[Cesare abboccatosi col papa,
convengono di tenere il concilio a Vicenza, poi in Trento]
Finita la dieta, Cesare passò in Italia,
et in Lucca ebbe raggionamento col pontefice sopra il concilio e sopra la
guerra de' turchi, e restarono in conclusione che la Santità Sua per ciò
mandasse un noncio in Germania per prendere risoluzione nell'una e nell'altra
materia nella dieta che doveva esser in Spira nel principio dell'anno seguente,
e che il concilio si facesse in Vicenza, sí come già fu appontato. Significò il
papa la conclusione al senato veneto, al quale non pareva piú per diversi
aspetti essere a proposito che concorresse in quella città tanta moltitudine, e
che si trattasse della guerra de' turchi, come s'averebbe al sicuro fatto, o
con fine di farla in effetto, o per bella apparenza solamente. Laonde rispose
che, per l'accordo fatto da loro nuovamente col Turco, variati i rispetti, non
potevano restare nella stessa deliberazione: perché si sarebbe generato nella
mente di Solimano sospetto che procurassero di far congiurar i prencipi
cristiani contra lui. Onde convenne al papa far altro dissegno. Ma il cardinale
Contarini partí molte calonnie nella corte romana, ove era nata opinione che
egli avesse qualche affetto alle cose luterane; e quelli che meno male
parlavano di lui dicevano che non si era opposto quanto conveniva e che aveva
messo in pericolo l'autorità ponteficia. Il papa non si tenne servito di lui,
se ben era difeso con tutti li spiriti dal cardinale Fregoso. Ma ritornato al
pontefice che si ritrovava in Lucca, aspettando quivi l'imperatore, e reso
conto della legazione, gli diede sodisfazzione pienissima.
In questo stato di cose finí l'anno 1541,
e nel seguente mandò il pontefice a Spira (dove in presenzia di Ferdinando la
dieta si teneva) Giovanni Morone, vescovo di Modena, il quale, seguendo la
commissione datagli quanto al concilio, espose la mente del pontefice essere la
medesima che per il passato: cioè che il concilio pur una volta si facesse; che
l'aveva sospeso con volontà di Cesare per aprire inanzi qualche adito di
concordia in Germania, la quale vedendo essere stata vanamente tentata, egli
ritornava alla deliberazione di prima, di non differire la celebrazione. Ma
quanto al congregarlo in Germania, non si poteva compiacergli, perché egli
voleva intervenirvi personalmente, e la età sua e la longhezza della strada e
la mutazione tanto diversa dell'aria ostava al trasferirsi in quella regione,
la quale non pareva manco commoda alle altre nazioni; senza che vi era gran
probabilità di temere che in Germania non si potessero trattare le cose senza
torbulenzia; per il che gli pareva piú a proposito Ferrara o Bologna o
Piacenza, città tutte grandi et opportunissime; quali, quando non piacessero a
loro, si contentava di farlo in Trento, città a' confini di Germania. Che
averebbe voluto darci principio alla pentecoste, ma per l'angustia del tempo
l'aveva allongato a' 13 d'agosto. Pregava tutti di voler convenire in questo e,
deposti gli odii, trattare la causa di Dio con sincerità. Ferdinando et i
prencipi catolici ringraziarono il pontefice dicendo che, non potendo ottenere
un luogo atto in Germania, come sarebbe Ratisbona o Colonia, si contentavano di
Trento. Ma i protestanti negarono di consentire, né che il concilio fosse
intimato dal pontefice, né che il luogo fusse Trento: il che fu causa che in
quella dieta, quanto al concilio, non si fece altra determinazione.
Con tutto ciò il pontefice mandò fuora la
bolla dell'intimazione sotto li 22 maggio di questo anno; nella quale,
commemorato il desiderio suo di provedere a' mali della cristianità, diceva
avere continuamente pensato a' rimedii; né trovandosene piú opportuno che la
celebrazione del concilio, venne in ferma risoluzione di congregarlo; e fatta
menzione della convocazione mantovana, poi della sospensione, e passato alla
convocazione vicentina, et all'altra sospensione fatta in Genova, e finalmente
di quella a beneplacito, passò a narrare le raggioni che l'avevano persuaso a
continuare la stessa sospensione sino allora. Le quali furono: la guerra di
Ferdinando in Ongaria, la ribellione di Fiandria contra Cesare e le cose
seguite per la dieta di Ratisbona, aspettando che fosse il tempo destinato da
Dio per questa opera. Ma finalmente, considerando che ogni tempo è grato a Dio,
quando si tratta di cose sante, era risoluto di non aspettare piú altro
consenso de' prencipi, e non potendo avere piú Vicenza, ma desiderando dare
sodisfazzione, quanto al luogo, alla Germania, intendendo che essi desideravano
Trento, quantonque a lui paresse maggiormente commodo un luogo piú dentro
Italia, nondimeno per paterna carità inchinò la propria volontà alle loro
domande, et elesse Trento per celebrarvi il concilio ecumenico al primo di
novembre prossimo, interponendo quel tempo, accioché il suo decreto potesse
essere publicato et i prelati avessero spacio d'arrivare al luogo. Perilché per
l'autorità del Padre, Figliuolo e Spirito Santo e degli apostoli Pietro e
Paolo, la qual esso essercita in terra, col conseglio e consenso de' cardinali,
levata qualonque sospensione, intima il sacro ecumenico e generale concilio in
quella città, luogo commodo e libero et opportuno a tutte le nazioni, da essere
principiato al primo di quel mese, proseguito e terminato; chiamando tutti i
patriarchi, arcivescovi, vescovi, abbati, e tutti quelli che per legge o
privilegio hanno voto ne' concilii generali, e commandandogli in virtú del
giuramento prestato a lui et alla Sede apostolica e per santa ubedienzia, e
sotto le pene della legge e consuetudine contra gli inobedienti, che debbiano
ritrovarvisi; e se saranno impediti, fare fede dell'impedimento, o mandare
procuratori; pregando l'imperatore, il re cristianissimo e gli altri re, duchi
e prencipi d'intervenirvi, o, essendo impediti, mandar ambasciatori uomini di
gravità et autorità, e fare venire da' suoi regni e provincie i vescovi e
prelati: desiderando questo piú da' prelati e prencipi di Germania, per causa
de' quali il concilio è intimato nella città desiderata da loro, accioché si
possan trattare le cose spettanti alla verità della religione cristiana, alla
correzione de' costumi et alla pace e concordia de' popoli e prencipi
cristiani, et all'oppressione de' barbari et infideli.
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