Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Paolo Sarpi
Istoria del Concilio tridentino

IntraText CT - Lettura del testo

  • Libro secondo
    • [I prelati in Trento s'annoiano e si turbano]
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

[I prelati in Trento s'annoiano e si turbano]

Nel fine di maggio erano gionti in Trento 20 vescovi, 5 generali et un auditor di rota, tutti già molto stanchi dall'aspettare, i quali lodavano gli altri, che non essendosi curati d'esser fretolosi, aspettavano di vedere occasione piú raggionevole di partire da casa: come con qualche loro disgusto erano chiamati corrivi da quelli che non s'erano mossi cosí facilmente. Dimandavano però a legati abilitazione di poter andare 15 o 20 giorni a Venezia, a Milano o altrove per fuggire le incommodità di Trento, pretendendo o indisposizione, o necessità di vestirsi, o altri rispetti. Ma i legati, conoscendo quanto ciò importasse alla reputazione del concilio, gli trattenevano, parte con dire che non avevano facoltà di concedere la licenza e parte con dar speranza che fra pochi giorni s'averebbe dato principio. L'ambasciatore cesareo ritornò all'ambasciaria sua a Venezia, sotto pretesto d'indisposizione, avendo lasciato i legati dubii se fosse con commissione di Cesare con qualche artificio, o pur per stanchezza di star in ocio con incommodità: promesse presto ritorno, aggiongendo che fra tanto restavano gli ambasciatori del re de' Romani per aiutare il servizio divino, e nondimeno che desiderava non si venisse all'apertura del concilio sino al suo ritorno.

Ma in fine dell'altro mese la maggiore parte de' vescovi, spinti chi dalla povertà, chi dall'incommodo, fecero querele grandissime et eccitata tra loro quasi una sedizione, minacciavano di partirsi, ricorrendo a Francesco Castelalto, governatore di Trento, qual Ferdinando aveva deputato per tenere il luogo suo, insieme con Antonio Gineta. Egli si presentò a' legati e fece loro instanza, per nome del suo re, che ormai si dasse principio, vedendosi quanto bene sia per seguire dalla celebrazione e quanto male dal temporeggiare cosí. Di questo i legati si riputarono offesi, parendogli che era un volere mostrar al mondo il contrario del vero et attribuir a loro quella dimora che nasceva dall'imperatore; e quantonque avessero tra loro risoluto di dissimulare e rispondere con parole generali, nondimeno il cardinale del Monte non poté raffrenare la sua libertà che nel fare la risposta non concludesse in fine, confortandolo ad aspettare don Diego, il quale aveva piú particolari commissioni di lui. Grande era la difficoltà in trattenere e consolare i prelati che sopportavano malamente quella ociosa dimora, e massime i poveri, a' quali bisognavano danari e non parole: per il che si risolsero di dare a spese del pontefice 40 ducati per uno a' vescovi di Nobili, di Bertinoro e di Chioza, che piú delli altri si querelavano: e temendo che quella munificenza non dasse pretensione per l'avvenire, si dichiararono che era per un sussidio e non per provisione. Scrissero al pontefice dandogli conto di tutto l'operato e mostrandogli la necessità di sovvenirgli con qualche maggior aiuto; ma insieme considerandogli che non fosse utile dar cosa alcuna sotto nome di provisione ferma, accioché i padri non paressero stipendiarii di Sua Santità, e restasse fomentata la scusa de' protestanti di non sottomettersi al concilio per essere composto de soli dependenti et obligati al papa.

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License