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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro primo
    • [In Germania è proposto a Francfort un modo di amichevole composizione, contradetto dal papa]
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[In Germania è proposto a Francfort un modo di amichevole composizione, contradetto dal papa]

Nel principio del anno 1539, essendo eccitate nuove controversie in Germania per le cause della religione, e forse anco da persone mal intenzionate che le adoperavano per pretesto, fu tenuto un convento in Francfort, dove Cesare mandò un commissario, e , dopo longa disputa, sotto il 19 d'aprile, col consenso di quello, fu concluso di far un colloquio al primo d'agosto in Noremberga per trattare quietamente et amorevolmente della religione, dove avessero da intervenire da una parte e dall'altra, oltre i dottori, altre persone prudenti mandate da Cesare, dal re Ferdinando e da' prencipi per sopraintendere al colloquio et intromettersi tra le parti; e quello che fosse di commune consenso determinato, fusse significato a tutti gli ordini dell'Imperio e nella prima dieta confermato da Cesare. Volevano i catolici che fosse ricercato il pontefice di mandar esso ancora persona a quel colloquio; ma i protestanti riputarono questo esser cosa contraria alla loro protestazione, perilché non fu esseguito. Andata a Roma nuova di questa convenzione, il pontefice offeso, cosí perché si dovesse far in Germania trattazione della religione, come perché fosse con gran pregiudicio alla riputazione del concilio intimato da lui, se bene puoco si curava che fosse celebrato, e piú particolarmente perché si avesse trattato di admetterci uno mandato dal pontefice e fosse poi totalmente esclusa la sua autorità, spedí subito il vescovo di Montepulciano in Spagna, principalmente acciò facesse opera che Cesare non confermasse, anzi annichilasse i decreti di quella dieta.

Ebbe il noncio grande e longa instruzzione, prima di dolersi gravemente de' portamenti del commissario suo, che era Giovanni Vessalio arcivescovo di London, il qual, smenticatosi del giuramento prestato a quella Sede e d'infiniti beneficii ricevuti dal pontefice, e dell'instruzzione datagli dall'imperatore, avesse consentito alle domande de' luterani con pregiudicio della Sede apostolica e disonore di Sua Maestà Cesarea; che il London era stato corrotto con doni e promissioni, avendogli la città d'Augusta donato 250 mila fiorini d'oro et il re di Dania promesso 4 mila fiorini all'anno sopra i frutti del suo arcivescovato di London occupatogli. Che pensava di pigliar moglie e lasciare le cose di Chiesa, non avendo mai voluto ricevere gli ordini sacri. Ebbe anco il noncio ordine di mostrare all'imperatore che le cose concesse dal London, quando fossero confermate da lui, mostrariano che non fosse vero figliuolo della Sede apostolica, e che tutti i prencipi catolici di Germania ne facevano querela e tenevano che la Sua Maestà non la confermarebbe; e di proporli altri suoi interessi toccanti il ducato di Gheldria e l'elezzione del re de' Romani per moverlo maggiormente; raccordandogli ancora che per tolerare i luterani ne' loro errori, non potrà però disponere la Germania, come London et altri gli deping[o]no, perché è cosa ormai nota che non si può fidare di conservare gli imperii, dove si perde la religione o dove due religioni sono comportate. Che ciò è accaduto agli imperatori orientali, i quali, abandonata l'ubedienza all'universale pontefice di Roma, persero le forze et i regni. Esser manifeste le fraudi de' luterani, che hanno proceduto sempre malignamente con Sua Maestà, e che sotto pretesto di rassettar le cose della religione, vanno procurando altro che religione. Esserne essempio la dieta di Spira del '26, di Noremberg del '32 e di Calano del '34, quando il duca di Vitemberg ripigliò il ducato: il che mostrò che i moti del lantgravio e luterani non furono per causa di religione, ma per levare quel Stato al re de' Romani. Mettesse in considerazione che, quando convenisse co' luterani, i prencipi catolici non potrebbono tolerar un tal disordine, che Sua Maestà potesse piú sopra loro, che sopra i protestanti, e pensarebbono a nuovi rimedii. Che vi sono molte altre lecite et oneste vie con le quali le cose di Germania si possono ridurre, essendo preparato il papa, secondo la qualità delle sue forze, di non mancargli mai di tutti gli aiuti possibili. E quando Sua Maestà vi metterà pensiero, troverà non potersi approvare questi capitoli, che tutta Germania non si faccia luterana, il che sarebbe un levar a lei tutta l'autorità, perché la loro setta esclude ogni superiorità, predicando sopra ogni altra cosa la libertà, anzi licenza. Mettesse in considerazione a Cesare d'accrescere la lega catolica e levar a' luterani gli aderenti il piú che si potesse, mandando quella maggior quantità de' danari in Germania che fosse possibile per prometterne e darne anco con effetto a chi seguisse la lega catolica. Che sarebbe anco bene, sotto titolo di cose turchesche, mandare qualche numero di gente spagnola o italiana in quelle parti, tratenendola nelle terre del re de' Romani. Che il pontefice risolveva di mandare qualche persona a prencipi catolici con danari per promettere e per gratificare quelli che saranno a proposito per le cose sue. Confortasse Cesare a far un editto simile a quello che il re d'Inghilterra aveva fatto nel suo regno, facendo seminare anco destramente che Sua Maestà avesse maneggio col detto re per farlo ridurre all'ubedienza pontificia. Diede anco il pontefice commissione allo stesso Montepulciano di dolersi con Cesare che la regina Maria, governatrice de' Paesi Bassi, sua sorella, segretamente prestasse favore alla parte luterana, che gli mandasse uomini a posta; che quando si era per stabilire la lega catolica ella scrisse all'elettor di Treveri che non v'entrasse, e cosí fu impedita quella santa opera; che impedí monsignore di Lavaur, oratore del re di Francia, dall'andar in Germania per consultare col re de' Romani e col legato di Sua Beatitudine sopra le cose della religione; che credeva ben il pontefice questo non venir da mala volontà di lei, ma per conseglio de cattivi ministri.

Ma perché si è fatta menzione d'un editto del re d'Inghilterra in materia della religione, non sarà fuora di proposito raccontar qui come, in quell'istesso tempo della dieta di Francfort, Enrico VIII, o perché credesse far il servizio di Dio non permettendo rinovazione di religione nel suo regno, o per mostrar costanza in quello che aveva scritto nel libro contra Lutero, overo per smentire il papa, che nella sua bolla gli imputava d'aver publicato dottrina eretica nel suo regno, fece publicar un editto, dove commandava che per tutta Inghilterra fosse creduta la real presenza del vero e natural corpo e sangue di Cristo, nostro Signore, sotto le specie del pane e del vino, non rimanendovi la sostanza di quei elementi; che sotto l'una e l'altra delle specie si conteneva Cristo tutto intieramente; che la communione del calice non era necessaria; che a' sacerdoti non era lecito contraere matrimonio; che i religiosi, dopo la professione e voti di castità, erano perpetuamente ubligati a servarla e vivere ne' monasterii; che la confessione secreta et auriculare era non solamente utile, ma ancora necessaria; che la celebrazione delle messe, eziandio private, era cosa santa e che commandava fusse continuata nel suo regno. Proibí a tutti l'operare o insegnare contra alcuno di questi articoli, sotto tutte le pene ordinate dalle leggi contra gli eretici. È ben maraviglia come il papa, che pochi giorni prima aveva fulminato contra quel re, fosse costretto lodare l'azzioni di lui e proporlo all'imperatore per essempio da immitare: cosí il proprio interesse fa lodar e biasimar l'istessa persona.

 

 




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