[Cesare fa presentar un libro di
concordia, del quale alcuni articoli sono approvati]
Congregato il colloquio, Granvela messe
fuora un libro, dicendo essere stato dato a Cesare d'alcuni uomini pii e dotti
come buono per la futura concordia et essere volontà di Cesare che lo
leggessero et essaminassero, dovendogli servire come argomento e materia di
quello che dovevano trattare, e che quello che piacesse a tutti, fosse
confermato, quello che dispiacesse, corretto, e dove non convenissero, si
procurasse di ridursi a concordia. Conteneva il libro 22 articoli: della
creazione dell'uomo et integrità della natura, del libero arbitrio, della causa
del peccato originale, della giustificazione, della Chiesa e suoi segni, de'
segni della parola di Dio, della penitenzia dopo il peccato, dell'autorità
della Chiesa, dell'interpretazione della Scrittura, de' sacramenti, del
sacramento dell'ordine, del battesmo, della confermazione, dell'eucaristia,
della penitenzia, del matrimonio, dell'estrema onzione, della carità, della
ierarchia ecclesiastica, delli articoli determinati dalla Chiesa, dell'uso et
amministrazione e ceremonie de' sacramenti, della disciplina ecclesiastica,
della disciplina del popolo. Fu letto et essaminato, et alcune cose furono
approvate et altre per commun consenso corrette; in altre non potero convenire.
E queste furono: nel 9 della potestà della chiesa, nel 14 del sacramento della
penitenzia, nel 18 della ierarchia, nel 19 delli articoli determinati dalla
chiesa, nel 21 del celibato; dove restarono differenti, l'una e l'altra parte
scrisse il suo parere.
Il che fatto, nel consesso de tutti i
prencipi, Cesare portò le cose convenute et i pareri differenti de'
collocutori, ricercando il parere di tutti et insieme proponendo l'emendazione
dello stato della republica, cosí civile, come ecclesiastica. I vescovi
rifiutarono affatto il libro della concordia e tutta l'azzione del colloquio:
a' quali non consentendo gli altri elettori e prencipi catolici desiderosi
della pace, fu concluso che Cesare, come avvocato della Chiesa, col legato
apostolico essaminasse le cose concordate e, se alcuna cosa fosse oscura, la
facesse esplicare, e trattasse poi co' protestanti che nelle cose controverse
consentissero a qualche cristiana forma di concordia. Cesare communicò il tutto
col legato e fece instanzia che si dovesse riformare lo stato ecclesiastico. Il
legato considerate tutte le cose, diede una risposta in scritto, non meno
chiara degli antichi oracoli, in questa forma, cioè: che avendo visto il libro
presentato all'imperatore e le cose scritte dalli deputati del colloquio, cosí
concordamente con le apostille dell'una e dell'altra parte, come anco le
eccezzioni de' protestanti, gli pareva che, essendo li protestanti differenti
in alcuni articoli dal commun consenso della Chiesa, ne' quali però non
disperava che con l'aiuto di Dio non fossero per consentire, non si dovesse
ordinar altro circa il rimanente, ma rimettere al sommo pontefice et alla Sede
apostolica; il quale, o nel concilio generale che presto si farà, o in altro
modo, se bisognerà, potrà deffinirle secondo la verità catolica, e determinare,
avuto risguardo a' tempi et a quello che fosse espediente per la republica
cristiana e per la Germania.
Ma quanto alla riforma dello stato
ecclesiastico, si offerí prontissimo, et a questo fine congregò in casa sua
tutti i vescovi e fece loro una longhissima essortazione. Prima, quanto al modo
del vivere, che si guardassero da ogni scandalo et apparenzia di lusso,
avarizia, overo ambizione; quanto alla famiglia loro, sapessero che da quella
il popolo fa congiettura de' costumi del vescovo; che per custodir il loro
grege dimorassero ne' luoghi piú abitati della diocese e nelli altri luoghi
avessero fedeli esploratori, visitassero le diocesi, conferissero i beneficii a
uomini da bene et idonei, dispensassero le rendite episcopali ne' bisogni de'
poveri, fuggendo non solo il lusso, ma il soverchio splendore; provedessero de
predicatori pii e dotti e discreti e non contenziosi; procurassero che la
gioventú fosse ben instituita, vedendosi che i protestanti per questo tirano a
sé tutta la nobiltà. Ridusse in scritto questa orazione e la diede a Cesare, a'
vescovi et a' prencipi; il che fu occasione a' protestanti di tassare insieme
la risposta data a Cesare e l'essortazione fatta a' prelati: allegando per
causa del motivo loro che, essendo publicato il scritto, parerebbe,
dissimulando, che l'approvassero. Non piacque manco a' catolici la risposta
data a Cesare, parendo che approvasse le cose concordate nel colloquio.
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