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Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

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  • Libro primo
    • [Cesare fa presentar un libro di concordia, del quale alcuni articoli sono approvati]
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[Cesare fa presentar un libro di concordia, del quale alcuni articoli sono approvati]

Congregato il colloquio, Granvela messe fuora un libro, dicendo essere stato dato a Cesare d'alcuni uomini pii e dotti come buono per la futura concordia et essere volontà di Cesare che lo leggessero et essaminassero, dovendogli servire come argomento e materia di quello che dovevano trattare, e che quello che piacesse a tutti, fosse confermato, quello che dispiacesse, corretto, e dove non convenissero, si procurasse di ridursi a concordia. Conteneva il libro 22 articoli: della creazione dell'uomo et integrità della natura, del libero arbitrio, della causa del peccato originale, della giustificazione, della Chiesa e suoi segni, de' segni della parola di Dio, della penitenzia dopo il peccato, dell'autorità della Chiesa, dell'interpretazione della Scrittura, de' sacramenti, del sacramento dell'ordine, del battesmo, della confermazione, dell'eucaristia, della penitenzia, del matrimonio, dell'estrema onzione, della carità, della ierarchia ecclesiastica, delli articoli determinati dalla Chiesa, dell'uso et amministrazione e ceremonie de' sacramenti, della disciplina ecclesiastica, della disciplina del popolo. Fu letto et essaminato, et alcune cose furono approvate et altre per commun consenso corrette; in altre non potero convenire. E queste furono: nel 9 della potestà della chiesa, nel 14 del sacramento della penitenzia, nel 18 della ierarchia, nel 19 delli articoli determinati dalla chiesa, nel 21 del celibato; dove restarono differenti, l'una e l'altra parte scrisse il suo parere.

Il che fatto, nel consesso de tutti i prencipi, Cesare portò le cose convenute et i pareri differenti de' collocutori, ricercando il parere di tutti et insieme proponendo l'emendazione dello stato della republica, cosí civile, come ecclesiastica. I vescovi rifiutarono affatto il libro della concordia e tutta l'azzione del colloquio: a' quali non consentendo gli altri elettori e prencipi catolici desiderosi della pace, fu concluso che Cesare, come avvocato della Chiesa, col legato apostolico essaminasse le cose concordate e, se alcuna cosa fosse oscura, la facesse esplicare, e trattasse poi co' protestanti che nelle cose controverse consentissero a qualche cristiana forma di concordia. Cesare communicò il tutto col legato e fece instanzia che si dovesse riformare lo stato ecclesiastico. Il legato considerate tutte le cose, diede una risposta in scritto, non meno chiara degli antichi oracoli, in questa forma, cioè: che avendo visto il libro presentato all'imperatore e le cose scritte dalli deputati del colloquio, cosí concordamente con le apostille dell'una e dell'altra parte, come anco le eccezzioni de' protestanti, gli pareva che, essendo li protestanti differenti in alcuni articoli dal commun consenso della Chiesa, ne' quali però non disperava che con l'aiuto di Dio non fossero per consentire, non si dovesse ordinar altro circa il rimanente, ma rimettere al sommo pontefice et alla Sede apostolica; il quale, o nel concilio generale che presto si farà, o in altro modo, se bisognerà, potrà deffinirle secondo la verità catolica, e determinare, avuto risguardo a' tempi et a quello che fosse espediente per la republica cristiana e per la Germania.

Ma quanto alla riforma dello stato ecclesiastico, si offerí prontissimo, et a questo fine congregò in casa sua tutti i vescovi e fece loro una longhissima essortazione. Prima, quanto al modo del vivere, che si guardassero da ogni scandalo et apparenzia di lusso, avarizia, overo ambizione; quanto alla famiglia loro, sapessero che da quella il popolo fa congiettura de' costumi del vescovo; che per custodir il loro grege dimorassero ne' luoghi piú abitati della diocese e nelli altri luoghi avessero fedeli esploratori, visitassero le diocesi, conferissero i beneficii a uomini da bene et idonei, dispensassero le rendite episcopali ne' bisogni de' poveri, fuggendo non solo il lusso, ma il soverchio splendore; provedessero de predicatori pii e dotti e discreti e non contenziosi; procurassero che la gioventú fosse ben instituita, vedendosi che i protestanti per questo tirano a sé tutta la nobiltà. Ridusse in scritto questa orazione e la diede a Cesare, a' vescovi et a' prencipi; il che fu occasione a' protestanti di tassare insieme la risposta data a Cesare e l'essortazione fatta a' prelati: allegando per causa del motivo loro che, essendo publicato il scritto, parerebbe, dissimulando, che l'approvassero. Non piacque manco a' catolici la risposta data a Cesare, parendo che approvasse le cose concordate nel colloquio.

 

 




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