' costumi della corte romana siano leggieri e tolerabili. Allegarono le cause perché non conveniva che il pontefice solo, né meno insieme con i suoi, fusse giudice; portarono essempii di molti concilii ricusati da diversi de' santi padri; implorarono in fine a loro difesa tutti i prencipi, offerendosi che se in alcun tempo si congregherà un concilio legitimo, difenderanno in quello la sua causa e daranno conto delle proprie azzioni. Mandarono anco un ambasciatore espresso al re di Francia per dargli conto particolare delle medesime cose, il qual anco rispose che quanto al concilio era del medesimo parere di loro, di non approvarlo se non legitimo et in luogo sicuro, offerendo anco in questo l'istessa volontà del re di Scozia, suo genero.

 

 




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