[Il papa fulmina la scomunica contra il
re d'Inghilterra]
In questo anno il pontefice ruppe la
prudente pazienza overo dissimulazione usata per 4 anni continui verso
Inghilterra, e fulminò contra quel re una terribile bolla, con modo non piú
usato da' suoi precessori, né da successori immitato, della quale fulminazione,
per esser originata da manifesti publicati contra il concilio intimato in
Mantova et in Vicenza, ricerca il mio proposito che ne faccia menzione; oltre
che, per intelligenza di molti accidenti che di sotto si narreranno, è
necessario recitare questo successo con i suoi particolari.
Avendo il re d'Inghilterra levata
l'ubedienza alla Chiesa romana e dichiaratosi capo dell'anglicana l'anno 1534, come
al suo luogo s'è detto, papa Paolo, immediate dopo la sua assonzione,
dall'imperatore per i proprii interessi, e dall'instanze della corte, la quale
con quel mezo credeva di racquistare overo abbrugiare l'Inghilterra, fu
continuamente stimolato a fulminare contra quel re; il che egli, come uomo
versato nella cognizione delle cose, giudicava poco a proposito, considerando,
se i fulmini de' suoi precessori non avevano sortito mai buon effetto in quei
tempi, quando erano creduti e riveriti da tutti, minore speranza esserci che,
dopo publicata e ricevuta da molti una dottrina che gli sprezzava, potessero
farlo. Teneva per opera di prudenza il contenere nel fodro un'arma che non ha
altro taglio, se non nell'opinione di coloro contra chi si combatte. Ma del 1535,
succeduta la decapitazione del cardinal Roffense, gli altri cardinali gli
furono intorno a rimostrargli quanta fosse l'ignominia e quanto grande il
pericolo di quell'ordine che era stimato sacrosanto et inviolabile, se fosse
lasciato prender piede a quell'essempio; imperoché i cardinali defendono il
pontificato con ardire appresso tutti i prencipi per la sicurezza della propria
vita, la quale, quando fosse levata e mostrato a' secolari che i cardinali
possono esser giustiziati, sarebbono costretti operare con troppo timore. Il
pontefice però non partí dalla risoluzione sua, ma trovò un temperamento non
piú usato da papa alcuno, di alzare la mano col fulmine e minacciar di tirarlo,
ritenendolo però senza lanciarlo, e con questo modo sodisfare a' cardinali et
alla corte et altri, e non metter in prova la potestà pontificale. Formò per
tanto il papa un processo e sentenza severissima contra quel re sotto il dí 30
agosto 1535, e tutto insieme sospese la publicazione a suo beneplacito,
lasciata però andare la copia occultamente in mano di chi sapeva glie
l'averebbe fatta capitare e facendo caminar il rumore della bolla formata e
della sospensione d'essa, con fama che presto presto, levata la sospensione, si
venirebbe alla publicazione, e con dissegno di non venirci mai.
E se ben non era senza speranza che il re,
o per timore del fulmine fabricato, o per l'inclinazione del suo popolo, o per
sazietà de' supplicii contra gli inubedienti al suo decreto, s'inducesse, o per
interposizione dell'imperatore o del re di Francia (quando per le occorenze del
mondo fosse costretto unirsi con alcuno di loro) fosse indotto a cedere;
principalmente però si mosse per la causa sudetta, acciò egli medesimo non
mostrasse la debolezza delle arme sue e fermasse il re maggiormente nella
separazione. Nondimeno in capo di 3 anni si mosse a mutare proposito per gli
irritamenti che gli pareva esser usati da quel re verso lui senza occasione, in
mandare sempre manifesti contra le sue convocazioni del concilio et oppugnare
le sue azzioni, se ben non indrizzate ad offesa particolare di lui; e
nuovamente con aver processato, citato e condannato per ribelle del regno, con
confiscazione de' beni, san Tomaso cantuariense, prima canonizato da Alessandro
III per esser stato ucciso in difesa della libertà e potestà ecclesiastica sino
1171, del quale si fa annualmente solenne festa nella Chiesa romana, con
essecuzione della condanna, levando dalla sepoltura le ossa, che furono
abbrugiate in publico per mano del ministro di giustizia e sparse le ceneri nel
fiume; posta la mano ne' tesori, ornamenti et entrate delle chiese dedicate a
lui, il che era l'avere toccato un arcano del pontificato molto piú importante
che la materia del concilio. Alle qual cose gionta qualche speranza, conceputa
nel colloquio col re di Francia, che fosse per somministrare aiuti a'
malcontenti d'Inghilterra come fosse libero dalle guerre con l'imperatore,
sotto il 17 decembre vibrò il fulmine lavorato già 3 anni, aperta la mano che
per tanto tempo era stata in atto di fulminare. Le cause allegate furono in
sostanza quella del divorzio e per l'ubedienza levata, per l'uccisione di
Roffense, per la dichiarazione contra san Tomaso. Le pene furono: privazione
del regno, et alli aderenti suoi di tutto quello che possedevano, comandando a'
sudditi di levargli l'ubedienza et a' forestieri di non aver commercio in quel
regno; et a tutti, che si dovessero levare con arme contra lui et i suoi fedeli
e perseguitargli, concedendo in preda li Stati e le robbe et in servitú le
persone di tutti loro.
Ma in quanto conto fosse tenuto il breve
del papa e quanto fossero osservati i commandamenti suoi lo dimostrano le
leghe, confederazioni, paci, trattazioni, che doppo furono fatte con quel re
dall'imperatore, re di Francia et altri prencipi catolici.
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