[I protestanti rifiutano il concilio
tridentino]
Di questa proposta presero i protestanti
gran sospetto, perché, dovendo durare la pace della religione sino al concilio,
dubitarono che, snervati di danaro per le contribuzioni contra il Turco, non
fossero assaliti con pretesto che il decreto della pace per l'apertura del
concilio in Trento fosse finito. Però dimandarono che si continuasse la
trattazione incomminciata, allegando essere assai longo il tempo a chi ha timor
di Dio, overo almeno si stabilisse di nuovo la pace sino ad un legitimo
concilio tante volte promesso, quale il tridentino non era, per le raggioni
tante volte dette; e dichiararono di non poter contribuire, se non avendo
sicurezza d'ogni pace, non ligata a concilio ponteficio, quale avevano
ripudiato sempre che se n'era parlato; e se ben gli ecclesiastici assolutamente
acconsentivano che la causa della religione si rimettesse totalmente al
concilio, fu nondimeno risoluto d'aspettare la risposta di Cesare inanzi la
conclusione.
Di questa azzione al pontefice et a'
legati, che erano in Trento, tre particolari dispiacquero. L'uno, che
l'imperatore attribuisse a sé d'aver indotto il papa alla celebrazione del concilio,
che pareva mostrare poca cura delle cose della religione nel pontefice; il
secondo d'avere indotto il re di Francia ad acconsentirvi, che non era con
onore della Santità Sua, a cui toccava far questo; il terzo, che volesse
tenergli ancora il freno in bocca di una dieta futura, accioché, non andando
inanzi il concilio, avessero sempre da stare in timore che non si trattasse in
dieta delle cose della religione. Sentiva il papa molestia perpetua, non meno
per le ingiurie che riceveva quotidianamente da' protestanti, che per le
azzioni dell'imperatore, le quali egli soleva dire che, quantonque avessero
apparenza di favorevoli, erano maggiormente perniziose alla religione et
autorità sua. quali non possono essere l'una dall'altra separate. Senza che gli
pareva sempre esser in pericolo che l'imperatore non s'accordasse co' tedeschi
in suo pregiudicio: e pensando a' rimedii non sapeva trovarne alcuno, se non
mettere in piedi una guerra di religione; poiché con quella ugualmente
resterebbono et i protestanti raffrenati e l'imperatore implicato in difficile
impresa, e si metterebbe in silenzio ogni raggionamento di riforma e concilio.
Era in gran speranza che gli potesse riuscire per quello che il suo noncio gli
scriveva, di ritrovare Cesare sempre piú sdegnato co' protestanti e che
ascoltava le proposte del soggiogarli con le forze: per questo rispetto, oltre
il narrato di sopra, d'impedire che in dieta non fosse fatta cosa
pregiudiciale, e far animo et aggionger forza a' suoi, s'aggiongeva un'altra
causa piú urgente, come quella che era d'interesse privato; che avendo
deliberato di dar Parma e Piacenza al figliuolo, non gli pareva poterlo fare
senza gravissimo pericolo, non acconsentendo l'imperatore, che averebbe potuto
trovare pretesti, o perché quelle città altre volte furono del ducato di
Milano, o perché, come avvocato della Chiesa, poteva pretendere d'ovviare che
non fosse lesa. Per questi negozii mandò il cardinale Farnese legato in
Germania con le necessarie instruzzioni.
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